Idee
Quando i ragazzi sanno poco di una donna. Il rispetto della vita umana, fin dai suoi primi albori, nasce anche dalla conoscenza della fisiologia
Ai ragazzi serve più formazione fin dalla scuola media
Ai ragazzi serve più formazione fin dalla scuola media
Sanno i ragazzi come “funziona” il corpo di una donna? E le ragazze stesse conoscono i meccanismi fisiologici che ogni mese regolano il ciclo, la riproduzione?
Le informazioni che ricevono a scuola spesso sono poche, marginali e riduttive e gli adolescenti «non penserebbero mai di restare a bocca aperta di fronte alla bellezza dell’organismo femminile che genera vita». Lo ha riscontrato tante volte, in decine di incontri alle scuole medie e negli istituti superiori, Bruno Mozzanega, medico oggi in pensione della clinica ginecologica e docente dell’Università di Padova.
Se acquisissero questo bagaglio medico e scientifico di conoscenza fin dall’adolescenza, le ragazze e i ragazzi imparerebbero a rispettare di più il corpo femminile? La vita in tutta la sua interezza? Potrebbe la conoscenza essere un’ulteriore strada di prevenzione contro la violenza nei confronti delle donne? «Solo il 20 per cento delle ragazze a vent’anni conoscono la fisiologia dell’apparato riproduttivo – spiega Mozzanega – a 45 anni la percentuale continua a essere risicata: solo il 35 per cento». Come a dire che la maggior parte delle donne sa poco o niente della propria natura intrinseca e di come si formi un figlio, cosa avvenga dentro di sé nel momento in cui una donna diventa scrigno custode di vita.
È un pesante deficit di conoscenza quello che si riscontra a ogni età, e che non permette di scegliere la vita in libertà in un contesto sociale, esasperato soprattutto dai social media dove il corpo diventa merce da esibire e i rapporti sessuali sono sempre più precoci e disancorati da relazioni stabili. Per Bruno Mozzanega, che è stato consigliere nazionale per sei anni del Movimento per la vita ed è presidente di Sipre-Società italiana procreazione responsabile, la formazione e la cultura sono elementi imprescindibili per il rispetto della vita umana fin dai suoi primi battiti ed è per questo che continua a proporsi nelle scuole medie, alle superiori, nei gruppi parrocchiali e ai corsi fidanzati per raccontare prima di tutto a ragazzi, ma anche a genitori, insegnanti ed educatori tutta la bellezza riposta nella donna che è uno «congegno naturale perfetto per favorire la vita» e custodirla finché non sarà in grado di affrontare da sola il mondo.
Di recente è uscita la quarta edizione del manuale Da vita a vita. Viaggio alla scoperta della riproduzione umana in cui Mozzanega ha raccolto, a partire dagli anni Novanta, il frutto dei suoi interventi accademici, con l’idea precisa di scrivere un racconto scientifico e il più lineare possibile che appassioni alla conoscenza: dalla magia del concepimento e della riproduzione umana fino all’analisi completa di tutti i metodi, naturali e non, che limitano il concepimento.
«La sessualità indica la capacità della persona di dare e ricevere compimento – scrive nella prefazione al libro Corrado Viafora, docente di filosofia morale e bioetica all’Università di Padova – Inserita nel dinamismo relazionale della persona, la sessualità diventa umana e umanizzante nella misura in cui si fa espressione e linguaggio della relazione interpersonale. Integrata nell’amore, la sessualità diventa il luogo dove un uomo e una donna sono chiamati a guarire reciprocamente le ferite della propria solitudine». Conoscere, dunque, per gustare fino in fondo, e con consapevolezza, tutta la bellezza della relazione di coppia.
Un capitolo intero è dedicato anche alla contraccezione d’emergenza e su questo il ginecologo padovano tiene a precisare: «In un anno 600 mila teenagers usano la cosiddetta pillola del giorno dopo per lo più nella convinzione che il farmaco blocchi l’ovulazione. La Ru486, invece, inficia l’annidamento ed è una cosa ben diversa perché elimina la vita dopo che ha già iniziato a formarsi. I dati dichiarano che ogni cento rapporti sessuali a rischio ci sono sei gravidanze che iniziano; di queste sei la pillola del giorno dopo ne elimina cinque. Dunque, in un anno sono 30 mila gli embrioni perduti… ovvio che le richieste di aborto sono in netta diminuzione. Il sistema sanitario ha trovato un ottimo metodo per risparmiare moltissime risorse sugli interventi chirurgici di asportazione dell’embrione…».
Mozzanega ne fa una questione di libertà personale in cui la cultura ormai è deragliata: «Si confonde il diritto con la libertà perché si sta facendo di tutto per scardinare la morale naturale. L’obiettivo è chiaro: se tolgo dignità alla vita posso fare qualsiasi cosa con essa, qualsiasi sperimentazione genetica, qualsiasi usurpazione. Tanto vale poco».
