Chiesa | DiocesiTutta la Diocesi di Padova si è raccolta in preghiera per papa Francesco. Al Signore si è alzato un grazie corale per «avercelo donato». «È come se ci avesse lasciato uno di famiglia»: questo il sentire condiviso
Si è pregato il rosario per papa Francesco, mercoledì 23 aprile, nelle parrocchie di Terranegra, San Gregorio Magno e Spirito Santo. Il parroco, don Fabio Artusi, condivide con la Difesa uno dei messaggi ricevuti dai parrocchiali: «Non so bene perché ti sto scrivendo, ma mi sento di farlo perché la morte di papa Francesco ha lasciato nel cuore di tutti un grande vuoto. È come se un nostro caro avesse lasciato la nostra casa. Ci sentiamo un po’ più soli. Era un papa speciale, ma allo stesso tempo una persona semplice e credo che proprio per questo lo sentiamo così vicino».
Era gremita, martedì 22, la chiesa di Montà per la recita del rosario e la celebrazione della messa. Don Marco Cagol, il parroco, nell’omelia ha sottolineato quattro punti partendo dal Vangelo del giorno (Gv 20,11-18): «“Perché piangi?”. Se abbiamo pianto alla morte di papa Francesco sono lacrime benedette perché è come se fosse andato uno di famiglia. 2. Le donne cercano il corpo di Gesù: papa Francesco ha sempre cercato il corpo di Gesù nella carne sofferente dei più poveri ed emarginati, in coloro che erano indifesi ed esclusi. 3. “Andate dai miei fratelli”: papa Francesco è andato e ci ha invitato sempre ad andare, ad uscire, per annunciare la gioia del Vangelo. 4. “Ho visto il Signore”. Se qualcosa in papa Francesco era misterioso e non sempre afferrabile è perché egli aveva una relazione intima e profonda con Dio, e quando un uomo vive in relazione con Dio non sempre è comprensibile agli occhi di chi questa esperienze non la fa. Tutti siamo chiamati a farla, a costo di essere poi imprevedibili agli schemi umani».
«In questi giorni, in un’ondata di commozione, il mondo intero ha tributato a papa Francesco una straordinaria dimostrazione di onore e di affetto – ci ha scritto don Federico Meneghel, arciprete di Romano d’Ezzelino – Anche in questa occasione però, quello che si è potuto notare più di ogni cosa è stata, sempre sorprendente, la vivacità della Chiesa e l’interesse profondo con il quale il mondo guarda ancora a lei. Perché papa Francesco è stato certamente un grande uomo, ma a farlo grande è stato ed è il ruolo che egli ha rivestito, il suo essere stato, per dodici anni, il successore dell’apostolo Pietro, il pastore della Chiesa universale, il papa. Quando il 7 aprile 2013 salì per la prima volta la cattedra romana di San Giovanni in Laterano, gli fu detto: «Il tuo onore è l’onore di tutta la Chiesa. Tu sarai veramente onorato quando a ciascuno è riconosciuto l’onore che gli spetta. Tu sei il servo dei servi di Dio». Ora queste parole – possiamo dire – si sono compiute ancora una volta a onore e gloria della Chiesa e della sua sublime e universale missione, ed ora attendono di essere affidate ad un nuovo pastore che continui a guidarla in un altro tratto della sua millenaria e incredibile storia. Ringraziamo pertanto il Signore per papa Francesco, ringraziamolo per il papa e per la Chiesa, e soprattutto portiamo e custodiamo nel cuore l’intimo orgoglio, la gioia profonda e lo stupore riconoscente per essere parte di lei, membra vive del suo corpo. Chiamati a far parte della Chiesa in questo preciso momento della storia, preghiamo affinché essa continui il suo cammino libera e fiduciosa dietro a Cristo Signore, il Vivente». A Romano d’Ezzelino, oltre ai momenti di preghiera, la comunità è stata invitata – mercoledì 30 – alla proiezione del docufilm Papa Francesco, un uomo di Parola di Wim Wenders.
I gruppi della collaborazione pastorale di Asiago e Camporovere sono stati invitati a pregare insieme per papa Francesco – da don Antonio Guarise, don Nicola Cauzzo e don Roberto Bonomo – con questo messaggio: «Con la sua nascita al Cielo, è passato dalla celebrazione della Pasqua in questo mondo alla Pasqua eterna in Cielo. Ora vive per sempre in Cristo». Don Cauzzo, nelle messe celebrate mercoledì 23, ha sottolineato che «papa Francesco ha concluso il suo pellegrinaggio terreno, eppure il suo magistero e la sua persona diventeranno per tutti noi, che rimaniamo quaggiù, come una stella luminosa che brilla sul nostro cammino, capace di ricordarci quali sono le priorità della nostra vita cristiana e mostrarci la via per raggiungere la sua stessa meta, quella dell’eternità, mettendo in pratica quanto di buono lui ci ha insegnato. (…) Ti ringraziamo, Signore, per avercelo dato per dodici anni in dono: aiutaci a mettere in pratica i suoi insegnamenti e anche noi, come i discepoli di Emmaus (il riferimento è al Vangelo del giorno, ndr), potremo riconoscerti lungo la via, lasciare che tu riaccenda la nostra fede nel nostro cuore».
