Idee
Circa sette milioni di studenti italiani stanno per tornare in classe. I primi saranno quelli della Provincia autonoma di Bolzano l’8 settembre, seguiti dalle altre regioni fino a Puglia e Calabria il 16. Per tutti una serie di novità. Anzitutto l’estensione anche alle scuole superiori del divieto dei cellulari in classe. Quindi il voto in condotta: con il 5 è bocciatura automatica; con il 6 si viene rimandati a settembre e per essere promossi occorrerà superare una prova sui valori di cittadinanza. Per quanto riguarda le sospensioni, non saranno più solo punitive: gli studenti potranno svolgere attività di riflessione sui propri comportamenti o partecipare a iniziative di cittadinanza solidale. Dall’11 settembre, inoltre, mille docenti specializzati nell’insegnamento dell’italiano agli stranieri saranno attivi nelle scuole, per favorire l’integrazione e combattere la dispersione. L’ultima nuova misura riguarda l’esame di maturità: a differenza di quanto avvenuto quest’estate, dal 2026 chi rifiuta di sostenere l’orale sarà bocciato, indipendentemente dai risultati delle prove scritte.
Eraldo Affinati, scrittore, docente e fondatore insieme alla moglie Anna Luce Lenzi, della scuola Penny Wirton per l’insegnamento gratuito della lingua italiana agli immigrati – oggi 65 postazioni didattiche in tutto il Paese – quest’anno ha dato alle stampe due libri sul tema educativo: “Testa, cuore e mani. Grandi educatori a Roma” (Lev), e “Amore del futuro. Educare oggi” (Edizioni San Paolo). Con lui abbiamo parlato di queste nuove misure, ad eccezione del divieto dei cellulari sul quale si era già espresso qui.
Professore, il voto in condotta come strumento educativo e disciplinare può davvero promuovere comportamenti più rispettosi e consapevoli?
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L’inasprimento del voto di condotta è solo un’apparente scorciatoia
che a mio avviso non promuove comportamenti più rispettosi, men che mai realmente consapevoli, da parte degli alunni difficili. Può soltanto radicalizzare, drammatizzandolo, il confronto fra allievi e docenti. Peggio ancora: non farà che accrescere la dimensione artificiale dello “stare a scuola”.
Quali strumenti alternativi, allora, indicherebbe?
Gli adolescenti più inquieti nascondono grovigli, quasi sempre di origine familiare, che il bravo educatore è chiamato a risolvere provando a scendere nella loro notte interiore. Ma non può farlo da solo. Ecco perché i consigli di classe in questi casi dovrebbero organizzare per gli alunni indisciplinati e riottosi esperienze formative in grado di mostrare la dimensione corale della vita, facendoli uscire da quella specie di incantamento esistenziale che, nei momenti di crisi, è destinata a prevalere.
Come si può trasformare una sospensione in un’occasione di crescita?
Di fronte a questa domanda tornano davanti ai miei occhi i tanti ragazzi e ragazze che negli anni sono venuti alla scuola Penny Wirton a fare volontariato coi loro coetanei immigrati. Sospesi negli istituti che frequentavano, e quindi indirizzati da noi. Ci erano stati presentati come piccoli delinquenti, chissà, forse qualcuno lo era davvero, ma a vederli in azione ai tavolini mentre insegnavano l’italiano a Mohamed o Ibrahim, sembravano altre persone. Parlando con questi Lucignoli, ogni volta ho scoperto equivoci, fraintendimenti, cieche vitalità, perfino talenti sommersi, tali da allontanarmi da qualsiasi tentazione di inasprimento normativo.
Quali competenze civiche dovrebbero essere al centro della prova per chi ha 6 in condotta?
Chi ha il 6 in condotta deve capire che ogni nostra azione produce una conseguenza di cui dobbiamo assumerci la responsabilità.
La comprensione di questo è alla base di ogni cosiddetta competenza civica. Ma non possiamo illuderci che basti assegnare un brutto voto per riuscire a metterlo nella testa di uno scolaro.
In base alla sua esperienza sul campo, come giudica l’inserimento di docenti specializzati nell’insegnamento dell’italiano per stranieri? Un primo passo per contrastare la dispersione scolastica e favorire l’inclusione? Ma può bastare?
E’ solo un primo passo, appunto. Poi bisognerà vedere come verranno impiegati questi docenti di supporto linguistico nei confronti dei nuovi arrivati ma anche a beneficio delle seconde generazioni. Quante ore verranno assegnate. In quale contesto si realizzerà l’azione didattica. E’ vero che ciò dovrà essere affrontato dai singoli istituti, ma è altrettanto indubbio che bisognerà rendere strutturale, e non estemporaneo, questo intervento comunque positivo.
Sempre in tema di inclusione, ripensando ai quattro bambini rom a bordo dell’auto rubata che lo scorso 11 agosto ha travolto e ucciso Cecilia De Astis nella periferia di Milano, è emerso che vivevano in un insediamento abusivo lontano da tutto, senza mezzi per raggiungere la scuola a diversi chilometri di distanza. Come loro ce ne sono moltissimi altri. Che cosa si può fare per “agganciarli”, pur sapendo che il tema è molto complesso ed ha radici culturali profonde?
I bambini rom sono i più difficili da intercettare visto la condizione di degrado in cui crescono e vivono ma proprio per questo lo Stato non può disinteressarsi di loro, delegando al Terzo Settore ogni incombenza al riguardo.
Quando l’aiuto è personalizzato funziona di più. Anche qui potrei ricordare tante buone pratiche: microsuccessi quotidiani che non fanno notizia, poi basta un caso eclatante per gettare discredito su tutto.
Come valuta l’ipotesi bocciatura per chi si rifiuta di sostenere il colloquio orale, pur sapendo che i maturandi che quest’estate hanno fatto scena muta sono stati ugualmente promossi?
Le scene mute fatte registrare alla maturità dello scorso anno segnalano un problema reale, legato alla natura convenzionale dell’esame, le cui percentuali di bocciati sono da tempo irrisorie. Ci sarebbe bisogno di un vero ripensamento complessivo degli esami di Stato, ma non credo che ciò possa accadere nel breve termine; quindi, dovremo giocoforza continuare ad accettare il formalismo finale di questa verifica che alcuni ragazzi sentono estranea.
Per concludere: quali sono, secondo lei, le priorità educative per la scuola italiana oggi?
La vera priorità è legata alla rivoluzione digitale che chiama la scuola ad un cambiamento epocale oggi ben là da venire. Continuiamo a parlare di dettagli e piccole questioni, troppo spesso strumentalizzate politicamente, di fronte alla casa che brucia.
Oggi i ragazzi hanno percezioni nuove, si trovano di fronte a possibilità conoscitive inaudite, con modalità mai viste prima. Quando si siedono in aula, invece, è come se tornassero indietro nel tempo, in una dimensione novecentesca ormai largamente superata. Eppure, sono certo che da questa discrasia generazionale l’essere umano saprà ricavare il meglio.