IdeeÈ come se il registro bypassasse la fiducia reciproca che da sempre dovrebbe essere alla base dei rapporti
C’è uno strumento che è sempre più presente nelle famiglie italiane e da cui non si può prescindere nel rapporto fra queste ultime e il mondo della scuola, sto riferendomi al registro elettronico. Quell’applicazione che permette ai docenti di indicare le presenze e le assenze, assegnare voti, scrivere note, indicare le materie svolte e insomma registrare appunto tutto o quasi quello che avviene durante l’orario scolastico e che contemporaneamente permette ai genitori che lo vogliano di consultarlo e venire a conoscenza direttamente di queste informazioni, nonché a loro volta di comunicare coi docenti. Ormai è necessaria un’alfabetizzazione informatica piuttosto elementare per consultare il registro e lo riescono a fare quasi tutti i genitori anche quelli non nativi digitali. Ovviamente anche i ragazzi sono consapevoli che esiste questo mezzo di comunicazione e non possono fare come se non ci fosse, eppure esso contamina in qualche modo le relazioni umane che si intessono fra chi a scuola ci vive e chi da casa vuole avere informazioni. È come se il registro bypassasse la fiducia reciproca che da sempre dovrebbe essere alla base dei rapporti. Una volta si tornava a casa e si riferiva di un successo o di una prova non superata, di un “ottimo” o di una insufficienza. Oggi non è più così scontato che siano i ragazzi ad avere la spontaneità di raccontare il loro andamento scolastico a papà e mamma. Spesso succede che questi ultimi siano già a conoscenza dell’andamento dei loro figli e si rivolgano a loro o premiandoli o redarguendoli dopo aver già scoperto quello che è successo nei giorni precedenti. C’è allora forse da porre un’attenzione speciale affinché questo canale del registro, in sé utile, non diventi un osservatorio asettico che, però, sostituisce l’opportuna sincerità che dovrebbe sempre mantenersi in famiglia. È frequente che i ragazzi adolescenti che già tendono a chiudersi rispetto ai genitori, approfittino di questa consapevolezza che le informazioni essenziali sono già a disposizione per evitare anche quel minimo di confronto che una volta era necessario. Quando un figlio non vuole raccontare come si trovi a scuola e quello che lì avviene; quando evita regolarmente di dare i suoi riscontri su tutta quella parte della sua vita, è bene che i genitori si interroghino e non lascino intentate le possibilità di “scavare” in quei silenzi che spesso sono richieste di attenzione o comunque nascondono un disagio. Si tratta di un confine sottile quello che separa il non essere assillanti con il non esser disposti a dare ai propri figli tutto l’appoggio di cui hanno ancora bisogno, nonostante non ce lo chiedano più, o non lo chiedano più nel modo in cui ce lo chiedevano quando erano più piccoli.
A ben guardare dovremmo anche considerare il fatto che il registro elettronico può indurre i genitori a sentirsi appagati delle informazioni recepite e non ritenere più necessario andare ai cosiddetti colloqui con gli insegnanti. Va da sé che, anche in questo caso, si perde una dimensione di autenticità e la ricchezza che solo il contatto umano può offrire. Conoscere personalmente un docente del proprio figlio sarà sempre più prezioso del solo recepire un suo voto sul registro e potrà sempre aiutare qualora vi siano delle difficoltà nella relazione professore-studente.
