La speranza ha il volto di undici diaconi che alle 10 di oggi, Visitazione della Beata Vergine Maria, nella basilica di San Pietro saranno ordinati sacerdoti per la diocesi di Roma da Papa Leone XIV. Hanno tra i 28 e i 49 anni e non si sono lasciati paralizzare dalla paura del futuro. Testimoniano una fede viva, giovane, anche in un tempo segnato da incertezze. “Dopo la pandemia i ragazzi sono molto insicuri. Incontro giovani generosi, desiderosi ma timorosi della definitività perché hanno sperimentato, in un contesto imprevedibile, che qualcosa può venire meno. La sfida è far comprendere loro che in qualsiasi condizione si trovino, la fedeltà di Dio non verrà mai meno, è per sempre. Se chiama non abbandona mai”. A parlare è il vescovo ausiliare Michele Di Tolve, rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore, dove si sono formati sette degli undici ordinandi: Pietro Hong Hieu Nguyen, Francesco Melone, Marco Petrolo, Giuseppe Terranova, Enrico Maria Trusiani, Federico Pelosio, Andrea Alessi. Quattro hanno studiato nel seminario Redemptoris Mater: Cody Merfalen, Gabriele Di Menno Di Bucchianico, Simone Troilo, Matteo Renzi. Quest’ultimo è il più piccolo, 28 anni compiuti ad aprile. Il più grande è Alessi che compirà 49 anni a settembre. Per il rettore “saranno un segno di speranza, il loro ministero renderà presente Gesù. Il frutto più bello di ogni battezzato è scoprire e vivere la propria vocazione, quella al presbiterato è riconosciuta dalla Chiesa in coloro che vogliono fare della vita un dono totale seguendo Gesù, offrendosi a tutti lasciandosi conformare da Cristo”.
Gli 11 ordinandi hanno storie diverse, percorsi personali e spirituali unici che si intrecciano in un unico “sì”. Per Francesco tutto è iniziato con un’attività del gruppo giovani in seminario durante la quale ha approfondito “la preghiera con il Vangelo del giorno – ricorda –. All’inizio erano pochi minuti, poi è diventata una presenza costante”. Quel tempo di silenzio e intimità con la Parola ha suscitato in lui “emozioni e desideri”. Era coinvolto in tante attività, ma quella novità, il silenzio, la preghiera personale, ha aperto in lui “un’altra strada”. Gesù amico di pubblicani e peccatori è l’immagine che ispira il suo sacerdozio, perché il desiderio è di essere “accogliente con chiunque”. Simone è cresciuto nel Cammino Neocatecumenale, che definisce l’ambiente dove ha conosciuto “concretamente Dio”. Poco prima di conseguire la laurea in Ingegneria dell’edilizia sentiva che qualcosa in lui stava cambiando. “Cresceva il desiderio di mettermi al servizio di Dio” ricorda. Dopo la Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia, nel 2016, durante l’incontro vocazionale organizzato dal Cammino Neocatecumenale, rimase in silenzio. Ma sentiva che qualcosa mancava. “Tornato a casa – afferma –, ne parlai con i miei catechisti e da lì è iniziato tutto. Non ho avuto paura di lasciarmi sconvolgere la vita da Dio. Ai giovani consiglio di non temere, solo il Signore dà senso alla vita”.
Il primo segnale della vocazione di Matteo arriva a 16 anni leggendo il libro del profeta Geremia. “Mi sentivo come lui – afferma –: troppo giovane, pieno di insicurezze”. Il secondo momento arriva due anni dopo meditando il Vangelo di Giovanni. Gesù chiede a Pietro “Mi ami tu?”. “Quelle parole mi hanno guidato nella scelta di entrare in seminario. La mia è una vocazione nata e maturata con la Scrittura”. Anche per Gabriele è stata decisiva la Gmg di Cracovia. Era iscritto a Ingegneria biomedica ma non era felice. “Sentivo un vuoto, una tristezza. Alla fine della Gmg, leggendo la Scrittura, le parole ‘Io vengo e non trovo risposta’ mi hanno scosso. Ho capito: quella tristezza veniva dal non seguire la chiamata”. Immagina il suo ministero “vicino ai giovani, ma anche aperto a tutti. Vorrei essere, come diceva Benedetto XVI, ‘un umile lavoratore nella vigna del Signore’”. Enrico Maria è entrato in seminario a 36 anni, dopo una vita nel mondo del lavoro. La chiamata “è arrivata durante un ritiro notturno sui Dieci Comandamenti. Ho capito che ero chiamato ad amare in un modo diverso: non una persona sola, ma la gente che mi circondava. Nonostante avessi tutto, avevo un cuore inquieto. Ora sono sereno anche se agli occhi del mondo ho perso tanto. Se mi quadruplicassero lo stipendio, non tornerei indietro”. La vocazione di Andrea, ex ufficiale militare, nasce su una spiaggia di Focene accessibile alle persone con disabilità. “Andavo con grande desiderio – dichiara –. La preghiera, la meditazione del Vangelo, il servizio ai fragili, il dialogo con il sacerdote. Non volevo che quei momenti finissero”. Un giorno, prima della Messa, Andrea chiede un segno. “Dissi: ‘Se mi stai chiamando davvero, fammelo capire’. Il canto d’ingresso fu ‘Vieni e seguimi’. Mi sono sentito trafiggere il cuore. Iniziai a piangere. Lì ho capito che dovevo dire sì”.