Fatti
“Durante tutta la notte a Kyiv, soprattutto dopo le 2 e fino alle 4 di mattina, abbiamo sentito fortissime esplosioni. Probabilmente era il missile che ha purtroppo colpito una istituzione educativa, così ci hanno riferito le autorità, ma erano anche i missili e i droni russi intercettati e fatti esplodere dalle contraeree ucraine. Un campo di battaglia. Nessuno questa notte ha dormito. Tantissima gente è andata nelle stazioni della metropolitana e nei rifugi per proteggersi”. È don Taras Zheplinskyi, vice-direttore del Dipartimento della comunicazione della Chiesa greco-cattolica ucraina e parroco, a raccontare al Sir quanto questa notte la popolazione ucraina ha vissuto. Ore interminabili di attacchi, non solo sulla capitale, ma su tutto il Paese.
A Kyiv gli attacchi hanno colpito sei diversi quartieri e provocato la morte di almeno 4 persone e il ferimento di altre 20, 16 delle quali ricoverate in ospedale, hanno reso noto il servizio di emergenza e il sindaco Vitali Klitschko. Incendi si sono sviluppati in seguito al bombardamento russo anche in un condominio di 16 piani, una infrastruttura civile e in un hangar. Nella regione di Kyiv sono stati danneggiati i binari della metropolitana. “Abbiamo vissuto una notte difficile”, racconta don Taras, “anche se questi attacchi sono entrati nelle nostre vite ormai da più di tre anni. In questi ultimi giorni però avevamo creduto che gli sforzi diplomatici in atto potessero mettere fine a questa aggressione”.
Gli allarmi – racconta il sacerdote – hanno cominciato a suonare dalla mezzanotte. Avvisavano la popolazione che era imminente un attacco balistico con missili e droni sulla città. “Eravamo quindi preparati a subire un attacco massiccio e così purtroppo è stato. Ho parlato questa mattina con le monache di un monastero femminile che si trova nello stesso quartiere dove c’è la nostra cattedrale della Resurrezione di Cristo. Erano molto impaurite. Il quartiere si trova nella periferia della capitale dove la difesa antiaerea riesce ad intercettare i missili e droni russi prima che arrivino al centro della città”.
Ma l’attacco non ha preso di mira solo la capitale Kyiv. Sono state colpite anche altre regioni dell’Ucraina, come la città di Ternopil, la città di Lutsk vicino alla frontiera con la Polonia dove sono state ferite cinque persone, e villaggi alla periferia della città di Leopoli dove per fortuna gli attacchi non hanno provocato vittime ma hanno distrutto un’infrastruttura. “Cominciavamo ad avere speranza negli sforzi che le diplomazie stanno compiendo per arrivare ad un negoziato. Anche il nuovo Papa Leone ha cominciato ad intraprendere primi passi importanti per porre fine alla sofferenza del popolo ucraino. Nonostante le notti difficili, siamo sicuri che il Santo Padre porta nel suo cuore il popolo ucraino che soffre. Lui stesso, fin dal primo appello del Regina Coeli, ci ha assicurato di condividere le nostre sofferenze”.
“E anche oggi, durante questa notte difficile, non ci siamo mai sentiti abbandonati. Siamo sicuri di avere un posto nel cuore del Santo Padre e questa consapevolezza ci aiuta a sopravvivere ogni giorno, anche nei momenti più difficili, anche in mezzo alle atrocità che purtroppo continuiamo a vivere in Ucraina”.
Qualche giorno fa, Papa Leone XIV ha parlato al telefono con il presidente russo Putin e il Papa gli ha chiesto di “fare un gesto che favorisca la pace”. “L’attacco di questa notte – commenta don Taras – ha causato morti, feriti e distruzione. Ha preso di mira infrastrutture civili, edifici dove vivono le persone, dunque non obiettivi militari. Questo attacco – avvenuto solo dopo pochi giorni dopo la conversazione del presidente russo con il Santo Padre – smentisce la volontà delle autorità russe di compiere quanto il Papa ha chiesto. Dimostra che l’aggressore non rispetta nessuno e non rispetta nessuno sforzo che i leader del mondo, anche i leader religiosi e il più autorevole leader mondiale come Papa Leone, stanno compiendo per porre fine a questa aggressione. E questo ci dispiace tanto”.