Idee | Lettera.D
Una miscela pericolosa. Frammenti di società. La Lettera.d Tiziano Vecchiato
Differenze di genere e tra generazioni creano spaccature non tra classi sociali ma all’interno della stessa famiglia
Idee | Lettera.DDifferenze di genere e tra generazioni creano spaccature non tra classi sociali ma all’interno della stessa famiglia
L’incrocio tra disuguaglianze di genere e tra generazioni è molto preoccupante. Mette in discussione il futuro sociale di tutti e per tutti. Le prime, quelle di genere, sono da tempo nell’agenda politica, ma con scarsi risultati. Basta considerare le diverse retribuzioni per lo stesso lavoro e i cronici squilibri che penalizzano le donne. Prevale il “si dovrebbe”, ma senza crederci veramente. Chi si accontenta di poco può sostenere che è un buon inizio, in attesa di equilibri più virtuosi. Le disuguaglianze tra generazioni hanno invece a che fare con un crescente divario generazionale. Nel secolo scorso si parlava di ascensore sociale bloccato quando i figli non avevano speranza di migliorare il proprio status sociale rispetto a quello dei genitori. Oggi chi misura il deficit di speranza tra generazioni fa un esercizio ancora più preoccupante, chiedendosi se è in discussione il diritto al futuro dei giovani. Gli ultimi dati Istat dicono che la povertà assoluta in Italia si mantiene tra il 9-10 per cento (riguarda cioè circa 5,6 milioni di persone). Dopo dieci anni di aiuti crescenti, culminati con il reddito di cittadinanza, questa soluzione si sta rivelando una cura molto costosa per la solidarietà fiscale, circa 9-10 miliardi all’anno, che non sta riducendo gli indici di povertà. Ma allora serve? È un argine o una soluzione? Gli aiutati dal reddito di cittadinanza rimangono tra i poveri dopo gli aiuti ricevuti, ma non dovrebbe essere così. Però c’è un dato ancora più preoccupante. Emerge dalla distribuzione della povertà tra generazioni. I poveri assoluti nella fascia 0-17 anni nel 2021 superavano il 14 per cento mentre quelli con 65 anni è più erano il 5 per cento. Significa che la disuguaglianza tra generazioni è colossale, che ha messo radici all’interno delle famiglie, che allontana le condizioni di vita di nonni e nipoti. Non è, come in passato, disuguaglianza tra classi sociali benestanti e povere, ma tra componenti delle stesse famiglie.
La forza negativa di questi dati ci dice che le disuguaglianze di genere e tra generazioni possono diventare una miscela pericolosa, che già oggi prefigura rischi di decrescita sociale e umana. I nonni, con meno speranza di vita, hanno maggiore speranza economica. I nipoti con più speranza di vita non hanno sufficienti opportunità per lo sviluppo delle loro capacità. Qualcosa di simile sta avvenendo nell’ecosistema con il riscaldamento globale. Ma in modo diverso le disuguaglianze di genere e tra generazioni soffocano quello che abbiamo di più prezioso, la speranza umana, prefigurando una socialità incapace di rigenerarsi e promuovere la vita. È una sfida da affrontare prima che sia troppo tardi. Non è una novità ma una preoccupante e urgente necessità. Se ripercorriamo il problema con lo sguardo dei figli, dei genitori e dei nonni scopriremo che i figli si chiedono perché i genitori e i nonni non li amano fino al punto da fare qualsiasi cosa per contrastare questa ingiustizia e per arricchire la loro speranza di futuro. In passato si usava l’espressione “togliersi il pane di bocca per i figli”. I genitori diranno “ma come?”, abbiamo già il doppio carico del mantenimento dei figli e dei genitori diventati anziani. Potrebbero anche aggiungere che la povertà assoluta delle famiglie con cinque e più componenti ha purtroppo superato il 22 per cento. I nonni potrebbero infine sostenere che hanno lavorato tutta la vita per la pensione che ricevono, che non vogliono pesare sui loro figli. Sono altrettanti punti di vista che si intrecciano senza legarsi. Vedono il bene di alcuni disgiunto dal bene di tutti. Per questo la sfida delle disuguaglianze di genere e tra generazioni è così grande e difficile. Il problema non può che essere affrontato subito e insieme.
Tiziano VecchiatoPresidente della Fondazione Emanuela Zancan