Le manifestazioni promosse dall’ateneo patavino prevedono un convegno internazionale, l’anno prossimo, su “I paesaggi della guerra” e si concluderanno nel 2018 con un grande incontro in cui si spera di poter coinvolgere tutte le “città dell’armistizio” che hanno segnato il faticoso cammino compiuto per far tacere le armi.
Con lo scoccare della data fatidica del 28 luglio è partito ufficialmente il centenario della grande guerra, quella “guerra lampo” iniziata con lo scadere dell’ultimatum intimato dall’Austria-Ungheria alla Serbia e che molti strateghi pensavano sarebbe finita prima di Natale. Invece durò cinque lunghi anni e fu uno dei più sanguinosi conflitti della storia umana, costando almeno 15 milioni di morti e 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili, appartenenti a 22 nazioni di tutto il mondo.
La breve neutralità italianaAnche la neutralità dell’Italia, che sulla carta era alleata con l’Austria e la Germania ma che non fu nemmeno informata della decisione di entrare in guerra, ha i mesi contati: dieci sono quelli che ci separano dal 24 maggio 1915, data della dichiarazione di guerra italiana all’Austria Ungheria, cui seguirà quella alla Germania. Dieci mesi di aspro confronto politico tra neutralisti e interventisti, confronto che fu alla fine deciso, sopra la testa del parlamento, da un patto segreto firmato dal governo con le potenze dell’Intesa che avrebbe dovuto assicurare notevoli vantaggi territoriali, ben al di sopra di quell’unità nazionale nel nome della quale sembrava si dovesse combattere la quarta guerra risorgimentale.
Un costo umano terribileL’esercito e la nazione italiani pagarono un prezzo elevato: 650 mila i soldati morti, a cui va aggiunto un milione di civili vittime dei bombardamenti, della malnutrizione e della spagnola. Con la battaglia degli Altipiani, la “Strafekpedition” nel 1916, e ancor più con Caporetto nel 1917, gli austrotedeschi sembrarono a un passo dalla vittoria, e invece a villa Giusti fu firmato nei primi di novembre del 1918 il primo armistizio che portò alla resa degli imperi centrali.«Fu l’inizio della fine della prima guerra mondiale – sottolinea Giovanni Luigi Fontana, direttore del dipartimento di scienze storiche geografiche e dell’antichità dell’università di Padova e presidente del comitato di ateneo per il centenario della grande guerra – Non si può ignorare questo fatto: la fine della grande guerra inizia in Italia e le vicende dettagliate di come si sono svolti i lavori a villa Giusti, in quelle due drammatiche giornate di novembre, lo dimostrano chiaramente. Nella storiografia internazionale queste cose vanno messe al loro posto, perché è ancora molto sottovalutato il ruolo del fronte italiano nell’insieme dello svolgimento del conflitto. Come è sottovalutata la sua diversità nel modo di condurre le operazioni e nella stessa fisionomia del fronte rispetto a quello franco-tedesco. Da noi la guerra è stata combattuta tutta sulle Alpi, in un ambiente climatico e geomorfologico difficilissimo, al limite della sopravvivenza: la guerra è stata modellata da questo scenario e a sua volta l’ha profondamente modificato».
Il progetto dell’università di PadovaEcco perché l’università organizza nel settembre del 2015, nella triplice sede di Trento, Asiago e Padova, l’ottavo convegno annuale dell’International society for first world war studies dedicato al tema “Paesaggi di guerra”. Ed ecco perché l’appuntamento finale delle celebrazioni, fissato per l’ottobre 2018, su cui sta lavorando fin d’ora il comitato d’ateneo, sarà un meeting di tutte le “città dell’armistizio” a cui saranno chiamate a collaborare le università venete, friulane e trentine, ma anche quelle austriache, croate, slovene e serbe. Sarà un appuntamento dedicato alla storia di cent’anni fa, per capire come villa Giusti e poi Versailles siano stati «elementi originari della coagulazione di una coscienza comune europea in funzione anti-bellica», ma anche per tracciare un quadro complessivo sulla stipulazione di armistizi e trattati di pace nella storia e nel diritto internazionale.
Un centenario per “fare sistema” tra istituzioniIl comitato universitario padovano si sta muovendo, come ribadisce il suo presidente, con la volontà di fare sistema, in sinergia con tutti quelli che operano nella stessa direzione, dall’istituto italo-germanico di Trento, che ha stabilito con Padova un asse destinato a diventare il baricentro delle attività centenarie nel Nordest, all’università di Bolzano, dalla commissione della presidenza del consiglio dei ministri alla regione del Veneto, dal comune di Padova a quello di Bassano alle comunità dei comuni vicentini.«Il programma in via di definizione – spiega ancora Fontana – è molto vasto e distribuito su tutto il periodo. Ogni anno sarà dedicato a un grande tema (oltre al paesaggio e all’armistizio, si sta lavorando sulla tutela dei beni artistici e sul profugato) a cui saranno dedicati gli eventi di maggiore richiamo internazionale. Poi ci sono altri focus su obiettivi specifici».
Molti campi di studio da indagareObiettivi di lavoro davvero molteplici su cui stanno lavorando appositi gruppi di studio: la precisa ricostruzione planimetrica delle trincee, dei manufatti militari e delle opere campali sulla linea del Piave; i rapporti tra violenza e politica nel primo ventennio del Novecento; l’università di Padova nella grande guerra; la divulgazione scientifica durante il conflitto; le trasformazioni in ambito scientifico, medico e psichiatrico determinate dalla cura dei feriti; immagine e narrazione della grande guerra. Il tutto, ribadisce il presidente, con grande attenzione alla comunicazione. A questo proposito l’ateneo ha messo a disposizione un assegno per affidare a un giovane ricercatore la cura del sito ad hoc (www.grandeguerrapadova.com) che può essere vetrina anche per tutto quanto accade nel territorio. Sarà inoltre ripristinato, con il sostegno della regione Veneto, l’insegnamento di storia militare, anche in inglese, affidato a Marco Mondini, che tratterà in questi anni di temi legati alla grande guerra e metterà il materiale elaborato a disposizione di tutti. Tra i vari progetti, ancora sul piano didattico, va ricordato “Geolocalizziamo la grande guerra” coordinato da Manlio Piva, che ha coinvolto sei classi di quarta e quinta superiore nella creazione di una mappa interattiva, disponibile online e fruibile su computer, smartphone e tablet, che ricostruisce in chiave storico-turistica i luoghi delle battaglie sul fronte veneto.