La formazione resta fondamentale perché se non esiste piena consapevolezza non si possono operare scelte libere. «La legge obbliga i medici a prescrivere i contraccettivi anche alle minorenni senza informare i genitori, ma in quel preciso momento in cui un ginecologo sta per staccare la prescrizione sono fermamente convinto che abbia un obbligo morale ancora più grande: deve informare correttamente la ragazza, la deve mettere di fronte a ogni tipo di conoscenza sul metodo e sui suoi possibili effetti collaterali che spesso vengono banalmente tralasciati. Un esempio? Le ricerche scientifiche hanno riscontrato un numero più alto di depressione e tentativi di suicidio tra le ragazze che fanno uso di pillole contraccettive, perché la quantità di progesterone rilasciato influisce notevolmente sull’umore. Ma quante donne lo sanno?».
Procreazione responsabile. È questo il nodo, ma ci si può arrivare soltanto attraverso una corretta e onesta informazione che, purtroppo, spesso neppure i genitori possiedono. «I ragazzi hanno un’incredibile capacità di sorprendersi di fronte alla descrizione del viaggio della vita che inizia dentro la donna – conclude Mozzanega – e sanno assaporare tutta la bellezza della loro storia personale iniziata nell’utero. Acquisiscono così un forte senso di continuità che ha la procreazione umana… e non servono lezioni mirate di etica perché l’etica, con la formazione, nasce da sé attraverso la consapevolezza di ciò che siamo e da dove veniamo. Lo dico sempre alla fine degli incontri con i ragazzi: avete capito perché una ragazza non può essere un semplice parco divertimenti? La sessualità non va svilita, banalizzata, perché è da lì che abbiamo avuto origine e tutti pretendiamo rispetto e dignità. I ragazzi vanno liberati dall’ignoranza, bastano quattro lezioni di scienze fatte bene per “vaccinarli” e prevenire gravi disattenzioni e gesti abominevoli, favorendo invece comportanti responsabili e consapevoli».
Nel 2020 sono state 1.498 le mamme che hanno contattato il servizio Vita della comunità di Papa Giovanni XXIII per richiedere un aiuto o un accompagnamento perché stavano vivendo una gravidanza difficile. La comunità fondata da don Oreste Benzi ha attivo il numero verde 800-035036 e un numero whatsapp 342-7457666 per le maternità difficili. Complice la pandemia, che teneva le persone chiuse in casa, il numero dei contatti è più che raddoppiato rispetto all’anno precedente.
Acasa, la moglie e i quattro figli sanno che qualcun altro lo chiama papà e loro, da sempre, sorridono divertiti. Per Ubaldo Lonardi, medico di base in pensione solo da qualche settimana dopo 38 anni di attività nell’ambulatorio all’Arcella, tranne i primi tre passati a Vigodarzere, essere “dottore” non è un abito che si dismette la sera.
«Per quanto difficile, la medicina di famiglia resta una delle modalità più belle per esercitare la professione medica, perché si ha un’opportunità unica per vivere a fianco della persona che ti sceglie come guida per mantenere il proprio stato di salute. E per questo, spesso, mi sono ritrovato ad affrontare insieme ai miei pazienti anche molti altri problemi che vanno oltre l’aspetto sanitario. Non da ultime le liti familiari per questioni ereditarie…».
E al dott. Lonardi è capitato anche di trovarsi di fronte a una delle scelte più drammatiche per le donne: una gravidanza indesiderata. «Sono stato loro vicino, senza ideologie precostituite anche se personalmente scelgo la vita sopra ogni cosa. Per fortuna i casi sono stati molto pochi, ma mi sono messo accanto a queste donne per aiutarle a capire quali erano le questioni reali che ostacolavano la nascita del loro bambino e che sembravano ostacoli insormontabili, in quel momento di forte fragilità da parte loro. Ho sempre anteposto il vero bene della donna e, in qualsiasi modo la si pensi, il vero bene per me è accogliere la vita».
E per tre volte la decisione è stata cambiata, la gravidanza non è stata interrotta. Soprattutto in un caso il dott. Lonardi è diventato “padre” di una bambina. «Dopo la nascita la madre mi ha sempre ripetuto che sua figlia era venuta alla luce grazie a me e che avevo una responsabilità: me l’avrebbe sempre portata per un consiglio, una parola di incoraggiamento visto che il papà biologico non c’era e neppure una famiglia solida alle spalle che l’avrebbe aiutata a crescerla».
E così è andata finché lo scorso anno quella bambina ormai grande si è trovata di fronte alla stessa, identica scelta della madre molti anni prima. «È venuta a trovarmi perché non era convinta se portare avanti la gravidanza; l’ho aiutata a decidere diversamente, ricordandole tutto il bene che allora l’aveva accolta. L’ultimo giorno di ambulatorio a maggio scorso è venuta a trovarmi con il suo bambino in braccio con due splendidi occhi azzurri. La ragazza è riuscita anche a trasformare positivamente la relazione con il compagno e ora insieme stanno crescendo il loro bambino. Mi ha promesso che non butterà mai via il mio numero».
L’ultima relazione sull’abortività in attuazione della legge 194/78 è stato presentato dal Ministero della salute a luglio 2020. Il rapporto, che è il numero di interruzioni volontarie di gravidanza rispetto a mille nati vivi, è risultato pari a 173,8 ivg per mille nati vivi nel 2018 (17,4 per 100 nati vivi), con un decremento dell’1,9 per cento rispetto al 2017 e del 54,3 per cento rispetto al 1982. Gli aborti volontari diminuiscono anche perché la pillola del giorno elimina il “problema”.