Ad un anno dal primo censimento sul settore, vengono diffuse le prime proiezioni sul 2016. Bene il nordest, soprattutto le province di Trento e Bolzano ma anche Veneto ed Emilia Romagna.
Un settore in continua crescita nel quale sono impiegate stabilmente più di 810 mila persone, in maggioranza donne.
Il terzo settore si conferma uno dei motori silenziosi dello sviluppo del paese: stando ai dati contenuti nell’aggiornamento del censimento delle istituzioni non profit, a tirare sono soprattutto le fondazioni e le cooperative sociali che vedono il loro personale in continua crescita.
Molto bene anche le istituzioni legate alla religione — in crescita sul 2015 di un roseo 14.4% con l’occupazione in aumento di quasi il 30% — e sindacali, sintomo di un paese ancora fortemente radicato alle istituzioni più tradizionali.
Le cose non vanno altrettanto bene per la filantropia e il volontariato, che registrano un calo imputabile anche al perdurare delle difficoltà economiche del sistema paese. Chi invece resiste bene sono le cooperative sociali che rappresentano una fonte d’impiego e assistenza per molti.
Assistenza sociale, protezione civile ma anche sanità e ricerca si rivelano i settori a maggiore impatto occupazionale, con più di 600 mila occupati complessivi. Meno di 4000 lavoratori in quasi 6000 realtà attive nell’attività politica e di tutela dei diritti.
Aspetto molto interessante del report riguarda il numero di istituzioni attive ogni 10 mila abitanti da cui si evince, fra le altre cose, come siano le province autonome di Trento e Bolzano quelle con più impiegati mentre il fanalino di coda sia rappresentato dalla Campania.
Se in termini assoluti è la Lombardia la patria del non profit, con più di 54 mila istituzioni attive, andando a rapportare in termini assoluti con il numero di cittadini residenti ci accorgiamo che c’è ancora Trento in cima al podio con più di 114 istituzioni ogni 10 mila abitanti.
È tutto il centro – nord Italia ad essere particolarmente affezionato al modello non profit, basti pensare che il 52% delle istituzioni si trova proprio nella valle del Po mentre solo il 17% è attivo nel centro e sud Italia.
Ultimo ma non ultimo aspetto interessante riguarda la distribuzione dei dipendenti: sono soprattutto le donne ad essere impegnate nel settore, il 30% ha conseguito una laurea e più di un terzo ha un’età superiore ai 50 anni.
Una forza lavoro piuttosto variegata ma avviata verso un naturale turn over che si dovrebbe realizzare, dati alla mano, nei prossimi anni impiegando un numero crescente di laureati.
