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Figlio di Giovanni e di Adele Bellanzon, era nato a Conselve il 16 dicembre 1938, primogenito di una famiglia che dopo di lui avrebbe visto Maria (1941) e Livio (1945). Il papà, già allora in possesso della
quinta elementare, faceva lo stagnino prima, poi l’idraulico, quindi il lattoniere. La mamma Adele aveva lavorato prima in un pastificio e successivamente come casalinga. Nel 1952 la famiglia si era
trasferita nel «paese di adozione», Tribano. Don Luciano era stato ordinato presbitero il 7 luglio 1963. Da subito cooperatore a Camin, era poi stato indirizzato agli studi presso l’Università di Padova dove avrebbe conseguito brillantemente, con «intelligente, generosa e coscienziosa fatica», la Laurea in Lettere classiche e filosofia il 30 marzo 1973 (con la tesi: Significato e valore dell’exemplum nell’epistolario di san Girolamo, relatore prof. Alberto Vecchi). Successivamente cooperatore festivo a Calcroci e Prozzolo, Segretario del Consiglio direttivo del Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari (gennaio 1967), dal 1968 era stato voluto vicerettore del Seminario Maggiore, iniziando stavolta una collaborazione festiva con la parrocchia di S. Lorenzo da Brindisi in Padova. Il Rettore del tempo, mons. Martino Gomiero, in una lettera a don Luciano, definiva il lavoro in mezzo ai seminaristi «difficile e logorante» (17.07.1969).
Nel settembre 1971 don Luciano comincia il tempo della docenza, iniziata prima presso il Liceo del Seminario Maggiore, poi continuata nella nuova sede di Tencarola. L’interesse per gli studi storici, l’approfondimento accurato, la metodicità e la diligenza, resero possibile in seguito anche la nomina a vicebibliotecario presso il Seminario Maggiore, a partire dal 1996 e per alcuni anni.
Nel settembre 1973 e fino al 2008 era stato voluto anche come Consulente ecclesiastico del Centro
Italiano Femminile. Nel 1979 aveva iniziato la collaborazione festiva con Limena, durata 24 anni, «un
servizio intermittente, ma fedele». «In questa comunità ritengo di aver fatto un lungo apprendistato
pastorale. Dopo trentanove anni, ora ritorno al primo servizio, la diretta cura d’anime. Allora sembrava
solo un sogno poter continuare, perché l’obbedienza al mio vescovo e grandi speranze mi orientavano
all’insegnamento; oggi, per grazia del Signore, sperimento una gradita svolta. Non osavo quasi più
sperare questa soluzione, ma vedo realizzarsi l’attesa profonda della vita: fare anch’io quello che i miei
vecchi arcipreti di Conselve e di Tribuno mi avevano insegnato con l’esempio, rappresentando per me
chierichetto, seminarista e chierico, modelli di vita e di dedizione incondizionata alle anime».
Come annunciato nel saluto alla comunità di Limena, per don Luciano, nell’autunno 2003, prese il via
l’attività prettamente pastorale, prima come co-parroco dei Servi e di San Daniele in Padova, poi come
Amministratore parrocchiale di San Daniele (2017). L’incarico sarebbe continuato fino al 2022, quando
prende dimora presso Casa del Clero e diventa collaboratore nella parrocchia della Cattedrale, in
particolare per il ministero delle confessioni e la celebrazione eucaristica.
Nel frattempo, a fine 2019, era stato voluto come Canonico della Cattedrale (col titolo di San Giacomo
prima, poi di San Felice, in quanto Canonico Arcidiacono) e nel marzo 2021 confessore presso le Maestre
di Santa Dorotea di Venezia, nella sede di Via San Pietro in Padova. Fino agli ultimi giorni don Luciano
era stato presente alla preghiera delle Lodi mattutine in Cattedrale, cui partecipava volentieri assieme al
vescovo, ad altri preti e laici. Persona riservata e pacata, premurosa e prudente, sicuramente discreta e umile, le parole di don Luciano sembravano appropriate per ogni argomento. Aveva un modo signorile e rispettoso nel far presente il proprio pensiero e correggere, se fosse, quello altrui, con atteggiamento costruttivo e non di critica gratuita. Di certo, curava anche il suo mondo interiore, talora con «una certa paura di sé», «nella misura consentita dalla prudenza e voluta dall’umiltà».
Chi cercasse in lui un aiuto per capire la Chiesa o il Vangelo, ma anche un fatto di cultura generale o la
storia o la letteratura, veniva sempre aiutato. Don Luciano si dedicava volentieri alla predicazione e
all’accompagnamento spirituale, oltre che all’insegnamento, senza disdegnare l’amicizia sincera,
fraterna e generosa. Persona particolarmente incline ai valori umani e cristiani, sentiva come propria la
dimensione spirituale dell’uomo e della realtà del mondo.
«Sta’ contento, non pensare a niente», gli scriveva mamma, quando lo sentiva preoccupato per la
famiglia o per gli incarichi affidati. Negli ultimi giorni la scomparsa di don Francesco Cesaro lo aveva
portato una volta di più a porsi qualche domanda sulla morte.
«Con la grazia del Signore Gesù, Crocifisso e Risorto, desidero accettare la morte con la quale Egli si
degnerà, nella sua sapienza e bontà, di chiamarmi a Sé. Offro la mia povera vita e fin da adesso metto
queste intenzioni: per la santa Chiesa, la sua unità e purezza; per i Sacerdoti, la loro santità e la loro
comprensione dei tempi e dei segni dei tempi; per la anime affidatemi in questa vita, per poterle rivedere tutte in cielo. Lo chiesi a Dio il giorno della prima Messa». «Nel nome della SS. Trinità, Padre, Verbo,
Spirito Santo, ho cominciato la mia vita di cristiano, di sacerdote e desidero iniziare la mia vita di beato in
cielo». (12.10.1965) Nei giorni di lunedì 27 (ore 8-19) e martedì 28 (ore 8-16) sarà possibile visitare la salma presso la camera ardente dell’OPSA. Nel pomeriggio di martedì 28, alle 19.30, il feretro sarà nella chiesa di San Daniele in Padova. Le esequie saranno celebrate dal vescovo Claudio mercoledì 29 ottobre, ore 9.30, nella chiesa di Tribano. Don Luciano riposerà nel cimitero locale.
Don Luciano aveva dedicato diversi studi alla storia locale: ricordiamo, ad esempio, le ricerche su Tribano e su Mons. Sebastiano de Grandis (1636-1710), rettore del Seminario di Padova. Molto studio era stato, poi, dedicato, e fino alla fine, alla figura di Mons. Nicolò Galliero (ca.1528-1595), presbitero diocesano di
Padova, dottore in diritto civile e canonico, apprezzatissimo vicario generale di San Carlo Borromeo a
Milano e di Nicolò Ormaneto e Federico Corner a Padova, impegnato a visitare la diocesi su incarico di
quest’ultimo. Galliero portò certamente a Padova l’esperienza preziosa vissuta accanto a San Carlo. Era
stato parroco contemporaneamente di Saonara e Tribano, senza mai esercitarvi la cura delle anime, ma
mantenendovi sempre un sostituto. Il nipote don Paolo Galliero (1550-1627), arciprete di Tribano, dispose invece una serie di lasciti testamentari a vantaggio della formazione primaria e musicale dei giovani del paese: ne nacque la “Commissaria” ancora oggi oggetto di studio e di ricerca, trattandosi dell’organizzazione scolastica di un’area decentrata della diocesi di Padova dall’età post tridentina al periodo napoleonico.