Idee
Se questo è il turismo… Dannoso paradosso
Il sovraffollamento coinvolge città, mare e montagna, ma esiste ancora un’alternativa rispettosa dell’ambiente
IdeeIl sovraffollamento coinvolge città, mare e montagna, ma esiste ancora un’alternativa rispettosa dell’ambiente
La crescita dei flussi di visitatori sta investendo in modo incontrollato le principali città italiane, ma anche molte spiagge e alcune località montane, trasformando questi luoghi in beni di consumo dai quali estrarre il massimo valore attraverso un rapido processo di sfruttamento turistico. Un paio d’anni fa mi sono trovato, senza averci pensato troppo e quindi per mia colpa, a Venezia nei giorni di Pasqua e mi è bastata una mezz’ora per capire che quelle calli che tanto amo non erano più le stesse: il flusso ininterrotto di persone, le code ai bar, gli spintoni nei restringimenti sui ponti rendevano la città più bella del mondo una specie di incubo da cui fuggire rapidamente. Leggo che a Firenze, a Roma, a Napoli analoghe situazioni sono sempre più frequenti e impongono riflessioni attente. Le città più attraenti hanno subito un insieme di trasformazioni sociali, economiche e spaziali innescate dalla crescita del settore turistico. È come se in alcune parti della città sia stato escluso dallo spazio urbano tutto ciò che non rientra in pratiche di consumo turistico. Questo porta con sé alcune conseguenze nefaste tra le quali l’espulsione degli abitanti, l’inquinamento, l’aumento dei lavori precari e la mercificazione del patrimonio culturale. L’Italia è diventata una destinazione ambita dai turisti stranieri; il flusso turistico negli ultimi anni ha registrato un incremento notevole, con un aumento annuale del 5 per cento, secondo una stima dell’Organizzazione mondiale del turismo, favorito dai voli a basso costo, dalla possibilità di pianificare i viaggi tramite applicazioni e social network e dalle traversate crocieristiche. Il fatto che queste mete siano diventate una sorta di status symbol da raggiungere le ha fatte rientrare nel circuito del turismo di massa tanto che la domanda non riesce a essere soddisfatta dall’offerta. Quasi buffo è il caso di Portofino: il sindaco ha emesso un’ordinanza che vieta di fermarsi in piazza, cioè il visitatore deve continuare a camminare, pena una multa. Per descrivere questi casi, cioè mete stracolme di turisti, si è coniato un termine inglese: overtourism.
Il sovraffollamento però non riguarda solo città famosissime, è stato registrato anche in alcuni luoghi che per secoli sono stati pensati come spazi lontani, silenziosi, quasi deserti. Alcune montagne, rese più accessibili da una comoda viabilità, si sono viste invadere da migliaia di persone giunte con auto, moto, biciclette a pedalata assistita e alcune, ormai in netta minoranza, anche a piedi. Da molti anni non vado a camminare intorno alle Tre Cime di Lavaredo, tra le più belle montagne del mondo. L’ultima volta che mi è capitato avrei dovuto, un chilometro prima del rifugio Locatelli, mettermi in fila e mi sono rifiutato di farlo. Leggo nel sito del rifugio: «A causa della gran mole di richieste di pernotto che ci giungono normalmente, siamo costretti a cambiare completamente il nostro sistema di prenotazione. Siamo semplicemente sopraffatti da circa diecimila richieste via e-mail all’anno, tanto che non siamo più in grado di rispondere personalmente». Pochi giorni fa le Tre Cime sono state citate da tutti i media: alla loro base, una mano ignota aveva scritto con un pennarello indelebile “tourists go home”, cioè turisti andate a casa. La roccia usata come lavagna è in realtà una parte di montagna dal valore inestimabile perché conserva alcune orme di dinosauro. Dunque l’imbecille che ha voluto protestare contro l’eccesso di presenze turistiche ha violato l’integrità di un luogo raro e prezioso. Di fronte a questi problemi penso che una speranza ci sia: in ogni momento abbiamo la possibilità di scegliere mete alternative, di studiare date più opportune e orari meno consueti. L’Italia è piena di città grandi e piccole di notevole bellezza e diventa un’autentica avventura scoprirne i tesori poco noti. I paesaggi montani e collinari sono là che ci aspettano a braccia aperte e nessuno ci chiederà di pagare un biglietto, di chiedere un permesso. Il turismo che preserva e valorizza l’ambiente non solo è possibile, ma è anche uno dei modi che abbiamo a disposizione per cominciare a riconciliarci con il mondo che ci circonda.
Daniele ZoviScrittore e Naturalista