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Mafia e ‘ndrangheta. L’inchino e la gestualità del corpo
Piegare la statua, farle fare un percorso “obbligato” per costringere il corteo di una processione a passare davanti a questa o a quella abitazione è un gesto di sudditanza tante volte accompagnato dall’ostentazione di una cospicua e pubblica offerta fatta al santo. Ma se è vero questo, è altrettanto vero che l’inchino di una statua, il fermarsi (anche per un attimo) di una processione presieduta dal sacerdote, con tanto di autorità civile e militare, è una vera e propria legittimazione che il boss vuole ricevere. Al mafioso-ndranghetista importa poco la devozione cristiana, perché vive una vita antievangelica fatta di soprusi, atti criminali, perfino di omicidi e vendette. L’inchino è qualcosa di più. È un fatto culturale