Storie
Era il 7 giugno 1955 quando l’allora vescovo di Padova mons. Girolamo Bartolomeo Bortignon inaugurò il nuovo Villaggio Sant’Antonio a Noventa Padovana. Era nato, due anni prima, per dare risposta a un bisogno del territorio, dare cioè accoglienza (e formazione) ai numerosi orfani che il secondo conflitto mondiale aveva generato. I frati minori conventuali della basilica del Santo acquistano così villa Giovanelli Colonna, la ristrutturano e danno quindi vita a un orfanotrofio. Nell’accogliere i bambini, fino a 300, sono aiutati dalle suore francescane missionarie di Assisi. «Si voleva garantire a questi fanciulli – spiega padre Giancarlo Paris, guardiano del convento dei frati presso il Villaggio Sant’Antonio – la figura materna e paterna e poi l’obiettivo non era una semplice assistenza, ma dare una formazione a questi ragazzi. All’interno c’era infatti una scuola elementare e media e poi è stata attivata una scuola secondaria di avviamento professionale di tipo industriale per meccanici e falegnami. Così nel tempo i bambini hanno potuto costruirsi un futuro. Molti di questi orfani oggi fanno parte dell’Associazione ex allievi e sono parte attiva della vita del Villaggio: mettono a disposizione il loro tempo e quanto hanno imparato nella vita». Negli anni Settanta i frati sperimentano delle forme nuove di accoglienza residenziale a dimensione più familiare, aprendo fino a quattro piccole comunità alloggio per minori, anche per accogliere le problematiche legate alle dipendenza e nel 1985 si impegnano a trovare una risposta a un altro bisogno emerso nel frattempo: l’accoglienza delle persone con disabilità. «I frati ascoltano e accolgono la richiesta delle famiglie – afferma Lucia Vettori, direttrice della struttura – Bambini e ragazzi con disabilità, che frequentavano la scuola dell’obbligo, non avevano poi altri servizi cui fare riferimento. Danno vita alle prime comunità alloggio e ai centri diurni. Sono stati molto coraggiosi e visionari perché hanno creato da zero un servizio coinvolgendo le famiglie, ma anche operatori e volontari». Oggi il Villaggio è un centro polivalente che gestisce servizi sociali e socio-sanitari nell’area disabilità con due centri diurni, due comunità alloggio, due progetti sul “dopo di noi”, un centro estivo per adolescenti con disabilità. Sono servizi autorizzati e accreditati dalla Regione Veneto che offrono interventi personalizzati. Sempre nell’area disabilità vi sono poi altri servizi flessibili e innovativi. Nell’area dei minori invece è presente un doposcuola per bambini e ragazzi del territorio e d’estate un centro estivo per adolescenti con disabilità e non. «Ricevo un bene e ti do un bene – dice Paola Boscarello, vice direttrice del Villaggio – questo è il motto che ci guida. Ti do un bene che crea un altro bene, offro un servizio che si genera su un bene e genera a sua volta un bene. E questo poi lo rivediamo nei volontari: molti di loro sono persone che hanno ricevuto un bene, un servizio qui al Villaggio e poi tornano per offrire un loro bene, il tempo, le competenze. Così il Villaggio diventa un punto di partenza più che un punto di arrivo». Prezioso in questo è anche il lavoro di rete con altre realtà o enti del territorio: dalle scuole al Club alpino italiano con il quale da circa tre anni si è avviata l’attività di montagna terapia (un approccio alla montagna per aumentare l’autostima), dall’associazione Gattamelata che quest’anno ha esposto a Padova i presepi realizzati dalle persone con disabilità al progetto “Il Santo per tutti” nel quale volontari e persone con disabilità fanno da guida nelle visite alla Basilica raccontando una piccola parte di un affresco o della vita di sant’Antonio. «Ci piace pensare – afferma padre Paris – a questa struttura come a un “Villaggio per tutti”: questo è stato anche il motto della festa per i 70 anni celebrata il 24 maggio con la presenza del vescovo Claudio». A partire da dicembre 2017 la direzione è passata in mani laiche: nonostante tale cambiamento, la gestione continua a essere in stretta sinergia con la comunità dei frati e delle suore: laici e religiosi camminano insieme guidati dal carisma francescano dell’accoglienza, ispirati dai valori cristiani. È un intreccio di storie, il Villaggio, che si arricchisce nel tempo e l’obiettivo principale è favorire il benessere e la crescita integrale della persona, costruendo insieme e attuando progetti personalizzati di vita che partano dai desideri, dalle aspettative e dalle necessità delle persone. «Qui al Villaggio – conclude padre Paris – da 70 anni viviamo l’esperienza del Sinodo perché le diverse vocazioni portano avanti la stessa mission. Il Sinodo è proprio questo, mettere insieme vocazioni diverse. E lo facciamo mantenendo occhi, orecchie e cuore aperti alle necessità del territorio, ai bisogni emergenti, alle richieste delle famiglie e delle persone. Il desiderio per il futuro è quello di crescere in ambito di fraternità e pace: prendersi cura della disabilità per crescere nei valori dell’inclusione e creare così un mondo migliore».

La festa per i 70 anni si è svolta sabato 24 maggio nel parco del Villaggio Sant’Antonio a Noventa Padovana con il vescovo Cipolla che ha festeggiato anche i suoi 45 anni di ordinazione sacerdotale. La messa è stata concelebrata da padre Roberto Brandinelli, ministro provinciale dei frati minori conventuali del Nord Italia, con alcuni dei numerosi frati che sono passati per il Villaggio.
Al Villaggio ci sono 75 dipendenti (in ruoli amministrativi o di cura). In ugual numero sono anche i volontari. I centri diurni accolgono 60 persone, 20 nelle comunità alloggio, una trentina i bambini del doposcuola e 15 nel “dopo di noi”. Cinque i frati e quattro le suore. «Figure fondamentali – dice Paola Boscarello – sono i volontari: risorsa importante, senza il Villaggio perderebbe il suo carisma, sono appoggio morale, presenza “leggera”». «Per i dipendenti – sottolinea Lucia Vettori – il Villaggio è casa. Svolgono un lavoro, quello di cura, impegnativo e faticoso, ma lo fanno