Storie
«Ho conosciuto lo Spedale da pellegrino, ormai parecchi anni fa, quando arrivai a Roma, ovviamente a piedi». Pietro Sguotti, Piero per tutti, di Conselve, già dirigente del settore veterinario dell’Ulss 6, la moglie Fiorenza Donà e un’amica di Tencarola, Paola Fabris, svolgono il servizio di accoglienza allo Spedale della Provvidenza di San Giacomo e San Benedetto Labre, che si trova nel cuore di Trastevere, gestito dal Capitolo Romano della Confraternita di San Jacopo di Compostella. È una struttura che dà ospitalità ai pellegrini in arrivo a Roma o in partenza dalla capitale per un pellegrinaggio a piedi o in bicicletta devotionis causa (per motivi di devozione) sulla Via Francigena, sui cammini di Assisi, sulla Via Francigena del Sud, per Gerusalemme, sulle altre vie di peregrinazione romane e verso altre mete sante.
Dopo cinque anni di permanenza nel quartiere Testaccio, frutto della generosa ospitalità della Congregazione delle Figlie della Divina Provvidenza, il 5 ottobre 2013 lo Spedale si è trasferito nello storico quartiere di Trastevere, presso le pertinenze della Basilica di Santa Cecilia. Qui è ubicata la casa dalle suore Francescane missionarie del Cuore Immacolato di Maria e in questo luogo, ricco di storia e di sacre memorie millenarie, vicinissimo alla Basilica vaticana, la Confraternita utilizza una parte dello stabile per l’attività di accoglienza dei pellegrini. La Confraternita di San Jacopo di Compostella, di cui in particolare Piero e Paola fanno parte come confratelli, è stata fondata a Perugia il 29 settembre 1981 da un gruppo di pellegrini che intendevano mantenere il ricordo del loro pellegrinaggio a Santiago e recuperare la tradizione di una precedente confraternita compostellana presente in città fin dal Trecento. A questo primo nucleo si sono aggiunti presto pellegrini da tutta Italia, tanto da configurarla sempre di più come un’istituzione che ha la sede storica a Perugia, ma con articolazioni su tutto il territorio nazionale. Nel 1989 ha ottenuto il riconoscimento ecclesiastico, divenendo pienamente soggetto di diritto canonico e dagli anni Novanta è presente con proprie strutture di accoglienza sul Cammino di Santiago e sulla Francigena.
Piero, Fiorenza e Paola hanno svolto il servizio di “spitaleri” nello scorso mese di aprile, proprio nei giorni successivi alla Pasqua, segnati dalla morte di papa Francesco. E Piero ci è tornato anche nell’ultima settimana di settembre, dopo aver condotto a Roma un gruppo di parrocchiani di Conselve che hanno partecipato al pellegrinaggio giubilare a piedi.
«Ho fatto il mio primo servizio nel 2017, ma devo dire che in ogni occasione ho avuto modo di fare una grande esperienza di interculturalità», racconta Piero Sguotti. «E poi si crea una bella empatia con le persone che bussano alla porta e chiedono ospitalità – aggiunge la moglie Fiorenza, che si dedica all’attività di preparazione dei pasti, cena e colazione del mattino –Qua si viene a conoscenza di tante storie di profonda umanità: ricordo, per esempio, l’ospitalità ad un gruppo di persone detenute al carcere di Rebibbia che avevano fatto un pellegrinaggio e dai quali abbiamo conosciuto le loro vicende e anche il percorso di redenzione che hanno affrontato».
Lo Spedale apre le sue porte per l’accoglienza dei pellegrini dalle 15, mentre al mattino l’orario di uscita è entro le 9. Un momento molto significativo viene svolto alle 19.30 di ogni sera quando gli spitaleri, prima della cena, compiono il rito della lavanda dei piedi ai pellegrini. Come spiega don Paolo Asolan, di origine trevigiana, cappellano del Capitolo Romano: «Bisogna andare con la mente al tempo di Gesù, quando tutti, appena uscivano di casa, avevano i piedi sporchi: era la condizione inevitabile di chiunque si mettesse in cammino. Così la lavanda dei piedi segnava il ritorno a casa, o l’accoglienza in una casa amica. Potersi lavare i piedi significava essere arrivati, potersi fermare, poter rimanere, riposarsi e rimettersi in forze durante il pasto comune. Ed è anche il senso attuale del gesto che precede la cena».
