C’è tensione sugli spalti. La partita è inchiodata sullo 0-0, in mezzo al campo, con la maglia numero 10 il fantasista arachide prova a dribblare gli avversari tè, riso e mais; si presenta a ridosso dell’area di rigore e lascia partire una sassata dritta verso l’incrocio dei pali. Ma ecco che il portiere manioca si supera con un intervento notevole e brillante. Frutto dell’immaginazione o di un’indigestione? Un buon escamotage da consegnare a scuola per agevolare lo studio delle materie prime e per ricorrere alla solita e universale barbabietola da zucchero? O arachidi, mais, riso e manioca possono essere davvero “protagonisti” su un campo di calcio?
A Taipei, in Taiwan esiste(va) lo stadio di calcio di Zhongshan. Costruito nel 1923 come struttura sportiva polifunzionale, nel 1989 fu ricostruito sul sito precedente dello Yuanshan Baseball Ground; aveva 20 mila posti che potevano diventare 40 mila durante i concerti. Sì perché più che per il calcio, non essendoci stato negli anni un vero campionato professionistico, ha visto nella sua storia esibirsi Michael Jackson, Beyoncé, Bon Jovi e Kylie Minogue.
L’impianto, andato poi in disuso, è stato chiuso ufficialmente nel novembre 2008. Ma mai del tutto abbandonato. Sì perché è stato coinvolto in una spontanea, quanto efficace “transizione ecologica” da parte della popolazione, anzi una vera e propria “trasformazione”. Da carcassa di cemento e ferro a orto urbano comunitario: gli spalti sono infatti terrazzamenti dove la gente del posto può gestire il proprio appezzamento di terra, coltivare ortaggi, frutta da tenere per sé o donare alla stessa comunità. Ci sono anche piccole serre e sistemi per proteggere le coltivazioni più delicate. Negli anni le attività si sono perfezionate, includendo workshop per agganciare nuovi utenti, ragionare sull’importanza dei prodotti stagionali e soprattutto a chilometro zero.
“Vai a zappare la terra” era un tempo l’insulto che tifosi amareggiati per le deludenti prestazioni lanciavano verso i calciatori della loro squadra. A Zhongshan succede, ed è quanto mai nobile.