Fatti
C’è un’intelligenza che promette efficienza, ottimizzazione, profitto. E ce n’è un’altra – più esigente – che si chiede a servizio di chi e di cosa debbano essere poste le nuove tecnologie. Il volume “Artificial Intelligence and Care of Our Common Home”, curato da Anna Maria Tarantola, presidente della Fondazione Centesimus Annus – Pro Pontifice, con il contributo della rete Sacru (Strategic Alliance of Catholic Research Universities), sceglie con chiarezza questa seconda via. Non per negare l’impatto dell’IA su industria, finanza, educazione e comunicazione, ma per proporre un discernimento che rimetta al centro la persona, la giustizia sociale, la custodia del creato.
L’opera raccoglie contributi di esperti di caratura internazionale, unendo rigore accademico e sensibilità pastorale. Al centro, il richiamo alla visione integrale dell’umano propria della Dottrina sociale della Chiesa. Non si tratta di un’indagine tecnica o economica, ma di un esercizio di responsabilità: chiedersi in che modo la tecnologia stia ridisegnando il lavoro, la formazione, le relazioni, e soprattutto la dignità delle persone. L’IA non è neutrale, e i suoi effetti non sono astratti. Come evidenziano le pagine del volume, gli algoritmi possono rafforzare stereotipi o sanare iniquità, possono disumanizzare oppure promuovere il bene comune.
Nella prefazione, il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, invita a non cedere alla logica del determinismo tecnologico: “L’intelligenza artificiale non è semplicemente una sfida tecnologica, ma una questione profondamente antropologica e sociale”. Di fronte all’illusione che l’IA risolva ogni problema, la sfida – ribadisce Tolentino – è educare a un uso che tenga conto della fragilità, della memoria e della speranza. La casa comune è un bene che richiede cura, non controllo.
Non è un caso che tra le righe emerga con forza il lessico della Laudato si’: conversione ecologica, economia integrale, interconnessione. L’innovazione, infatti, non può essere slegata dal contesto ambientale e antropologico in cui si sviluppa. L’automazione industriale, l’intelligenza predittiva nei mercati, le piattaforme digitali nella scuola o nei media: tutto ciò interpella scelte politiche, etiche e culturali.
Il contributo originale del volume sta proprio nella sua capacità di sintesi tra teoria e azione: a partire dai quattro ambiti analizzati (industria, finanza, educazione, comunicazione), si delineano piste concrete per una governance dell’IA ispirata ai principi della dottrina sociale. Una tecnologia buona è una tecnologia giusta. E per esserlo deve essere inclusiva, trasparente, accessibile, sostenibile.
Nell’epoca dei dati e degli automatismi, questo studio rappresenta una voce necessaria, ecclesiale e laica insieme, per ricordare che la vera intelligenza non è quella che replica l’uomo, ma quella che lo rispetta. La cura della casa comune, nella stagione dell’intelligenza artificiale, inizia da qui: dalla responsabilità condivisa verso l’umano che abita ogni algoritmo.