Fatti
Turismo chiama qualità. Dopo la pandemia le vacanze sempre più in montagna
Le vacanze domestiche del dopo pandemia fanno salire la presenza di avventori in montagna, ma anche nelle città d’arte e di mare
Le vacanze domestiche del dopo pandemia fanno salire la presenza di avventori in montagna, ma anche nelle città d’arte e di mare
Ci sono immagini che passano alla storia, una delle più recenti e significative è quella della sottile striscia di neve neiprati di Adelboden, in Svizzera. Non una pista qualsiasi ma quella del Gigante del Campionato del mondo di sci, innevata artificialmente per consentire agli atleti di poter gareggiare così com’è successo anche nelle Alpi italiane perpermettere ai tanti appassionati di sciare salvando così la stagione turistica ma gettando un’ombra sul futuro dello sport così come dell’indotto. «Attendiamo a breve la conferma, con i dati dell’Epifania, di un Natale e Capodanno ottimi in tutti i settori, dovuto al ritorno degli stranieri – spiega Marco Michieli, presidente di Confturismo Veneto – A loro si sono uniti i tanti italiani non sono ancora andati all’estero: si conferma il trend post-pandemia delle vacanze domestiche e questo ha portato ai pienoni che si sono visti». E se le prime timide nevicate di gennaio non dovessero comunque rivelarsi sufficienti, gli operatori turistici rimangono ottimisti: «La mancanza di neve sta penalizzando i colleghi dell’Appennino – continua Michieli, che sulla situazione in Veneto è più ottimista – Neve sulle nostre montagne ne è venuta abbastanza e il know-how (conoscenza e sapere, ndr) che abbiamo noi e i trentini nello sparare la neve, mantenere la poca che viene e tenere le piste a regola d’arte è una garanzia». Una garanzia di efficacia ma non certo di economicità: lo scorso 3 dicembre l’assessore regionale al turismo Federico Caner annunciava di aver destinato poco meno di 30 milioni di euro per sostenere lo sviluppo delle aree sciabili anche in vista delle olimpiadi di Cortina 2026.
Se la montagna vive una stagione non priva di incognite, il resto della Regione è diviso tra le conferme del successo delle città d’arte e la sfida lanciata da quelle tradizionalmente balneari al turismo invernale. «Un punto di domanda c’è per il mese di gennaio che sta diventando un po’ debole negli ultimi anni – analizza il presidente di Confturismo – Da come andrà avremo la cartina di tornasole di tutta la primavera: se sarà appena decente soprattutto per le città d’arte,vorrà dire un inizio d’anno in gloria. Tutte le città d’arte stanno rispondendo bene con Venezia che è un bestseller a livello mondiale e fa campionato a sé, forse compete solo con Roma e Firenze. Anche Padova mi risulta stia andando bene». Il Palazzo della Ragione ha registrato oltre 20 mila ingressi, i Musei Eremitani oltre cinquemila, la Cappella degli Scrovegni sempre sold out. «Per le spiagge i numeri sono risibili, sono il primo a dirlo – continua poi Marco Michieli – Ci sono località maggiormente attrattive durante l’inverno come Chioggia perché oltre al mare offre la possibilità di visitare una piccola Venezia ma parliamo comunque di numeri non significativi». Jesolo ha visto oltre 200 mila visitatori affollare i mercatini di Natale e attendevail tutto esaurito per l’ultimo giorno dell’anno, un risultato sicuramente interessante ma che va parametrato con gli appena 25 hotel aperti su 400 censiti da jesoloturismo.it. E se, come in una vecchia commedia, l’inverno può riservare interessanti prospettive per il futuro al turismo balneare, l’anno per i concessionari delle spiagge si è concluso con un aumento del 25 per cento sui canoni stabiliti dal ministero. Quanto ci costerà la prossima estate, l’ombrellone?
Lo skipass più caro è quello del Dolomiti Superski, il comprensorio più grande d’Italia con piste in Veneto e Trentino. Una giornata sulla neve in Veneto costa fino 74 euro, un prezzo cresciuto in un anno di circa il 10 per cento. Spina dorsale degli impianti sono i collegamenti a fune, su cui la Regione ha intenzione di investire 200 milioni di euro cofinanziando al 50 per cento le nuove infrastrutture.
«Stiamo attraversando l’inverno peggiore di sempre a livello di temperature e precipitazioni – è il quotidiano il Dolomiti a rilanciare la nota degli operatori del Passo Lavazè, in Trentino – Tra pochi giorni, continuando così, saremo costretti a chiudere». Chiusure puntualmente avvenute su alcune piste e non si tratta di un caso isolato: in Austria, nelle località di Gemeindealpe – Mitterbach, gli impianti sciistici avevano aperto lo scorso 17 dicembre ma in pochi giorni sono stati costretti a chiudere per le temperature elevate. Fa troppo caldo sulle Alpi, insomma, e anche i cannoni sparaneve sono costretti a tacere perché la neve artificiale non reggerebbe a lungo.