IdeeDiritto all’abitare. Il vescovo Claudio, in un recente incontro, ha ribadito la necessità di unire le forze per rispondere al bisogno abitativo. Resta il tema degli immobili vuoti: Padova risponde
Se in alcune Regioni italiane ci sono Comuni che “vendono” case a un euro pur di provare a contrastare lo spopolamento, cresce in altre la difficoltà a rispondere al diritto all’abitare. Da una parte 9,5 milioni di abitazioni vuote che non vengono immesse sul mercato (il 27,2 per cento su un totale di 35 milioni di abitazioni) secondo il rapporto Federproprietà-Censis presentato al Senato dalla Fimaa, la Federazione italiana dei mediatori immobiliari. Dall’altra la quasi impossibilità nelle aree a maggiore pressione a trovare immobili in affitto a prezzi sostenibili. Se si somma questa situazione a redditi che non crescono, siamo di fronte a una vera e propria emergenza-casa. Molte le ragioni di questa emergenza abitativa: dall’assenza di politiche strutturali ai timori dei proprietari di immobili di riuscire a rientrare in possesso dell’alloggio in tempi certi, dall’impennata degli affitti brevi per turisti alla crescente domanda di alloggi per studenti nelle città con università attrattive come Padova. Città nella quale secondo rilevazioni Istat ci sono 16.550 immobili non occupati, il 14,3 del totale. E non va meglio in provincia: Piacenza d’Adige risulta avere oltre il 30 per cento di case vuote, Cinto Euganeo e Montagnana più del 28 per cento, Este il 20,9 per cento, Monselice il 17,5, Cittadella e Fontaniva quasi il 15 per cento. Per andare sotto al 10 per cento di abitazioni non occupate stabilmente bisogna andare nella prima cintura urbana con Noventa e Saonara (9,9), Vigonza (9,3), Mestrino (8,2), Albignasego (7,3), Selvazzano (6,7) e Rubano (6,1). Centrale è la questione della tutela della proprietà, secondo Patrizio Bertin, presidente di Ascom Confcommercio: «A Padova e altre località attrattive come le città murate molti vanno verso gli affitti brevi, nei Comuni più distanti e meno serviti si preferisce lasciare le case desolatamente vuote». Di recente, forte è stato l’intervento del vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla che, nell’incontro con i rappresentanti delle associazioni di categoria nella sede della Camera di Commercio ha invitato a unire tutte le forze per rispondere al bisogno abitativo perché «solo la casa dà piena dignità alle persone».
«La situazione evolve nell’unico modo possibile – ci aggiorna Giulia Zago, segretaria generale della Sicet-Cisl del Veneto, il Sindacato inquilini casa e territorio – Da 30 anni in Italia mancano politiche per la casa e si riducono le risorse per il fondo affitti mentre negli anni molte risorse (bonus e detrazioni) sono state destinate a sostenere mutui e ristrutturazioni e poche misure sono previste per chi cerca una locazione». Strade possibili? «Si potrebbero agevolare le detrazioni delle spese per l’affitto nella dichiarazione dei redditi. Se subito dopo la pandemia parlavamo di emergenza abitativa, perché il fenomeno stava emergendo, adesso siamo in una crisi conclamata a 360 gradi, che interessa tutta la regione Veneto e che a Padova mostra numeri più preoccupanti perché alle richieste delle famiglie si sommano quelle degli studenti fuori sede». Il settore più in difficoltà è proprio quello degli affitti perché chi può accende un mutuo, mentre la concorrenza spinge al rialzo i prezzi dei pochi alloggi destinati ad affitti lunghi. «Si parla di un rapporto uno a tre tra mutuo e reddito. Come possono essere sostenuti affitti da mille euro al mese per famiglie che ne incassano duemila? – si chiede la segretaria della Sicet che rileva come siano limitate le possibilità di intervento pubblico – Ater e Comuni hanno poche risorse e tendono ad allocarle nella manutenzione dell’esistente più che nell’acquisto di nuovi alloggi. Con il risultato che a Padova abbiamo 1.300-1.400 persone in graduatoria e si riescono ad assegnare una decina di alloggi al mese. A Rovigo la situazione è un po’ migliore perché a fronte di una graduatoria con 400 persone, in tempi brevi saranno assegnati 70 alloggi e altrettanti entro la fine dell’anno. Le vendite straordinarie dell’Ater sono dovute alla necessità di trovare risorse per le manutenzioni liberandosi di alloggi inagibili. Qualche risorsa potrebbe arrivare dalla prevista cancellazione del trasferimento alla Regione dello 0,04 per cento imposta per legge regionale sul valore immobiliare e patrimoniale locativo delle Ater del Veneto». «Per affrontare una situazione così complessa, a Padova ci stiamo muovendo su più fronti – sottolinea Francesca Benciolini, assessora alle Politiche abitative e all’edilizia residenziale – Abbiamo un protocollo sfratti che grazie alla mediazione con i proprietari permette di anticipare lo sfratto e supportare i nuclei che rischiano di trovarsi in strada, stiamo trasformando tre edifici che saranno disponibili per l’emergenza abitativa di nuclei fragili con 350 alloggi che saranno gestiti con il cohousing sociale, con spazi condivisi. In collaborazione con alcune cooperative abbiamo piani di accompagnamento all’abitare perché la difficoltà a trovare una casa si accompagna ad altre fragilità. Inoltre abbiamo avviato rapporti con i Comuni della cintura urbana, riuniti nel Comepa, perché le nuove linee del tram stanno già portando interesse in aree della prima periferia e a Rubano è arrivata la richiesta per un nuovo studentato». L’assessora, che il 30 gennaio ha incontrato a Bruxelles il commissario europeo per l’energia e le politiche abitative, il danese Dan Jørgensen, crede che il numero degli alloggi effettivamente liberi sia inferiore a quello rilevato a campione dall’Istat – circa 12 mila anziché oltre 16 mila – e che sia importante chiedersi le ragioni della mancata disponibilità all’affitto e la reale tipologia delle abitazioni chiuse. «Nei Tavoli per l’abitare abbiamo riunito 37 enti, sindacati, Confindustria, Cariparo, Diocesi, Esu e altri che stanno socializzando il problema della casa e maturando soluzioni possibili come l’istituzione di un fondo di garanzia per i proprietari e per sostenere il microcredito a chi dovesse trovarsi in situazioni di improvvisa fragilità. Abbiamo raccordato il lavoro degli uffici comunali che a vario titolo si occupano di casa. Padova è molto attrattiva e come Comune abbiamo già portato al massimo l’Imu per gli immobili sfitti e abbassato quella per gli affitti a canoni agevolati. Facciamo il possibile a livello locale, perché su questi temi non c’è supporto della Regione».
Venerdì 7 febbraio il Partito democratico regionale ha presentato a Padova il “Patto per la casa”. Cinque i punti: la creazione di un’Agenzia regionale per la casa; un piano di edilizia residenziale pubblica da 50 milioni di euro all’anno; il potenziamento dei fondi per l’affitto e la morosità; la tutela contro gli sfratti; incentivi per alloggi destinati a studenti e lavoratori.
