Chiesa
“Ogni visita del Santo Padre mobilita il Paese che lo ospita. Il Papa arriva in Libano che vive un periodo difficile e complicato. Siamo tormentati per il futuro del nostro Paese. È una visita che significa tantissimo. I cristiani, e in modo particolare i cattolici, vivono l’attesa nella gioia e in uno stato di rinnovamento interiore”. Con queste parole sr. Mary Youssef, Segretaria generale delle Suore francescane della Croce, parla al Sir della visita di Papa Leone XIV, domani 2 dicembre, all’ospedale psichiatrico “De la Croix”, a Jal el-Dib, alla periferia di Beirut, uno degli appuntamenti più significativi del primo viaggio apostolico internazionale del Pontefice in Turchia e Libano (27 novembre – 2 dicembre).
Suor Youssef, che significa per il vostro ospedale questa visita?
È difficile spiegare quale grazia stiamo vivendo. Il nostro pensiero va al nostro fondatore, il beato Abouna Yaacoub, che volle creare un luogo per accogliere e curare le persone emarginate e affette da patologie psichiatriche. Il nostro ospedale è attivo sin dal 1930. Il beato Yaacoub è stato un pioniere in questo e credo che tutti gli anni di servizio e sacrificio da parte dei medici, di tutto il personale, delle suore saranno ripagati da questa visita che, ripeto, per noi è una grazia storica.
Come vi state preparando all’incontro con Papa Leone XIV?
Quando abbiamo saputo di questa visita dalla nostra Superiora generale, Marie Makhlouf, abbiamo iniziato a prepararci spiritualmente. Ci ha detto che questa visita è una grazia che dobbiamo meritare, e per meritarla, dobbiamo rinnovarci interiormente.
Come si svilupperà la visita del Papa al vostro ospedale?
Un comitato, formato dalle suore e da persone a noi vicine, ha messo a punto la visita. Dal punto di vista logistico ci siamo mobilitati per rinnovare almeno i luoghi che il Santo Padre visiterà. In questi tempi difficili non riusciamo a fare molto di più perché la priorità è assicurare le medicine e il cibo per i nostri malati. Non possiamo fare grandi lavori ma qualcosa che sia degno della presenza del Pontefice. Una cosa, a tale riguardo, vorrei sottolineare…
Quale?
Papa Leone XIV viene ad incontrare le persone e non a visitare la struttura, non viene per vedere l’edificio, ma per avere un contatto diretto e personale con questi malati di cui nessuno si ricorda. Per noi loro sono la nostra bella croce, la nostra vocazione, la nostra missione, che svolgiamo con tutto il cuore, in modo profondo e devoto. Sono il nostro messaggio e la nostra preghiera quotidiana.
Dunque, Papa Leone XIV incontrerà i malati…
… Che canteranno per lui un inno composto per l’occasione. Nel nostro ospedale c’è una corale da loro formata, che si chiama “Coro delle Reliquie del Beato Abouna Yaacoub”, il nostro fondatore. Ci saranno due ‘residenti’, i nostri ospiti non amano essere chiamati ‘malati’, che prenderanno la parola sul palco con la Superiora generale. Tutti i malati in grado di uscire saranno presenti, sia nella corale e sia nell’assemblea che attenderà l’arrivo del Papa. La sua visita durerà tra i 30 e i 40 minuti.
Il programma prevede anche un incontro privato, lontano dalle telecamere, del Papa con i residenti del reparto di San Domenico: cosa può dire a riguardo?
Sarà il Papa stesso a muoversi per andare da questi malati: sono persone la cui età mentale non corrisponde a quella reale. Sono ‘bambini’ che possono avere anche 40 o 50 anni, non riescono a esprimersi e soffrono di gravi disabilità fisiche e mentali. Sono angeli, veri tesori che richiedono un’assistenza speciale. Il Papa ha fatto un vero miracolo scegliendo di visitarli in modo raccolto, senza media, alla sola presenza del personale medico. Li ascolterà e pregherà con loro. Questi ‘bambini’ vivranno una gioia mai provata grazie al Papa.
Ci saranno dei doni realizzati dai malati per il Papa?
Gli ospiti del reparto San Domenico hanno fatto 58 rosari a mano, uno per ogni malato. Saranno consegnati a Sua Santità. Nella sala dell’assemblea ci sarà anche un’icona fatta a mano, con la casula di sua Santità ricamata da una nostra suora, che gli sarà offerta da una novizia. Quest’anno abbiamo una novizia e due postulanti, grazie a Dio. Soffriamo per la mancanza di vocazioni e speriamo che d’ora in poi arrivino giovani che continuino la missione al nostro posto.
Secondo lei, perché il Papa ha scelto di visitare il vostro ospedale?
Credo che nella personalità del Pontefice ci sia qualcosa di particolare. Come ho già detto, è stata una sua proposta. Qualche anno fa, quando Papa Francesco aveva espresso desiderio di venire in Libano, gli avevamo scritto per chiedergli di visitare il nostro ospedale. Credo che lo Spirito Santo abbia agito in questa direzione. Tutti sono contenti per questa visita e dicono che i nostri malati, i nostri poveri meritano questa visita.
Un’ultima domanda: cosa vi aspettate da questa visita in Libano?
Come ho avuto modo di dire all’inizio, il Libano sta attraversando, da lunghi anni, un periodo molto delicato. Abbiamo bisogno di unità e noi preghiamo affinché possiamo essere un po’ più uniti, innanzitutto tra cristiani, e poi con tutte le altre comunità. Un giorno uno dei nostri malati si rivolse così ad un gruppo di politici venuti in visita presso il nostro ospedale: “Venite, venite a imparare la convivialità e la carità qui da noi”. Nel nostro ospedale non chiediamo chi è musulmano, chi è druso, chi è cristiano; viviamo in comunità. È questo piccolo Libano che desideriamo un giorno possa riflettersi nel grande Libano, unito, tollerante e pacifico. Come cristiani ci sentiamo impegnati a ricercare questa unità. Speriamo che questa visita ci riporti un po’ alle nostre radici, ci riporti al nostro Signore, del quale celebreremo la nascita tra poco; preghiamo che ci sia, grazie anche a questa visita papale, una nuova nascita e una nuova rinascita spirituale per il Libano”.