Idee
Se non c’è consenso è violenza sessuale. La Camera approva la proposta di legge, sostenuta all’unanimità, che riscrive l’articolo 609-bis del codice penale sul reato di stupro. Viene così introdotto il nuovo concetto di “consenso libero e attuale” che la donna deve poter esprimere, ed eventualmente ritirare, in qualsiasi momento. Insomma un principio di libertà al consenso che non solo deve essere espresso a chiare lettere, ma che può anche essere modificato (se la donna cambia idea) in corso d’opera. Questo significa che nei tribunali non sarà la vittima a dover dimostrare la sua resistenza, ma sarà invece l’imputato, l’aggressore, insomma l’uomo, a dover dimostrare di aver ottenuto dalla sua partner un consenso fermo ed esplicito per tutta la durata dell’atto sessuale. In altri termini finalmente le donne saranno esentate dal dover dimostrare di aver resistito alla violenza, sollevando così – si spera – quel velo di sospetto che sempre si proietta sulle vittime nei casi di stupro o di tentato stupro. Si tratta certamente di una svolta storica, che ha richiesto 50 anni d’impegno delle associazioni femminili, tra cui il Cif-Centro italiano femminile, da sempre impegnato nelle politiche di genere.
Ma le novità non finiscono qui. Nel testo modificato del codice penale la violenza si configura «ogni volta che si abusa delle condizioni di inferiorità fisica o psichica» di una donna, ma anche «della sua particolare vulnerabilità». Questo significa che se la donna si trova in una particolare condizione di fragilità, a livello soggettivo, famigliare o di contesto (per esempio ha bevuto un po’ troppo e non è lucida) occorre tenerne conto. Quante ragazze dopo una serata in discoteca vengono fatte ubriacare e poi abusate? Quante donne vengono drogate (esiste la “droga dello stupro”) e, sotto minaccia, violentate da più persone? Insomma il consenso deve essere espresso in condizioni di libertà e di responsabilità, quando si è coscienti e non condizionati da elementi che lo possano compromettere.
La proposta di legge attende un ultimo passaggio al Senato per diventare applicabile nei tribunali. Speriamo che la data simbolo del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, diventi il momento per registrare finalmente degli effettivi passi avanti nella cultura del rispetto tra i sessi. Con tale provvedimento l’Italia si allineerebbe ai 21 paesi europei che hanno già fatto questo passaggio, rispondendo così alle disposizioni della Convenzione di Istanbul.
Una riflessione nasce spontanea: perché sono occorsi tanti anni per riconoscere alla donna il suo statuto di soggetto libero e autonomo, con una dignità ed una voce che può e deve essere ascoltata? Perché tanta fatica richiede la sua transizione da ruolo di oggetto del piacere maschile a quello di persona con una sua libera autodeterminazione? Perché se una donna fa una denuncia per stupro le viene chiesto se era consenziente? Perché sullo sfondo si proietta sempre l’accusa che, in fondo, “lei lo voleva”? Nel nostro consultorio Cif di Padova ascoltiamo molte ragazze, poco più che adolescenti, che ci raccontano di abusi subiti dai compagni di classe. Sono giovani che non sono riuscite a reagire immediatamente alla violenza subita, per paura, per vergogna, per orrore. L’ombra del “te la sai cercata” o “in fondo ti è piaciuto” è sempre sulla scena mentale della vittima. “In fondo è colpa mia, mi sono fidata di lui” è il commento che spesso ascoltiamo nei colloqui di accoglienza.
Ciò che come équipe del consultorio del Cif di Padova auspichiamo è che questa legge venga definitivamente approvata, ma molto lavoro rimane ancora da fare in tema di prevenzione della violenza di genere. Occorre per esempio che non solo si reintroduca l’educazione sessuale e sentimentale nelle scuole, a partire anche dalla primaria, ma anche anzi venga implementata a tutti i livelli dell’istruzione, dalle scuole materne all’Università, così come nelle società sportive e nelle associazioni. Occorre che una certa mentalità, maschilista e patriarcale per cui la donna è un oggetto a disposizione delle pulsioni maschili, venga una volta per tutte sradicata dall’inconscio collettivo, che deriva da secoli di storia e permea il nostro linguaggio, i nostri pensieri, ed in definitiva anche le nostre azioni.
Per contattare il Consultorio familiare socio-educativo Cif: via A. F. Bonporti 20, Padova | 049-8771741 (per appuntamenti, telefonare dal lunedì al venerdì); segreteria@cifpadova.it e www.cifpadova.it
(*) Marisa Galbussera, psicoanalista, è presidente e responsabile del Cif provinciale Padova