MosaicoLe foglie di tè funzionano come vere e proprie "esche" per gli ioni di metalli pesanti come piombo, cadmio e cromo presenti nell'acqua
Una tazza di tè non è solo un piacere per il palato o un momento di relax, ma potrebbe trasformarsi in un inaspettato alleato per la nostra salute. Recenti ricerche scientifiche, infatti, hanno rivelato che il consumo di questa sostanza potrebbe offrire benefici per la salute finora inaspettati, andando oltre quelli già noti legati alla caffeina. In realtà, secondo uno studio pubblicato sulla rivista ACS Food Science & Technology, le foglie di tè possiedono una notevole capacità di purificare l’acqua in cui vengono lasciate in infusione, rimuovendo tracce di metalli pesanti potenzialmente dannosi.
La ricerca ha dimostrato che le foglie di tè funzionano come vere e proprie “esche” per gli ioni di metalli pesanti come piombo, cadmio e cromo presenti nell’acqua. Questi elementi vengono attratti dalle foglie e rimangono intrappolati in esse, venendo così eliminati quando le foglie vengono rimosse dalla tazza o dalla teiera. Questa scoperta, che conferma le ipotesi avanzate in un precedente studio minore pubblicato a novembre 2024, suggerisce che questa bevanda millenaria potrebbe rappresentare un metodo piacevole e naturale per depurare i liquidi che introduciamo nel nostro organismo.
I ricercatori della Northwestern University negli Stati Uniti hanno condotto esperimenti sistematici utilizzando diverse tipologie di tè (in foglie, in polvere e in bustina), variando metodi e tempi di infusione in campioni d’acqua contenenti concentrazioni note di ioni di metalli pesanti. Dopo l’infusione, hanno rimosso il tè e analizzato nuovamente le soluzioni, confrontandole con campioni di controllo in cui non era stato infuso alcun tè.
Lo studio ha evidenziato che il fattore più determinante per ottenere un’efficace rimozione dei metalli è il tempo di infusione: più a lungo le foglie rimangono a contatto con l’acqua, maggiore sarà la quantità di ioni metallici rimossi. Con i tradizionali 5 minuti di infusione, si riesce a rimuovere circa il 15% della concentrazione di piombo presente nel liquido. Risultati ancora più significativi si ottengono lasciando macerare il tè in bottiglia per un’intera notte, come nella preparazione casalinga del tè freddo.
La ricerca ha dimostrato che il tè in polvere risulta essere il più efficace depuratore, semplicemente perché la maggiore superficie di contatto con l’acqua aumenta la capacità di assorbimento. Sebbene siano state testate diverse varietà (tè verde, nero, bianco e oolong), tutti i tè erbacei hanno mostrato un’efficacia simile. La camomilla, al contrario, non sembra possedere le stesse proprietà purificanti.
Un aspetto interessante emerso dalla ricerca riguarda l’influenza del materiale delle bustine di tè sulla capacità purificante. Le bustine in cellulosa, oltre ad essere biodegradabili, funzionano meglio come “spugne” per i metalli, facilitandone il trasferimento al tè contenuto. Al contrario, le bustine in nylon, difficili da riciclare e fonte di microplastiche, non hanno mostrato un’efficacia soddisfacente, così come quelle in cotone.
L’esposizione a metalli pesanti è associata a numerosi problemi di salute, tra cui danni renali, disturbi ossei, problemi neurocomportamentali e dello sviluppo, demenza precoce, ipertensione e tumori. Gli autori dello studio precisano che, se si sospetta un’elevata presenza di metalli pesanti nell’acqua che si consuma, utilizzarla per preparare il tè non rappresenta comunque una soluzione ottimale.
Tuttavia, questa scoperta potrebbe ispirare lo sviluppo di nuovi metodi di depurazione più accessibili e sostenibili per rimuovere i contaminanti dall’acqua, rispondendo a un’esigenza particolarmente urgente in molte aree del mondo dove l’accesso all’acqua pulita rappresenta ancora una sfida significativa.
