Chiesa
In un Paese che si va sempre più svuotando, la domanda che si sente fare più spesso suor Laura Benedetta Roccato (nella foto), francescana alcantarina in Albania, è: “Ma perché tu che puoi non te ne vai?”. E lei risponde: “Ma se io vado via, chi ti vorrà bene, chi ti ascolterà, chi ti aiuterà a crescere? Come potrai amare se non ti saprai amato?”. Cinquant’anni di regime dittatoriale in Albania hanno portato diffidenza e indifferenza, a cui si aggiungono calo demografico, forte emigrazione, povertà e carenza di strutture e servizi. Per tutte queste ragioni, le suore alcantarine non vogliono e non possono abbandonare questo popolo.
Fare la differenza. “Siamo qui dal 1993”, spiega suor Laura, classe 1974, originaria di Firenze. Il suo racconto ci porta all’8 agosto 1991, quando la nave Vlora arrivò nel porto di Bari con a bordo 20mila albanesi: un esodo di disperati che sfuggivano al regime. “Noi con la diocesi di Otranto andammo a vedere cosa stesse succedendo in Albania, e dove la nave si è fermata abbiamo deciso di restare”. Un posto a Sud dell’Albania che si chiama Babicë e Madhe, a due ore e mezza da Valona, in un territorio a prevalenza musulmana. “Un villaggio rurale con appena 2.500 abitanti, dove 32 anni fa non c’erano strade asfaltate né spazi verdi né parchi”. Oggi, ci sono una scuola, un piccolo ambulatorio, un bar, qualche negozio di generi alimentari e un punto posta, ma ‘Il Centro’, la struttura a due piani delle alcantarine, ha fatto quella differenza che si chiama speranza.
Un luogo per giocare. “C’era bisogno di un luogo in cui giocare, crescere, stare insieme”, così ogni giorno lei e le sue due consorelle accolgono indistintamente 60 bambini e ragazzi dai cinque ai 16 anni, offrendo piccoli gesti di cura e diverse proposte:
sport, laboratori di musica, cucina e manualità, corsi di computer, biblioteca con 4.000 volumi in albanese.
“Abbiamo anche bambini disabili, con difficoltà di linguaggio e deambulazione, che sono perfettamente inseriti e non mancano mai. Favorendo l’incontro non solo dei piccoli ma anche delle famiglie più disagiate, diveniamo luogo di speranza per tante mamme che, col tempo, si avvicinano e chiedono di essere ascoltate, sostenute”.
Turismo e… dura realtà. Le donne albanesi, purtroppo, sono spesso vittime di violenza domestica e discriminazione, tanto più in un contesto economico in cui, tra cambio precipitato, prezzi in aumento e paga media dei mariti di 450 euro, si fatica ad arrivare a fine mese. Suor Laura conosce bene questa terra, dove è stata inizialmente qualche mese nel 1999, poi dal 2004 al 2009 e, infine, dal 2015 fino ad ora. “Il fatto è che l’immagine dell’Albania turistica che cercano di presentare non corrisponde a quella quotidiana dove la rete fognaria non esiste, la corrente elettrica salta, la spazzatura si brucia a cielo aperto. A Valona, su 150mila abitanti c’è solo una casa di cura per anziani: chi si prenderà cura di loro?”.
Il valore del donarsi. Di fatto, molti restano soli; i giovani vanno via alla ricerca di un futuro migliore, perché quello che viene definito il Paese delle Aquile, paradossalmente, non riesce a decollare. “Essere pellegrina di speranza in questa periferia, per me, vuol dire avere la possibilità di mostrare Gesù Eucarestia in un luogo in cui, altrimenti, non ci sarebbe. Come hanno detto alcuni nostri amici, siamo un avamposto spirituale”.
Gli albanesi conosceranno Gesù con i loro tempi, ma intanto le francescane alcantarine di Babicë piantano semi nei cuori:
durante le recite di Natale o spiegando la Pasqua nel dipingere le uova di rosso, come da tradizione ortodossa. “La nostra speranza, intanto, è che queste persone, attraverso l’amore gratuito sperimentato, imparino a comprendere il valore del donarsi senza aspettarsi un ritorno”, aggiunge suor Laura che proviene da una città dove le Misericordie sono nate nel 1244 e dalla parrocchia di Santo Stefano in Pane a Rifredi molto attiva sul piano missionario e del volontariato.
Vivere il Giubileo. Non ci sono cattolici tra i ragazzi iscritti al Centro e l’Amministrazione apostolica dell’Albania meridionale – che si chiama così perché non ha i numeri per diventare diocesi – conta una ventina di battezzati che, però, sono all’estero. Nel villaggio, ne sono rimasti cinque, di cui due educatori. L’Albania, tuttavia, ha ospitato i diversi giubilei nelle cinque diocesi; quello dei giovani di fine settembre si è svolto a Valona. Le varie congregazioni e i missionari che operano nel Paese (italiani, slovacchi e kosovari), invece, si incontrano quattro volte l’anno. I più lontani da Babicë sono a cinque ore di macchina ma, al di là delle distanze e delle fatiche, quella della missione è per suor Laura “una strada bella, esigente, provocante” perché, afferma, “ho una vita piena, in cui ogni giorno mi faccio un po’ di più sorella”.