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Teatro Bresci. Ti racconto le mafie a teatro
Teatro Bresci Dal 2011 fa un teatro civile, incentrato su temi “necessari”, dalla mafia del Brenta alla ‘ndrangheta, dal sequestro Celadon a Borsellino. L’obiettivo è raccontare
MosaicoTeatro Bresci Dal 2011 fa un teatro civile, incentrato su temi “necessari”, dalla mafia del Brenta alla ‘ndrangheta, dal sequestro Celadon a Borsellino. L’obiettivo è raccontare
È una lezione spettacolo quella che il Teatro Bresci di Cittadella, in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che ricorre il 21 marzo, porta in giro per le scuole e i teatri. Un racconto in cui si interagisce molto con chi ascolta attraverso diapositive, mappe, parole, domande e sguardi. Un racconto dedicato ad un tema importante, la mafia. Un racconto che si intitola proprio Ti racconto le mafie. «Dal 2011 – spiega Giacomo Rossetto direttore artistico di Teatro Bresci e attore unico in questo spettacolo – facciamo quello che viene chiamato teatro civile. Abbiamo iniziato raccontando la mafia del Brenta di Felice Maniero e poi sono arrivati gli altri spettacoli sulla sicurezza sul lavoro, su Ilaria Alpi, il giudice Borsellino, sulla ‘ndrangheta. Da giugno dell’anno scorso abbiamo uno spettacolo che racconta il più lungo sequestro di persona fatto in Italia, quello di Carlo Celadon». E poi c’è Ti racconto le mafie, questa lezione spettacolo che vuole fare luce sulle peculiarità di ogni mafia, chiarendone origini, struttura e modalità di azione. Quando nascono, come sono organizzate, come uccidono, dove e come si infiltrano, come funziona l’affiliazione, che ruolo hanno le donne, quali traffici sono i più remunerativi e quanto le mafie vi guadagnino; e ancora come viene combattuta la mafia, chi è il pentito e chi il collaboratore di giustizia, cosa può fare la società civile per contrastare il crimine organizzato. «Ti racconto le mafie è un progetto mio e di Anna Tringali, l’altra direttrice artistica di Teatro Bresci – spiega Rossetto – nato all’interno di un altro progetto fatto con Fondazione Cariparo nel trentennale della strage di Capaci e via D’Amelio che si chiamava “Impègnati”. Abbiamo creato una piattaforma online e degli eventi dal vivo in cui è stato ospite anche il procuratore Nicola Gratteri e all’interno di questo progetto è nata questa lezione spettacolo in cui racconto le mafie, dalle origini, dalla leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso fino all’evoluzione. Concludo la lezione raccontando la storia di alcune figure che hanno dato la vita combattendo la mafia, quindi don Pino Puglisi, il generale Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino, Peppino Impastato. La risposta è sempre molto viva e molto partecipe. Perché poi mafia è una parola che noi tutti adulti abbiamo sentito, i ragazzi invece ne sentono parlare meno, molto spesso non si pongono neanche il problema se ci sia oppure no, non riescono a capacitarsi, per esempio, di quanto la ‘ndrangheta guadagni ogni giorno col traffico di droga. Restano affascinati da alcune figure che l’hanno combattuto. Cerchiamo quindi di far aprire gli occhi a chi ci ascolta sulla presenza e la pervicacia della mafia in Italia e poi per noi è un grande risultato se questi ragazzi vanno a casa anche solo con la voglia di sapere qualcosa di più di questo tema, di approfondire». Lo spettacolo solitamente, in particolare quando è rivolto agli studenti, inizia con una domanda: cosa significa mafia? Cos’è la mafia? Le risposte, molto spesso, sono vaghe: è una cosa brutta, una cosa che fanno i cattivi. «I ragazzi fanno fatica a usare le parole giuste per definire un gruppo di criminali che si dà delle regole ben precise, che ha un atteggiamento soverchiante nei confronti della collettività e che ha come fine ultimo, quello di guadagnare mantenendo potere soprattutto e sopra tutti». Uno spettacolo che educa, trasmette, incuriosisce: «Qui siamo persone in carne e ossa – afferma Rossetto – nello stesso luogo, insieme, ci trasmettiamo delle cose, delle nozioni, delle emozioni, degli sguardi, questa è senza dubbio una formula vincente. E poi la memoria è memoria quando è un esercizio quotidiano di tutti. Se noi, tutti i giorni, ricordiamo e manteniamo un occhio attento e vigile su certi temi riusciamo a fare qualcosa, se diventa solo un tema da giornata sul calendario una volta l’anno, è una memoria, un ricordo che rimane quasi fine a se stesso». «Il nostro obiettivo primario – conclude il direttore artistico – è sempre quello di raccontare storie e come Teatro Bresci ci siamo dati una sorta di definizione: facciamo il teatro che pensiamo necessario. E quindi trattiamo temi che sono secondo noi necessari. Non parlare di mafia in un Paese in cui la mafia è nata, in un Paese che al suo interno ha la mafia più potente del mondo e in un Paese che la mafia l’ha esportata in tutto il mondo, ci sembrava non giusto».
Ti racconto le mafie è il 22 marzo alle 18.30 al Barco teatro in via Orto botanico 12 a Padova; venerdì 28 alle 10.15 all’istituto Kennedy di Monselice; il 4 aprile a Piazzola sul Brenta alle 10.30 a Villa Contarini. Giovedì 27 marzo alle 21 al teatro comunale di Mirano c’è lo spettacolo Il sequestro, gli 831 giorni di Carlo Celadon. Per informazioni: www.teatrobresci.it