Fatti«Abbiamo bisogno di chi ci sveglia e ci invita a camminare». Il vescovo Cipolla cambia la prospettiva: «Noi abbiamo bisogno dei migranti»
Nella chiesa della Madonna Incoronata di Padova, lo scorso giovedì 17 ottobre, si è tenuto un incontro significativo per la comunità, dal titolo “Dio cammina con il suo popolo”, richiamando il tema proposto nel messaggio di papa Francesco per la 110ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, celebrata 29 settembre di quest’anno. Ospite il vescovo Claudio Cipolla che, assieme a don Gianromano Gnesotto, responsabile dell’Ufficio per la pastorale dei migranti (Migrantes) e Ansamma John Kochukattoor, pediatra indiana, in Italia da 41 anni e impegnata nell’ufficio Migrantes di Padova, hanno riflettuto sul tema. Il vescovo ha spiegato che l’espressione “Dio cammina con il suo popolo” gli evoca due immagini: quella della famiglia umana e della carovana. Per la prima, mons. Cipolla ha messo in luce come «siamo appartenenti a un’unica umanità, estremamente varia. Tra noi c’è la necessità di cercare ciò che ci affratella, ciò che ci unisce». Ha poi ricordato le guerre che attanagliano le popolazioni, «dove tanti non sono in pace. Queste situazioni ci riguardano perché siamo loro fratelli». La seconda immagine evocata è la carovana e il vescovo ha fatto riferimento a quella del popolo d’Israele in cammino nel deserto per uscire dall’Egitto. «In questo progredire non tutti avranno avuto lo stesso passo, qualcuno avrà accelerato troppo, qualcun altro avrà tirato indietro. Ci sono state delle contestazioni. Nonostante tutto questo gli ebrei sono andati nella stessa direzione». E con ciò un richiamo alla parrocchia, «come una famiglia dove convivono tante diversità e sensibilità. Qualcuno resta un po’ indietro, dovremmo aspettarlo. Un altro corre in avanti. Dobbiamo fare in modo che ritorni in mezzo a noi. Il compito di un prete è quello di tenerci insieme, in cammino verso la meta». Il discorso del vescovo si è quindi focalizzato sui migranti, «persone che con loro portano desideri e speranze, indicandoci una strada, un orizzonte. La loro presenza è in contrasto con il nostro stare fermi nelle sicurezze, dimenticandoci che la vita è fatta di movimento, di cambiamenti». È quindi la prospettiva che cambia: «Per questo motivo siamo noi che abbiamo bisogno di loro. Abbiamo bisogno di chi ci sveglia e ci invita a camminare».
Don Gianromano Gnesotto ha sottolineato come la Chiesa sia profezia, «perché attenta e accogliente in contesti diversi, con al centro la diversità nell’uguaglianza». E di come porti avanti un massaggio profetico basato su quattro principi universali: la dignità umana, la solidarietà, la sussidiarietà, il bene comune. Ha aggiunto che «i migranti stessi sono una profezia perché la globalizzazione nel suo compimento è l’incontro di persone diverse per provenienza e appartenenza culturale. Sono profezia della natura umana perché la sedentarietà non fa parte delle caratteristiche della nostra specie». Infine ha parlato Ansamma John Kochukattoor. Con la comunità indiana cattolica si ritrova presso la parrocchia di Santa Teresa di Gesù Bambino nel quartiere Guizza di Padova: «Siamo bene inseriti nel territorio in cui abitiamo anche perché molti di noi sono medici e infermieri, quindi a contatto con la gente». Ansamma ha ricordato come sia importante una fratellanza frutto dell’integrazione tra le varie religioni «per una convivenza pacifica».
