La Val Magnaboschi si trova a Cesuna, frazione del Comune di Roana; è una delle vallate della fascia meridionale dell’Altopiano dei Sette Comuni, terminando praticamente a strapiombo sulla pianura, con Bocchetta Paù: proprio per questo motivo risultava estremamente strategica al tempo della Prima guerra mondiale. Durante la Battaglia degli Altipiani (primavera-estate 1916), infatti, dopo aver occupato praticamente tutta la conca centrale di Asiago, le truppe austro-ungariche decisero di provare a conquistare anche la Val Magnaboschi, con i vicini monti Lemerle e Zovetto, per poi discendere nelle città sottostanti e, grazie ai treni presenti in pianura, occupare in breve tempo il Veneto e non solo. Tra il 14 e il 16 giugno, però, la Brigata Liguria, comandata dal generale Achille Papa, riuscì a fermare l’esercito asburgico proprio all’imbocco della Val Magnaboschi, di fatto sancendo la fine dell’avanzata austro-ungarica in Altopiano.
Oltre a essere ricca di storia e di luoghi legati ad essa, la Val Magnaboschi presenta dei paesaggi da favola, grazie ai suoi boschi di abete rosso e faggio, alle radure con le pozze d’alpeggio e alla possibilità di osservare qualche animale selvatico. La (poca) fatica di quest’escursione sarà, inoltre, ripagata dallo splendido panorama di cui si gode dalla cima, che abbraccia non solo la conca centrale dell’Altopiano e le vette circostanti, ma anche buona parte delle Piccole Dolomiti e alcune cime delle Dolomiti trentine.
L’itinerario è adatto a tutti, presentando un dislivello ben spalmato lungo il percorso, ma non è percorribile da carrozzine e passeggini, a causa del fondo del sentiero. Alla partenza e lungo il percorso sono presenti anche dei punti dove è possibile fermarsi a gustare i piatti tipici dell’Altopiano e comprare il formaggio di malga. è un’escursione percorribile anche nella stagione invernale, attrezzandosi di ciaspole o ramponcini, perché in quest’area vi è spesso neve.
L’itinerario
L’escursione ha inizio nei pressi del Sacello di sant’Antonio e san Girolamo, vicino al quale vi è un parcheggio dove lasciare la macchina; si entra immediatamente nella zona sacra del fante, come riportato da alcuni cartelli presenti all’inizio del sentiero, da cui si raggiungono in un paio di minuti i primi punti di interesse del percorso.
Si tratta dei due cimiteri della Val Magnaboschi, uno italo-austriaco e l’altro inglese. Nel primo, detto anche “degli abeti mozzi”, riposavano oltre 2 mila soldati italiani e austriaci, che sono stati, però, traslati nel grande Sacrario militare di Asiago, dopo la sua inaugurazione, nella seconda metà degli anni Trenta; nel secondo, invece, riposano quasi 200 soldati dell’Impero britannico ed è uno dei cinque cimiteri inglesi presenti in Altopiano, che vengono regolarmente curati, su disposizioni del Commonwealth delle nazioni. Altro punto di interesse nelle vicinanze è una colonna mozza, proveniente da un tempio romano, che indica il punto di massima avanzata dell’esercito austro-ungarico.
Si giunge ora in una radura, dove si deve imboccare un sentiero sulla sinistra, che inizia a risalire, addentrandosi nella vegetazione. Questo è uno dei boschi più belli dell’Altopiano, composto per lo più da abeti rossi e faggi, che nella stagione autunnale regalano sfumature meravigliose; camminando nel sottobosco, in silenzio, si potrebbe avere l’opportunità di avvistare qualche animale selvatico, come caprioli, volpi o lepri.
Dopo una decina di minuti, si giunge a una seconda radura, caratterizzata da uno specchio d’acqua al centro: si tratta di una pozza d’alpeggio, una riserva d’acqua artificiale, costruita per contrastare il carsismo tipico dell’Altopiano, che non permette all’acqua di rimanere in superficie. Questi luoghi sono fondamentali per permettere agli animali al pascolo e a quelli selvatici di dissetarsi, ma anche perché nei suoi pressi si sviluppa una notevole biodiversità, con la presenza di rane, rospi, tritoni, ditischi, libellule e molte altre specie che vivono in ambienti umidi.
Una volta attraversata la radura, si segue un sentiero, svoltando a sinistra, che conduce fino alla strada asfaltata, fino alle trincee inglesi presenti poco sotto la cima del monte Zovetto. Sono luoghi restaurati che hanno ospitato truppe britanniche, in seguito alla disfatta di Caporetto; alcune di esse sono accessibili e visitabili, ma si deve sempre prestare molta attenzione. Dalle trincee, attraversando i pascoli, si può raggiungere la cima del monte Zovetto, da cui si gode di una vista invidiabile e vicino alla quale c’è una malga, dove assaggiare qualche prodotto tipico.
Per il ritorno, si può seguire per circa 1 km la strada asfaltata, sempre immersa nel bosco, che in breve tempo riporta al punto di partenza.
