IdeeLa famiglia Regeni e la loro legale a Padova: «Come possiamo fidarci di uno Stato che dà priorità alle vendita di armi invece che alla protezione dei diritti umani?»
Padova, Paola Deffendi, Claudio Regeni e la loro legale Alessandra Ballerini sono stati definiti affettuosamente “maratoneti”, dopo una giornata densa di incontri con la comunità cittadina lo scorso 3 marzo: in mattinata ad Abano, nel pomeriggio all’università, nell’Archivio antico di Palazzo Bo, e in serata presso la Fornace Carotta. La vera maratona dei genitori di Giulio Regeni però è quella che li vede instancabilmente impegnati da sette anni nella ricerca di verità e giustizia per il figlio ucciso al Cairo nel 2016 dai servizi segreti di polizia egiziani. «Verità e giustizia sono il nostro obiettivo. Arrivarci significherebbe anche dare dignità al nostro Paese, non solo a noi – spiega Claudio Regeni – Come possiamo fidarci di uno Stato che non ci protegge quando siamo all’estero, o di uno Stato che al posto di aiutarci a cercare verità e giustizia ci ostacola e dà la priorità alla vendita delle armi invece che alla protezione dei diritti umani?”. Dalla testimonianza di Paola Deffendi e Claudio Regeni emerge come la loro, oltre che una lunga maratona, sia anche un’insidiosa corsa a ostacoli. Lo Stato italiano ha sicuramente smesso – ammesso e non concesso che abbia mai tentato – di provare a scalfire il muro egiziano fatto di depistaggi e ostruzionismo che ancora oggi blocca il processo della Procura di Roma, sospeso nell’aprile 2022. Mentre il governo italiano continua a dialogare per il proprio interesse con quello egiziano, il regime di al-Sisi ancora si rifiuta di fornire gli indirizzi degli imputati, impedendo di recapitare loro l’avviso di garanzia e quindi di svolgere il procedimento penale in contumacia. «I depistaggi sono cominciati subito – spiega l’avvocata Alessandra Ballerini – Il primo medico legale che ha esaminato il corpo di Giulio ha dichiarato che si trattasse di un incidente stradale. Con tutta la loro arroganza hanno pensato di poterla liquidare così. Poi hanno iniziato a sostenere che Giulio frequentasse strane persone, che spacciasse droga e addirittura che trafficasse in reperti archeologici. Il primo ostacoloche gli egiziani hanno incontrato nei loro depistaggi però è stato l’ambasciatore di allora, Maurizio Massari, che ha voluto vedere il corpo, che aveva segni di tortura. A quel punto non potevano più negare che Giulio avesse subito tutto il male del mondo. Il loro secondo ostacolo sono Paola e Claudio: gli egiziani non hanno capito con chi hanno a che fare».
Di fango su Giulio e sulla sua memoria ne è stato buttato molto. Lo testimonia la determinatissima madre Paola Deffendi: «Dopo tutto ciò che era stato giocato contro Giulio, abbiamo ricostruito un puzzle affettivo e di valori che volevano distruggerci. Questo ha a che fare con il fatto che, quando sei una vittima, i carnefici ti vorrebbero ricacciareancora più in basso. Giulio è stato tradito. Noi abbiamo vissuto con un delatore, quando alla notizia della scomparsa di Giulio di siamo precipitati al Cairo e abbiamo alloggiato nel suo appartamento con il suo coinquilino. Lui aveva vendutoGiulio ai servizi segreti e la sera in cui l’ambasciatore è venuto a casa a dirci che portava cattive notizie, senza osare a utilizzare l’espressione “Giulio è stato ucciso”, il delatore è rientrato e quando gli abbiamo raccontato ci ha preparato un tè. Noi siamo stati in mezzo a traditori e traditrici. Ho questa cosa sulla pelle, mi posso lavare dieci volte, ma miresta sulla pelle. È difficile da capire e da spiegare». Nonostante il dolore, la determinazione della famiglia Regeni nonretrocede. Una certezza, espressa da Ballerini, continua ad animare la loro ricerca di verità: «Tutto questo non può essere possibile: l’impunità e la vittoria degli assassini, che continuano a fare affari e stringere le mani dei nostri presidenti del Consiglio. A vederla così sembra che abbiano vinto loro, ma noi abbiamo fiducia nel fatto che il tempo non giochi a loro favore: si sbugiardano sempre di più. Il tempo ci rende più forti».
Nella mattinata di venerdì 3 marzo, i genitori di Giulio hanno incontrato i ragazzi e le ragazze dell’istituto Alberti e dell’alberghiero Pietro d’Abano. La classe 4A dell’indirizzo economico Amministrazione finanza e marketing dell’istitutoAlberti ha proposto di sua spontanea iniziativa di dedicare un’aula del dipartimento di Diritto, economia politica e geografia a Giulio. Ecco le parole dello studente Dario: «La mia classe ha proposto di dedicare un’aula a Giulio Regeni,come riferimento significativo della ricerca in ambito giuridico ed economico e come simbolo di un giovane desideroso di essere cittadino del mondo, impegnato nello studio ma nello stesso tempo attento alle esigenze di ciascuno. Con questo ci auguriamo e speriamo che all’interno di quell’aula crescano giovani curiosi e desiderosi di coltivare la solidarietà e il rispetto dei diritti umani. Anche noi “faremo cose”».
