Madagascar. Il cardinale Tsarahazana, “l’incrollabile è crollato. I nuovi leader non siano politicanti corrotti”
Il cambiamento ai vertici in Madagascar, innestato dalle proteste dei giovani della Generazione Z per la mancanza di acqua ed elettricità, può essere "l'inizio di un cambiamento dei sistemi che bloccano lo sviluppo, che impediscono alle persone di parlare, e che favoriscono la corruzione". Lo afferma in una intervista al Sir il cardinale Désiré Tsarahazana, arcivescovo metropolita di Toamasina. Dopo la fuga all’estero dell'ex presidente Andry Rajoelina, ora il nuovo presidente è il colonnello Michael Randrianirina, che ha prestato giuramento il 17 ottobre e promesso una transizione democratica.
“L’incrollabile è crollato”. Pronuncia queste parole quasi con stupore il cardinale Désiré Tsarahazana, arcivescovo di Toamasina in Madagascar, nel commentare il repentino cambiamento ai vertici del governo, innestato dalle proteste di piazza dei giovani della Generazione Z iniziate il 25 settembre, represse con la forza e poi sfociate nella fuga all’estero del presidente Andry Rajoelina. Il Capsat, una unità delle forze speciali dell’esercito del Madagascar ha appoggiato le proteste e nominato presidente il colonnello Michael Randrianirina, che ha prestato giuramento il 17 ottobre nella capitale Antananarivo e promesso una transizione democratica. Oggi è stato annunciato il nuovo primo ministro, Herintsalama Rajaonarivelo. L’Unione africana ha sospeso il Madagascar dopo il colpo di Stato, mentre la Francia (il Madagascar è una ex colonia francese) e l’Unione europea chiedono di proteggere la democrazia e lo Stato di diritto.
Come vede questo cambiamento?
L’incrollabile è crollato. C’è qualcosa di anomalo. Stiamo attraversando un cambiamento. E nonostante tutto, vedo un aspetto positivo in tutto questo, perché è stata contestata la corruzione, che prima era accettata e normale e abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Il sistema stesso è stato messo in discussione. Quindi dobbiamo pensare a una nuova organizzazione per governare il Madagascar. Vedo questo nel movimento attuale. Ora, certo, nulla è ancora certo e non cambierà tutto da un giorno all’altro. Ma è un inizio, è l’inizio di un cambiamento dei sistemi che bloccano lo sviluppo, che impediscono alle persone di parlare, e che favoriscono la corruzione. Forse non tutti saranno d’accordo, ma personalmente la vedo così.
Ha speranze che la situazione evolva in positivo?
Sì, ma non oso dire che “non ci saranno mai più problemi”. Bisogna restare molto vigili, perché ci sono politici malintenzionati, ormai abituati ai sotterfugi, che ora cercano di allinearsi a questo movimento. E così la crisi rischia di ripetersi. Se non stiamo attenti, la storia si ripete, sempre, perché politici corrotti, uomini d’affari senza scrupoli, sanno che basta schierarsi con i giovani per tornare al potere, e i problemi continueranno. È questo il punto.
Ci sono speranze per un cammino verso la democrazia?
Credo di sì. Mi viene sempre in mente una riflessione che qualcuno ci disse: “Meglio la libertà nel disordine che l’ordine nella schiavitù”. Se per ristabilire l’ordine dobbiamo essere sottomessi, senza possibilità di agire, allora non va bene. Quindi, ecco dove siamo: c’è un inizio di cambiamento, ma dobbiamo fare molta attenzione, perché non sarà facile, e non si tratta solo di “vincere”. Bisogna cambiare completamente il nostro modo di governare, i nostri sistemi di governance. Serve una riflessione profonda e la volontà sincera di sviluppare veramente il nostro Paese.
Cosa pensa del nuovo presidente? Una figura militare potrebbe rappresentare un rischio oppure no?
Per ora, non sappiamo bene cosa abbia in mente, ma mi sembra che voglia cambiare. Non sembra attaccato al potere, ma non possiamo mai essere sicuri. L’importante è che avvii un sistema che ristabilisca l’ordine, ma con giustizia. Questo è ciò che conta adesso.
Qual è il sentimento della popolazione, della gente comune?
C’è una sorta di blocco, perché la gente non osa parlare, non osa criticare. Ma ora bisogna trovare il coraggio di esprimersi, evitando però anche gli eccessi, altrimenti finiamo per ripetere sempre gli stessi errori.
Siamo solo all’inizio del cambiamento, ma la sfida è: come non ricadere nei difetti del passato?
Perché il problema è che spesso i nuovi problemi sono peggiori di quelli di prima. Ora serve trovare davvero qualcuno capace di amare il Paese e di volerlo sviluppare davvero. Non qualcuno che voglia solo arricchirsi e basta.
E i giovani della Generazione Z? Sono soddisfatti di quanto ottenuto?
Sì, sono contenti, sono davvero entusiasti. Prego Dio che
i nuovi leader non siano i soliti politicanti corrotti, che cercano solo il proprio tornaconto, e che approfittano dell’entusiasmo dei giovani
solo per tornare al potere. E poi tutto si ripete. I giovani sono sinceri, sono convinti, ma purtroppo non hanno esperienza. Quindi la vera domanda è: come trovare qualcuno capace di guidare davvero lo sviluppo del Paese, come si deve?
Qual è oggi il suo appello?
Personalmente penso che prima di tutto debba cambiare la nostra mentalità. Critichiamo il governo, ma anche noi cittadini dobbiamo cambiare. Bisogna smettere di essere ipocriti: se diciamo qualcosa, dobbiamo anche viverla. Questo vale per tutti, nessuno escluso.
Servono rispetto dei diritti, ma anche disciplina.
Quello che viviamo oggi è una mancanza di disciplina: ognuno fa quel che vuole. Bisogna eliminare l’impunità. Se vogliamo essere trattati con rispetto, dobbiamo anche viverlo nella nostra quotidianità.