Idee
L’Europa scende in piazza. Le voci da Roma
Voci da Roma C’è voglia di confronto, con la consapevolezza che va fatto un pensiero comune sulla difesa. Una piazza non di militanti, ma di cittadini. E di tanti che sognano
Voci da Roma C’è voglia di confronto, con la consapevolezza che va fatto un pensiero comune sulla difesa. Una piazza non di militanti, ma di cittadini. E di tanti che sognano
Una piazza gremita come non si vedeva da anni, a Roma, capace di coinvolgere 30 mila – ma c’è chi dice 50 mila – partecipanti da tutta Italia in nome di un’idea di Europa se non comune, quantomeno condivisa. Una piazza del Popolo, quella convocata da un editoriale di Michele Serra sul quotidiano Repubblica, che è riuscita in un colpo solo a sancire almeno tre piccoli ma significativi gesti: far garrire le bandiere d’Europa nel cuore d’Italia, ovviamente, e riunire un fronte eterogeneo di europeisti grazie al mass media meno in salute – la carta stampata – al quale ha risposto, nella vicina piazza Barberini, una contro-manifestazione decisamente meno affollata ma non meno variegata in quanto a idee e ideologie. C’è chi come Giacomo Favaro, consigliere comunale di Villanova e una vita in Azione cattolica, a Roma è sceso con il padre di 71 anni e il figlio di 3 per «mettere la nostra goccia nel mare» e c’è chi come Giacomo Traverso alla manifestazione ha aderito con la moglie, anche lei capo scout. «Abbiamo deciso di partecipare in uniforme perché ci pareva avesse senso portare in piazza una presenza concreta da parte dell’associazione – spiega Traverso – Con piacere, poi, abbiamo avuto la sorpresa di incontrare nello stesso pullman che ha trasportato noi, altri fratelli scout, di un gruppo che ha sede vicino al nostro». I pullman, altro retaggio di un tempo in cui qui era tutta campagna… elettorale. Il torpedone organizzato dal Partito democratico, partito da Padova e rientrato in città la sera tardi è soprattutto un grande contenitore di storie e di impressioni, raccolte all’autogrill sulla via di casa. «La mia sensazione è che ci fosse una piazza intergenerazionale: ho trovato bambini, ho trovato anziani. Non la definirei una piazza di militanti, ma forse più di cittadini, di europei – spiega Federico Engaldini, vicino all’associazione Padova Insieme – Secondo me siamo tutti concordi che deve esserci un pensiero comune sulla difesa. Questo è stato affermato da più relatori, quindi c’è consapevolezza che tale questione non passa solo attraverso un esercito ma anche da una capacità di gestire da sé le risorse energetiche e materiali».
Già, la difesa e il riarmo. L’esercito comune o la comunione degli eserciti, una piccola Nato o una grande Eurocorps: nella piazza di Michele Serra le idee in materia si sommano e si sottraggono, come le bandiere. C’è chi s’è portato quella europea, chi quella Ucraina e chi quella della pace. «L’idea di coesione e di Unione Europea che noi dobbiamo dare all’esterno – riflette invece Elena Zaggia, anche lei vicina all’Ac e a Padova Insieme – deve essere superiore a tutte le altre questioni che comunque devono uscire come una politica estera e di difesa comune. Però il richiamo che abbiamo sentito è che in questa piazza puntiamo all’unità». «È stato detto in più interventi che in piazza erano presenti persone che non avevano idee e sensibilità identiche – chiosa il capo scout Traversi – Sarebbe stato ipocrita dire diversamente. Ho apprezzato che non ci sia stato timore di dirlo chiaramente. Ho apprezzato che non ci siano stati “cori da stadio”, ma che ci sia stato ascolto. Quello della piazza era un momento per incontrarsi e confrontarsi, per essere stimolati a riflettere e non sentirsi soli in questa riflessione; non per prendere decisioni». Mette in chiaro il consigliere di Villanova: «Chi ha partecipato e ha partecipato come politico, come rappresentante dei cittadini, ha il dovere di dare una risposta a quella piazza». Serve fare sintesi, insomma, per non ingenerare confusione ma anche prendere atto che gli europeisti hanno voglia di confrontarsi sul destino dell’Europa nel rispetto delle diverse posizioni. «Nella piazza di oggi c’erano anche quelli che non c’erano – rintuzza invece Engaldini – nel senso che quello che abbiamo visto è il sogno di un’Europa e le persone che non hanno voluto partecipare a questa piazza hanno comunque dovuto spiegare la loro decisione e hanno, se così si può dire, sognato l’Europa che vogliono o che non vogliono e quindi un po’ è come se ci fossero stati anche loro». Le piazze in cui dividersi, insomma, sono altre, con buona pace di chi ha manifestato il proprio dissenso bruciando dei manifesti con la bandiera europea perché quella originale, secondo normativa comunitaria, è ignifuga. «Difendere l’Europa significa anche custodire con rinnovato impegno le nostre preziose libertà democratiche – è l’appello rivolto alla piazza dalla senatrice a vita e superstite dell’Olocausto, Liliana Segre – Tornare a partecipare in massa alle elezioni. Unire le forze democratiche, senza più distrazioni e miserandi egoismi, per non far mai prevalere avventure autoritarie». Ma che ne sarà di questa piazza del Popolo e di questo anelito di degasperiana risolutezza? «Non perdiamoci di vista» è il commiato rivolto ai partecipanti da Michele Serra e l’affiliata penna di Fabrizio Roncone non ha mancato di appuntare, sulle colonne del Corriere della Sera, che è lo stesso scelto da Nanni Moretti a un’altra piazza romana distante quattro chilometri e 23 anni da questa.
Martedì 18 marzo, Mario Draghi ha presentato il suo Rapporto sul futuro della competitività europea in Senato, davanti alle commissioni bilancio, industria e politiche Ue di entrambe le Camere: «L’Europa dovrà agire come uno Stato solo», così dicendo di fatto indica la strada alla Commissione Von der Leyen che gli ha commissionato il rapporto. L’ex governatore Bce ha aggiunto che «occorre definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei, che sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale… Un passaggio obbligato per utilizzare al meglio le tecnologie che dovranno garantire la nostra sicurezza… La valutazione dell’investimento, oggi basata sul computo delle sole spese militari, andrà modificata per includere gli investimenti su digitale, spazio, cybersicurezza».