FattiPadova Il 30 marzo, in piazzetta Modin, viene aperto uno sportello informativo per approcciarsi a questo strumento finanziario rivolto a tutti coloro che hanno difficoltà di accesso al credito tradizionale. Riscoprendo le origini della cassa peota diffusa lungo il Veneto
Riscoprire il microcredito: è questo l’obiettivo che si sono posti l’Ente nazionale per il microcredito e una galassiadi realtà, dal Lions club all’Ucid passando da Eurointerim alla Bcc di Roma, con l’apertura dello sportello informativo a Ponte di Brenta, Padova, in piazzetta Modin, venerdì 30 marzo. Il Veneto è storicamente una terra di microcredito da quando, secoli fa, la Serenissima aveva esteso i propri domini sulla terraferma, diffondendo l’abitudine a conferirei piccoli risparmi, la musina, alla cassa peota, associazioni senza scopo di lucro e rette unicamente sulla fiducia riposta nel cassiere e sull’utilizzo mutualistico, ma non gratuito dei modesti conferimenti. «È una cosa che nessuno ricorda più, il banchetto della cassa al bar o in parrocchia – spiega Roberto Adami, delegato di Padova dell’Istituto nazionale dei revisori legali – Una buona abitudine che si è di spersa per legge e dopo alcuni brutti casi di cassieri che sparivano con la cassa facendo venir meno una fiducia secolare». Oggi le persone spesso non conoscono le possibilità e le tipologie offerte di credito, ma non sono in grado di fare una valutazione neanche sul modello di business che intendono intraprendere: «Nella mia carriera, per esempio – continua Roberto Adami – mi è capitato di conoscere una signora che voleva aprire un negozio di maglioni a Parigi o a Londra senza esserci mai stata e, dopo una breve analisi, producendo anche troppi pochi prodotti per sostenere l’investimento. È inutile pensare in grande se non ci sono le basi di cultura aziendale, così le ho suggerito di iniziare da un mercato più prossimo». A supporto del microcredito si schierano infatti banche e istituzioni, nello specifico padovano la Banca di credito cooperativo di Roma e Biper, per affiancare chi si rivolgerà allo sportello anche nel momento precedente all’erogazione del prestito, quella della valutazione del business plan e dell’audit sui conti. «La fase iniziale di conoscenza, di ascolto e di aiuto della persona a capire la sostenibilità della propria impresa è quella più importante – chiarisce il delegato padovano – Se non diamo una mano a chi ha buone idee e voglia di fare ma non trova finanziatori, rimaniamo sempre nella stessa logica. Dobbiamo aiutare chi ha buone idee ad avere solide prospettive su cui reggere la propria impresa». Di fronte a questo slancio, anche il tasso d’interesse diventa un problema relativo in una stagione di forte rincari: «Il microcredito assiste le piccole imprese con un finanziamento chirografario con una garanzia pubblica fino all’80 per cento. Un’opportunità interessante. Il tasso d’interesse dipende da banca a banca e dalle situazioni. Al momento il tasso non è né alto né basso, ma con il microcredito non è mai stato bassissimo perché la logica è quella della sopravvivenza dell’impresa e della sua capacità di generare garanzie, senza le quali non mi siederei neanche a discutere».
Il finanziamento di microcredito è un mutuo chirografario, della durata massima di 84 mesi, incluso un eventuale periodo di preammortamento, per un importo massimo di 40 mila euro, che possono diventare 50 mila euro se le ultime sei rate pregresse sono state pagate e se lo sviluppo del progetto finanziato risulta in linea con il raggiungimento dei risultati previsti. Lo strumento si rivolge a chi intende avviare o potenziare un’attività di microimpresa o di lavoro autonomo e che hanno difficoltà di accesso al credito bancario, tipo i titolari di partita Iva da non più di cinque anni.
