Chiesa | Diocesi
Con la votazione del documento di sintesi intitolato Lievito di pace e di speranza – avvenuta sabato 25 ottobre (781 placet su 809 votanti) – si è concluso il Cammino sinodale delle Chiese in Italia. Quattro anni di ascolto e confronto, che hanno coinvolto duecento Diocesi, provocati da una domanda: come annunciare ed essere testimoni più trasparenti del Vangelo nel cuore dell’umanità? Domanda nata dall’invito di papa Francesco alla Chiesa in Italia a «rinnovarsi, testimoniando “umiltà, disinteresse, beatitudine” – si legge nell’introduzione al documento di sintesi – per crescere come “Chiese che sanno riconoscere l’azione del Signore nel mondo, nella cultura, nella vita quotidiana della gente”».
Ora il documento viene consegnato all’Assemblea generale della Cei (che si riunirà ad Assisi dal 17 al 20 novembre) «chiamata ad assumere la responsabilità per orientare il percorso futuro delle Chiese in Italia con decisione e rinnovata speranza. Questo testo così non è solo un punto d’arrivo, ma un punto di partenza: spetterà ai vescovi individuare percorsi e organismi capaci di sostenere il cammino che si apre, favorendo la crescita e la libertà nel discernimento di comunità e persone».
«L’Assemblea sinodale di sabato scorso, a Roma, è stata un importante momento di Chiesa – sottolinea don Leopoldo Voltan, vicario per la pastorale, che ha partecipato al cammino sinodale con una delegazione padovana guidata dal vescovo Claudio – dove peculiare è stata, come durante tutti gli incontri, la dimensione relazionale: si dialoga e ci si incontra in serenità con altri delegati diocesani e questo espande l’orizzonte e l’esperienza dell’essere Chiesa. L’impressione è di una grande vivacità delle nostre Diocesi e di una rete territoriale di relazioni intense e significative che diventa anche collante, tessuto e garanzia di tenuta sociale: è molto il bene, il lievito di speranza e di pace che i cristiani esprimono con umiltà e costanza e che arrichisce il nostro Paese». «Per me è stato un grande dono partecipare al cammino sinodale – evidenzia Francesco Ballan, membro della delegazione padovana, già vicepresidente del Consiglio pastorale diocesano – ma credo lo sia stato anche per tutta la Chiesa.
Ci siamo messi in ascolto come popolo di Dio che cammina in questo tempo, in ascolto dello Spirito e in ascolto tra di noi. Papa Leone, al Giubileo delle équipe sinodali, ha detto che la sinodalità non è solo un processo, ma è un incontro fra persone. Per me è stato così. Ho incontrato persone appassionate della vita della Chiesa, che credono nella possibilità di cambiare». Il documento di sintesi restituisce – dopo lo “stop” di aprile scorso, quando i delegati hanno chiesto che venisse rivisto coinvolgendo di più il Comitato del cammino sinodale e tenendo conto dei contributi regionali – «lo stile dell’ascolto, del raccogliere e del dare voce a ogni situazione e proposta – spiega don Voltan – Il rischio, forse, è quello di trovarsi davanti tante piste e proposte, tutte sullo stesso piano, senza specificare delle attenzioni particolari e prioritarie, che ora dovranno essere espresse dai vescovi. Centrale, nel documento, è tutta la prima parte intitolata “Il rinnovamento sinodale e missionario della mentalità e delle prassi ecclesiali”: si concentra sulla conversione missionaria della Chiesa che non può restare chiusa in se stessa, che non solo dà al mondo ma anche riceve dal mondo, che riconosce la sua parzialità per aprirsi ad altre prospettive e che mette al centro dell’annuncio la vita delle persone. La conversione missionaria coinvolge tre dimensioni profondamente connesse tra loro: comunitaria, personale e strutturale». «Sento che il documento di sintesi rispecchia il cammino compiuto – sottolinea Ballan – Ci siamo finalmente resi conto come Chiesa che per poter parlare a uomini e donne del nostro tempo, ed essere capiti, è necessario prima metterci in ascolto: degli altri e tra di noi. Un rischio che si può correre ora – penso soprattutto quando le varie proposte verranno prese in mano dai vescovi – è di non sapere da dove partire e quindi
restare fermi. È necessario darsi delle priorità, capire – come abbiamo fatto a Padova – quali sono realmente le leve di cambiamento».
Il cammino sinodale, secondo don Voltan, racconta di «una Chiesa non allo sbando, non preoccupata dei segni di fatica, ma ancora ricca di persone, forze, esperienze e speranze. Saper poi ascoltare insieme la voce del Signore, fare spazio al pensiero di altri, rivedere il proprio e convergere nelle scelte è uno stile importante; il contrario di forme individuali, di prese di forza e di potere, di modalità belliche di intendere i rapporti. «Reale spinta al cambiamento della Chiesa in chiave missionaria sono, per me, le relazioni. Ce l’ha dimostrato Gesù! Relazioni con le persone reali, però, non quelle che vorremmo fossero “in un certo modo”. Ci viene chiesto, dal tempo che viviamo, di mettere coraggio, fiducia e gioia nell’annunciare Cristo alle donne e agli uomini che incontriamo».
«Credo sia stata un’esperienza che ha dato coraggio di confrontarsi tra loro alle Diocesi – sottolinea il
vescovo Claudio Cipolla – Ho la sensazione che il nostro Sinodo diocesano ci abbia portato già abbastanza avanti nelle riflessioni proposte dal documento di sintesi del cammino delle Chiese in Italia, però l’esperienza di comunione è stata molto bella. Sapere che ci sono Chiese come noi che non danno per scontato che quello che si faceva una volta è l’unica strada da percorrere, ma stanno ricercando percorsi nuovi, credo che sia un’esperienza buona». «Molte delle intuizioni diocesane, costruite con cammini decennali, sono presenti nelle proposte approvate all’assemblea del 25 ottobre – sottolinea don Leopoldo Voltan – Inoltre, nelle proposte del Sinodo italiano emergono anche le priorità del nostro Sinodo: la corresponsabilità differenziata dei vari soggetti ecclesiali, anche attraverso i ministeri battesimali; i gruppi della Parola di Dio come luoghi di fraternità e un ripensamento delle collaborazioni tra parrocchie vicine. Per noi, che ci affacciamo alla formazione dei ministeri battesimali, credo sia molto interessante quanto indicato nel documento di sintesi rispetto al tema della formazione: integrale, continua e condivisa».
«Dal cammino sinodale delle Chiese in Italia emerge, per i laici, una forte chiamata alla corresponsabilità
– evidenzia Francesco Ballan, già vicepresidente del Consiglio pastorale diocesano di Padova – In nome del battesimo, il documento di sintesi Lievito di pace e di speranza lo ribadisce con forza, siamo tutti missionari. Quello dei laici alla vita della Chiesa è un apporto insostituibile, altrimenti sarebbe monca! Il problema è che tante volte noi laici ci limitiamo o addirittura ci fermiano. C’è sfiducia… Come insostituibile, nella Chiesa, è la presenza – alla pari – di uomini e donne. Alla fine non è prima di tutto questione di dare più spazio alle donne, ma di cambiare tutti mentalità. Uomini e donne abbiamo
ricevuto gli stessi doni e abbiamo le stesse possibilità. C’è bisogno, in questo senso, di una vera e propria conversione».