Nello Spedale vi sono 24 posti letto, ai pellegrini viene offerto il letto, la cena e la colazione del giorno dopo. Piero che è incaricato dell’accoglienza spiega: «Possiamo dare ospitalità solo a chi ha fatto 100 chilometri a piedi o 200 chilometri in bicicletta, controprovati dalla presentazione della credenziale», sottolinea, precisando altresì che lo Spedale vive delle libere offerte dei pellegrini e di sostenitori. L’ospitalità è di due notti per i pellegrini a piedi e di una per quelli che arrivano in sella alle due ruote. Fiorenza e Piero ricordano che «sono tanti i veneti che prestano servizio nel corso dell’anno, ma ci sono anche tanti stranieri che lo fanno».
E Piero sottolinea l’esperienza fatta con una “spitalera” turca alla quale chiese i motivi che l’avevano portata allo Spedale: «Le sue parole “io sono alla ricerca” restano ben imprese nella mia mente». Ciascun pellegrino è libero di offrire liberamente quello che ritiene, poi vi sono anche enti e benefattori privati che con le loro donazioni consentono allo Spedale della Provvidenza di San Giacomo e San Benedetto Labre di restare aperto tutto l’anno. Con i coniugi Sguotti di Conselve ha condiviso l’esperienza anche Paola Fabris, di Tencarola, che così si racconta: «Lavorare, o meglio prestare servizio in un ostello a Roma per l’accoglienza ai pellegrini per me è stata un’esperienza incredibilmente gratificante. Io arrivavo da un’esperienza di pellegrina: dopo essere stata accolta in tanti ostelli, ho sentito il desiderio e la necessità di ricambiare quanto avevo ricevuto».
Continua Paola: «Ho avuto l’opportunità di conoscere lo Spedale di San Giacomo e San Benedetto Labre e poter inserirmi nel gruppo spitalieri di Roma. Poter prendermi cura di pellegrini che arrivano da ogni parte del mondo è stato oltremodo gratificante, offrendomi l’opportunità di incontrare persone diverse e arricchirmi di nuove esperienze. Tutto è stato positivo, dalla gioia di vedere i pellegrini contenti di trovare un sorriso di benvenuto, un bicchiere d’acqua per il primo ristoro, un posto pulito e accogliente in cui fermarsi a riposare. Poi la sorpresa e la partecipazione gioiosa al momento del lavare loro i piedi. La cena attorno al tavolo dove ognuno condivideva la propria esperienza e progettava anche il futuro. Le diverse lingue non erano un problema, attorno a un piatto caldo si capivano tutti. Il lavoro di tener in ordine e puliti gli spazi, preparare i pasti e altre piccole incombenze non è stato faticoso, ma solo gioiosamente gratificante e spero di continuare a lungo».
Hanno rinunciato ai buoni pasto per dare una mano allo Spedale. È quanto hanno fatto i giovanissimi di prima e seconda superiore di Conselve durante la partecipazione al Giubileo degli adolescenti, svoltosi in aprile. In visita a Piero e Fiorenza Sguotti, che erano in servizio, quando hanno saputo che l’ostello si sostiene con le offerte di chi vi alloggia, ragazzi ed educatori hanno pensato di donare tutti i buoni pasto che avevano ricevuto per il Giubileo, alla struttura, pur sapendo che avrebbero comunque potuto utilizzarli anche una volta tornati a Conselve.
Nella nostra epoca sarebbe stato definito un globetrotter, un giramondo, perché amava visitare a piedi i principali santuari d’Europa: da Santiago di Compostela a Loreto, da Roma al Gargano. È san Giuseppe Benedetto Labre, conosciuto come il mendicante o il vagabondo di Dio, vissuto dal 1748 al 1783.