«Lunedì 21 aprile – racconta don Giuseppe Cavallini, parroco di Cazzago – ho terminato la messa delle 10 e appena entrato in sacrestia sono stato raggiunto dalla notizia. Ancora con i paramenti sono uscito e ho annunciato della morte del papa, accogliendo lo sgomento dei fedeli presenti. Abbiamo recitato tre requiem e ho dato appuntamento alle 20 per la recita del rosario al quale hanno presenziato una sessantina si persone. Nel rosario, meditato i misteri della Gloria, ho suggerito di pregare perché l’evento della morte del papa sia motivo dì rinnovata conversione per tutti, poiché ho sperimentato la potenza spirituale di questi momenti che seppur tristi muovono alla fede. Ho invitato inoltre a pregare perché la memoria del compianto romano pontefice generi nuove vocazioni sacerdotali».
«Mercoledì 23 aprile sono sceso a Roma per dire per l’ultima volta grazie a papa Francesco, che ho avuto modo di incontrare in più occasioni – racconta don Federico Zago, che è partito da Gallio con alcuni parrocchiani – Mi sono messo in fila con altre migliaia di persone per circa quattro ore. Dopo un passaggio veloce davanti alla salma mi sento dire: “Padre, se vuole può entrare nella zona di preghiera”. Con il cuore che batteva fortissimo mi sono avvicinato alla bara… il tempo di pregare l’Ave Maria e l’Eterno riposo. Prima di tornare dai miei parrocchiani, un ultimo sguardo a Francesco: il suo volto mi ha dato la sensazione certa che stesse già contemplando il Paradiso. “Ti voglio bene!” è stato il mio saluto e l’atto di congedo da lui. Grazie». Don Zago, come ha scritto nel suo stato di WhatsApp, in questo suo trovarsi davanti al pontefice ha portato i tanti che gli hanno chiesto «di salutarlo».
Quello di Francesco, ha scritto padre Mauro Pizzighini nel bollettino parrocchia del Crocifisso «è un pontificato difficile da inquadrare nella sua complessità, ma soprattutto nella sua “pastoralità”. (…) Tra i tanti giudizi fondamentalmente “parziali” sul papa “gesuita” che non posso certamente definirlo in modo esauriente, mi sembra che il tratto che lo ha caratterizzato come filo conduttore del suo linguaggio e della sua testimonianza di pastore della Chiesa universale è quello di essere stato un “pastore che ha sentito l’odore delle pecore”, in un dialogo continuo tra il Vangelo e i “piccoli”. (…) Ecco l’eredita “pesante” che lascia a tutto il mondo e quindi anche alla nostra comunità parrocchiale: quella di non avere paura di testimoniare con coraggio e senza compromessi il Vangelo soprattutto a chi non frequenta la parrocchia, con un linguaggio non solo della parola, ma soprattutto dei “segni” della carità, dell’accoglienza, del perdono, della semplicità e della fraternità. Del resto sono i “segni pasquali”».
A Vigorovea, mercoledì 23, la messa per papa Francesco è stata molto partecipata. «Abbiamo ringraziato il Signore – racconta il parroco, don Daniele Vignotto – per aver guidato il cuore del pontefice nel suo ministero. Alla fine della messa, poi, sono stati letti dal vicepresidente del consiglio pastorale alcuni brani di papa Bergoglio sul tema della famiglia ed è stato proposto un video sulla sua vita». I bambini della scuola della scuola dell’infanzia, insieme ai loro genitori, hanno preparato dei disegni che sono stati portati in chiesa.
«La benedizione Urbi et orbi del giorno prima della sua morte, il giorno di Pasqua, e passare tra la folla per salutare i fedeli lì riuniti che tanto hanno pregato per lui, sembra essere stato il suo congedarsi dalla scena di questo mondo – ha scritto don Alessandro Fusari nel bollettino di San Giacomo in Monselice, Ca’ Oddo, Marendole e Schiavonia – Un mondo dove la sua sembra essere rimasta l’unica voce che insistentemente chiedeva la pace tra i popoli e le nazioni in guerra. Un mondo, che solo ora, sembra accorgersi di aver perso un faro di speranza». La città di Monselice si riunirà in preghiera lunedì 5 maggio, nella chiesa di San Giacomo, «perché lo Spirito Santo ci doni il nuovo papa».
Alla notizia della scomparsa di papa Francesco, la Comunità islamica thienese ha espresso «il più profondo cordoglio e le più sincere condoglianze alle istituzioni civili e religiose cattoliche, nonché all’intera cittadinanza. Papa Bergoglio – ha scritto Kazim Limanovski – ha rappresentato, con il suo costante impegno per il dialogo tra i popoli, la promozione della pace, della fraternità e della giustizia, un esempio virtuoso e un testimone autentico, coerente e coraggioso di fede e di umanità. In questo momento di dolore e raccoglimento, la Comunità islamica thienese rinnova la propria vicinanza e solidarietà al popolo italiano e alla comunità cattolica locale».
«Sono stata a Roma per il funerale del papa con mio marito Stefano e le sue due sorelle Cristina e Silvana – ci scrive Martina Franceschi – Siamo di Montecchio Precalcino e ci ha accompagnato anche don Luca Lunardon che ci ha sposato. È stata un’esperienza bellissima, un’emozione vera e si sentiva che lui era papa della gente e per la gente… La celebrazione è stata sentita e anche il celebrante nonostante la sua età (91 anni) ha saputo ricordare molto bene chi era Francesco e cosa ha fatto e insegnato nella sua vita! Ringraziamo il Signore che c’è l’ha mandato! Speriamo nell’arrivo di un nuovo papa che continui a guidare la Chiesa su questa strada».
