Idee
È pensionato, ma certo a fare solo il nonno non ci sta. Guido Zanovello, eletto nuovo presidente dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti di Padova per il prossimo triennio, dopo aver sostenuto la carica di vicepresidente dal 2019 al 2025. Ha una lunga, importante e interessate carriera alle spalle e per questo è anche componente esperto, in rappresentanza sempre di Ucid, della commissione di supporto alla Diocesi di Padova in tema di Comunità energetiche (Cer) e transizione ambientale (Padova 2030). Sugli obiettivi del suo mandato il neo presidente Zanovello ha le idee chiare: «Punto a due cose: una gestione attraverso l’intelligenza collettiva, che non vuol dire lavoro di squadra, ma mettere insieme idee, sensazioni, competenze per far venir fuori qualche cosa che uno da solo non riesce a pensare. Mi sento un presidente pro tempore direi. Poi, data anche la mia formazione tecnica, credo che tutto il sistema in cui viviamo sia una grande rete fatta di tanti nodi collegati in modo a volte visibile a volte impercettibile e non è detto che un nodo sia collegato a quello adiacente, per cui anche se siamo un’organizzazione piccola quello che facciamo potrebbe avere influenze o contribuire a migliorare la società anche a distanza di tempo, a distanza di spazio. L’importante è mantenere accesa una fiammella, come dice il nostro socio decano che ha più di 90 anni. Non possiamo pretendere di incidere perché non abbiamo le caratteristiche per incidere in una città (vale a dire il numero – specialmente di votanti – e i soldi da mettere in gioco), però possiamo essere una piccola voce che si fa ascoltare». Una voce limpida, sottolinea Zanovello: «Noi ci chiamiamo Ucid, Unione cristiana imprenditori dirigenti: il termine cristiano è legato al periodo storico in cui è nata l’associazione, subito dopo la guerra, quando chi ha costruito il mondo occidentale moderno europeo erano tre cattolici veri: Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman. Sono loro che hanno forgiato il mondo occidentale, e non a caso, la Costituzione europea si ispira ai valori cristiani, il che non significa valori della Chiesa, ma i valori di duemila anni fa che hanno rivoluzionato il modo di pensare. Siamo cristiani perché nasciamo in quel contesto culturale però dico che siamo unione di imprenditori dirigenti, due parole che ormai hanno poco significato, sostituiamole con persone di buona volontà, che pensano di essere classe dirigente in senso buono, cioè indirizzando in qualche modo, dando l’esempio, che si ispirano ai valori cristiani ma possono essere anche non cristiani, perché ci sono anche atei che agiscono in modo molto più cristiano. Sono un socio Rotary e i principi del pensiero rotariano non sono poi così diversi».
L’impresa quindi come centrale, non solo per i soci: «L’impresa è uno dei due pilastri della società – l’altro è la famiglia – e senza l’impresa si fa fatica a tenere in piedi la società perché vuol dire dignità del lavoro, portare a casa uno stipendio, soddisfazione. Io ho sempre cercato di trovare soddisfazione nel lavoro oltre che seguire i miei princìpi e ho rifiutato attività che mi avrebbero permesso di guadagnare il doppio, ma sono contento così. I soldi sono come un virus: più si moltiplicano, più infettano e più richiedono di moltiplicarsi. È difficile trovare l’equilibrio tra la quantità di soldi che dà sicurezza e il di più». Zanovello è un ingegnere idraulico e ha sostenuto incarichi prestigiosi: ha lavorato alla progettazione degli interventi per il disinquinamento della laguna di Venezia, delle opere di bonifica e messa in sicurezza di Porto Marghera e la direzione lavori degli interventi alle bocche di porto della laguna di Venezia, come bocca di lido Treporti: «Con il Mose ho anche vissuto un periodo difficile, sette anni di processo perché avevo rapporti di lavoro e di amicizia con il direttore generale del Ministero dell’ambiente il quale era stato colpito perché volevano colpire il suo ministro: quando a Roma è cambiato il procuratore generale, la procuratrice che lo ha sostituito ha guardato le carte che mi riguardavano e sono stato giudicato improcedibile». Due i filoni che saranno approfonditi durante il suo mandato: l’intelligenza artificiale e il cambiamento climatico: «Sì, siamo pronti a cambiare perché il mondo evolve velocemente. L’intelligenza artificiale è ormai un elemento che fa parte della quotidianità e sul tema abbiamo in programma una serie di incontri; il primo a metà settembre insieme all’associazione Migranti, vedrà la partecipazione del card. Fabio Baggio, di un esperto di reputazione delle aziende e di un funzionario della banca Intesa San Paolo così accostiamo tre parole: intelligenza artificiale, che ormai è motore di tante imprese, impresa e migranti. Molti migranti, infatti, hanno un buon livello culturale, sono nativi digitali, hanno quindi profili inseribili nelle nostre imprese. L’arrivo dell’intelligenza artificiale è una rivoluzione e dobbiamo non solo capirla ma imparare a usarla e a conoscerne le potenzialità. Io parlo di intelligenza collettiva vista come sistema che può mettere sotto controllo l’intelligenza artificiale che altro non è che elaborazione dati, mentre l’intelligenza collettiva è elaborazione di idee, di invenzioni che deve stare al passo con i progressi dell’intelligenza artificiale».
Molto interessante è anche il progetto che riguarda il cambiamento climatico e che parte da papa Francesco: «L’enciclica Laudato si’ sostiene una visione di ecologia integrale che è molto attuale: dobbiamo far capire che ci conviene agire sul cambiamento climatico perché farlo genera opportunità anche per l’impresa; che economia circolare non significa riciclo di rifiuti, ma pensare il prodotto non necessariamente per venderlo ma per darlo in uso: se un’impresa costruisce un oggetto pensato per minimizzarne la manutenzione e la gestione e renderlo recuperabile a fine ciclo con la possibilità di separare i metalli e terre rare in modo semplice, è un mondo di attività e ricerca che genera e ci dà un po’ più di autonomia anche come Europa. Con la Diocesi di Padova, inoltre, vorremmo entrare nei programmi di Padova 2030, nelle comunità energetiche, intervenendo e sfruttando le galassie che le gravitano intorno. In sostanza noi con l’Ucid vogliamo seminare, certi e convinti che più di qualcuno coglierà».
Il primo a teorizzare il concetto di intelligenza collettiva è stato Pierre Lévy, filosofo e sociologo francese. Nel suo libro L’intelligenza collettiva (1994) descrive una conoscenza condivisa che nasce dalla collaborazione tra individui connessi in rete.