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Professione eremitica temporanea di Gianmartino Maria Durighello. «Presento l’offerta piena della mia vita al Signore»
Professione eremitica temporanea di Gianmartino Maria Durighello
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A Quero, martedì 23 aprile, fratel Gianmartino Maria Durighello ha emesso la professione eremitica temporanea nelle mani del vescovo Claudio. La celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Claudio è stata vissuta dall’assemblea e dai numerosi presbiteri presenti con viva partecipazione e commozione. La coralità del canto e le toccanti parole della professione – «… presento l’offerta piena della mia vita al Signore confidando nel suo amore fedele e affidandomi alla beata Maria, a santa Maria Maddalena e ai nostri santi patroni Prosdocimo e Giustina» – hanno dato la possibilità a ognuno di sentirsi coinvolto nel rito. Il vescovo Claudio, nell’omelia, ha esordito osservando «come non era tanto importante “dire” delle parole, ma lasciar parlare il rito e ascoltare la Parola del Vangelo che ci offre l’incontro dei discepoli di Emmaus con il Signore risorto. Il loro occhi erano incapaci di riconoscere Gesù e il loro volto era triste. Anche noi possiamo vivere questa situazione, possiamo avere delle tristezze, delle paure, dei traumi. E dobbiamo metterli davanti a Gesù, nella mensa della Parola e dell’eucaristia. Dopo che Gesù spezza il pane della Parola e il pane del suo Corpo essi aprirono i loro occhi e lo riconobbero». Ancora il vescovo ha sottolineato come «la vocazione eremitica è in un certo modo propria di ognuno di noi. Ognuno di noi deve avere un eremo del cuore, una stanza dove incontrare Gesù, far sparire i propri traumi alla mensa della sua Parola e del suo corpo. Ognuno di noi può e deve scendere nella stanza, nell’eremo del proprio cuore e incontrare Gesù che cammina con noi». Fratel Gianmartino Maria Durighello si aggiunge ai quattro eremiti, di cui due sacerdoti, e alle tre eremite presenti nella nostra Chiesa di Padova. Essi “supportano” la nostra Diocesi soprattutto con la preghiera, ma anche con alcuni servizi specifici come la disponibilità per i dialoghi spirituali, le confessioni, il ministero dell’esorcismo, la lectio divina, la cura della liturgia e l’aiuto al vescovo. Questi servizi però non esauriscono la vocazione eremitica la quale è una forma di vita conforme a Cristo, riconosciuta da sempre dalla Chiesa e riconducibile all’esperienza di Gesù solitario sul monte: silenzio, preghiera e solitudine – cioè “soli con il Solo” – sono i tratti che caratterizzano l’eremita diocesano. Pur restituendoci questo tratto specifico della forma di vita del Cristo, l’eremita diocesano «è una figura in aperta relazione con il corpo ecclesiale e il corpo della storia». Il Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, nel documento La forma di vita eremitica nella Chiesa particolare aiuta a capire il valore della vocazione eremitica: «Chiesa e mondo sono la cornice che preserva l’eremita dalla soggettività individualistica e lo pone come sentinella di speranza che avanza sulle strade del tempo con lo sguardo fisso alla futura ricapitolazione di tutto in Cristo, consapevole che tempo ed eternità non sono più l’uno dopo l’altra, ma intimamente connessi».
don Antonio Oriente Delegato Vescovile Vita Consacrata