Il mese di settembre viene ad essere, oramai da molti anni, un simbolico spartiacque tra un “prima e un dopo”, in cui le Feste del volontariato ben rappresentano quel prezioso momento di incontro tra associazioni, cittadinanza e pubbliche amministrazioni. Non si tratta di una sterile esibizione né tantomeno mera presenza, il senso profondo di questo esserci risiede invece in quella quotidianità che diventa straordinarietà in quella voglia, e al contempo necessità, di creare connessioni in grado di contaminare pezzi di mondo che, proprio in quanto pezzi, sono altrettanto essenziali nel dare una forma tridimensionale alle nostre esistenze.
Le centinaia di associazioni e le migliaia di volontari che animano le piazze delle nostre città in questo periodo hanno il compito di ricordare a tutti noi che la gratuità che caratterizza il loro operato è frutto di un meticoloso e faticoso lavoro che porta molto spesso, uomini e donne, a togliere risorse ed energie alla propria quotidianità immaginando così che il bene non sia solo un concetto astratto ed ideale, ma rappresenti una possibilità che, come tale, va affermata e cercata giorno dopo giorno districandosi nelle complesse dinamiche che caratterizzano la vita di ciascuno di noi.
Costruire, in qualsiasi campo e ambito si voglia mettere questo verbo, richiede fatica, dedizione, competenza e lungimiranza ed è pertanto sempre più vero che ancora oggi, e forse soprattutto oggi, ci sia un estremo bisogno di chi utilizza questa parola guardando alle persone, alle relazioni che esse generano, alle differenze che arricchiscono e mai ostacolano, come a quei mattoncini necessari per edificare comunità coese e solidali.
Nulla ci è dato perché dovuto guerra e pace, solidarietà o egoismo, sono opzioni che possiamo noi e solo noi esercitare indipendentemente dal posto che occupiamo nel mondo o dalla ricchezza che deteniamo: tutto questo rende le cose da un lato tremendamente semplici, dall’altro tremendamente responsabilizzanti, ma forse anche tremendamente affascinanti. Le associazioni e i volontari, al di là di ogni sterile idealizzazione e con tutte le imperfezioni proprie delle attività umane, sono lì a ricordarci che il “mi sta a cuore” di don Milani dipende proprio da come decidiamo di rispondere ai bisogni cui quotidianamente siamo posti di fronte; la parte da cui stare solletica direttamente il nostro stesso senso di responsabilità ed il senso che noi diamo a parole come “comunità” e “solidarietà”.
Da ultimo, ma non per ultimo, non dobbiamo dimenticare che la possibilità di ritrovarci all’interno di una associazione di volontariato è espressione della libertà che ci è data in questo nostro piccolo pezzo di mondo mentre in altri luoghi, per altro non così remoti, il “fare volontariato” o il “costituirsi in associazione” rappresenta una minaccia che non consente di esercitare un diritto che troppo spesso diamo per scontato o ci dimentichiamo di avere. Ecco in questo settembre portiamo nelle nostre piazze anche un messaggio di pace che non rappresenti una sterile manifestazione d’intenti, ma l’impegno a guardare gli altri con gli occhi delle centinaia di volontari e volontarie che abbiamo accanto a noi.