Idee
La notizia con l’immagine di un’opera d’arte è a pagina 8 de L’Osservatore Romano del 10 settembre. È un flash che nel cielo mediatico appare come una piccola luce che cerca di accendersi o di rimanere accesa nel buio. È così minuta che riprenderla può sembrare eccessivo ma nella storia e nella cronaca è accaduto e accade che le cose infinitamente piccole abbiano suscitato e suscitino pensieri grandi, pensieri altri, pensieri di speranza.
Nei giorni scorsi a Mosca si è tenuta la mostra d’arte contemporanea dal titolo “La Bellezza di Cristo salva il mondo” . Allestita al Palazzo delle nazionalità (Moskovskij Dom Natsionatoevskij nostey) è stata realizzata con le opere di sessanta artisti di quindici Paesi che hanno voluto proporre attraverso la loro creatività un messaggio di speranza prendendo spunto dalla celebre affermazione “la bellezza salverà il mondo” attribuita allo scrittore Fëdor Dostoevskij.
Il messaggio e anche la scelta di Mosca hanno portato molti a giudicare l’iniziativa come un’ennesima utopia a fronte della tragedia che, non unica, si sta consumando con l’aggressione della Russia all’Ucraina iniziata il 24 febbraio 2023.
A dire che non si tratta di utopia sono Francesco Astiaso Garcia, artista italo-spagnolo, segretario nazionale dell’Unione cattolica artisti italiani, e l’artista russa Anna Usova.
“Con grande sorpresa – affermano entrambi – nonostante la delicatezza del momento presente, la nostra proposta è stata accolta benevolmente e l’inaugurazione del 2 settembre ha avuto un’inattesa partecipazione”.
Il tema della bellezza è stato rilanciato nell’intento di esprimerne le molteplici radici: l’armonia, la verità, la bontà, l’amore. Non una bellezza effimera ma la bellezza che genera forza morale per lottare contro le ingiustizie, le arroganze, il male.
“La bellezza salverà il mondo” è il pensiero che la mostra ha ripreso dal romanzo “L’idiota” di Fëdor Dostoevskij dove si narra del principe Myškin, definito con un termine che oggi ha un suono dispregiativo e offensivo mentre quell’uomo era di una bontà sublime, mite pronto a subire offese e umiliazioni pur di non tradire il bene e la verità. Un ingenuo, un diverso, un fuori dal mondo, un fuori di testa, si direbbe oggi. Tuttavia, di lui è anche stato scritto: “Era un idiota perché solo un idiota porge l’altra guancia alla percossa, solo un idiota può vivere davvero come Cristo”.
La figura dell’idiota, di colui che cammina controcorrente, che disarmato si ribella alle armi, che non si rassegna all’impotenza di fronte a una forza soverchiante era al centro della mostra di Mosca e ne è diventato il messaggio rivolto a tutti ma in particolare ai cristiani che stanno conoscendo tradimenti e strumentalizzazioni della fede cristiana.
Sono i primi ad essere chiamati a rispondere insieme alle sfide della storia coniugando il messaggio della bellezza che salverà il mondo con il “discorso della montagna”, con le beatitudini evangeliche.
Una lettura più pensata de “L’idiota” di Dostoevskij, come la mostra di Mosca ha voluto proporre, può quindi indicare la postura da assumere nel testimoniare e nel comunicare quella che l’arcivescovo Erio Castellucci su Avvenire del 14 settembre definisce “una speranza attiva, una speranza universale nell’attesa del riscatto dal male per le vittime e della pienezza di bene per gli operatori di pace”.