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Volti assorti, mani talvolta raccolte nel gesto della preghiera, sguardi fissi all’altare dove si sono concentrati i gesti e si sono alternate le voci della veglia di preghiera dei giovani. Erano quelli del migliaio di ragazzi e ragazze che hanno gremito la Cattedrale di Padova, nella serata del 24 novembre. La veglia, giunta alla decima edizione, è stata organizzata dall’ufficio diocesano di Pastorale dei giovani e presieduta dal vescovo Claudio Cipolla. Quest’anno ha avuto come tema quello del messaggio di papa Leone XIV per la 40a Giornata mondiale della gioventù: «Anche voi date testimonianza, perché siete con me» (Gv 15,27).
In più momenti della serata è ritornato il tema della testimonianza. E testimoni sono stati don Carlo Tosetto, suor Valentina Tomba e Elisanna Pecoraro, attraverso le loro voci: per tutti e tre è risuonata, con parole pacate e nitide, la centralità della fede, una fede che si è fatta vita, che ha dato gusto alla loro esistenza, arrivando a dire con suor Valentina, dall’alto dei suoi 88 anni, «sono felice della vita perché mi sono sempre sentita molto amata dal Signore; è la cosa più bella».
Il momento centrale della veglia è stata la professione di fede pubblica vissuta quest’anno da undici giovani, preparata attraverso un cammino di discernimento (fatto nel percorso “Simbolo”, pensato dalla Pastorale dei giovani, o attraverso altre esperienze ecclesiali). Sono riecheggiate parole e pensieri alquanto toccanti e profondi, dove è emerso come l’amicizia con il Signore abbia aperto al desiderio della testimonianza pubblica. Tommaso ha affermato: «Io credo in te, che mi sei venuto a cercare quando mi stavo perdendo, quando mi stavo allontanando definitivamente da te, e mi hai stravolto il cuore». Oppure le parole di Elisa: «Io credo in te, Gesù, che mi insegni ad abbracciare la mia umanità nella sua interezza. Credo in te, che dalla croce mi insegni a danzare nonostante tutte le mie morti. Credo in te, che ogni giorno mi chiami a vivere una vita piena, anche se io continuo a non sentirmi all’altezza della tua chiamata».
Marta, ha scoperto «che leggere il Vangelo ogni giorno è come prendere un respiro profondo ad alta quota». Luca ha professato la sua fede dicendo di credere nella Chiesa, «che è la mia comunità, che da sempre sostiene il mio essere cristiano».
Dopo questo momento vissuto nel buio della Cattedrale, c’è stata la suggestiva accensione delle candele, partendo dalla luce del cero pasquale portata ai giovani presenti, dagli undici che hanno professato pubblicamente la loro fede.
Il vescovo Claudio, nel suo intervento, ha sottolineato: «Sono stato colpito dal comportamento del vostro corpo: l’inginocchiarsi che ha le caratteristiche del farsi piccolo, abbassarsi di fronte alle cose che riguardano Dio». L’essere in piedi: «Di fronte a Lui siamo nella pienezza della nostra dignità, siamo figli». E lo stare seduti «di chi vuole ascoltare, del discepolo». Il pastore, richiamando il tema della veglia, ha posto la domanda: «Come essere testimoni?». Da cui l’importanza del quotidiano «dove tenere viva la nostra fede, per una forma di testimonianza straordinaria». Don Claudio ha sottolineato un altro aspetto fondamentale: «La perseveranza, necessaria per la nostra vita, per vivere la professione di fede. Riguarda la nostra gioia, la nostra vera realizzazione».
Infine, alcuni suggerimenti per vivere quanto detto: trovare un povero a cui andare incontro, «Gesù ci insegna a saperlo riconoscere nel povero». Un secondo aspetto, il dare valore alle nostre comunità, «che sono corpo di Cristo. Chi vive nelle comunità vive dentro questo corpo». Da ultimo l’importanza del raccoglimento perché, «Dio è nella brezza leggera».