Chiesa | DiocesiTrentaquattro anni, una laurea in tasca e ancora tutta la vita davanti; Marco Tondello (nella foto in alto), giovane di Mezzavia, ha compiuto una scelta “impopolare”, quella del monachesimo.
Con il nome di fratel Gianmarco lo scorso 6 agosto, festa della Trasfigurazione, ha emesso la professione monastica a Bose (Biella) di fronte ai suoi confratelli, a diversi rappresentanti di altre comunità e a una ventina di amici e parrocchiani di Mezzavia molto emozionati. «Sono consapevole – sottolinea fratel Gianmarco Tondello – che la mia scelta non sia comune, e richieda un notevole impegno, ma non è untuffo nel vuoto: è il frutto di un lungo percorso didiscernimento in cui si è accompagnati da una guida e da tutta la comunità. Il criterio fondamentale per maturare questa scelta è la gioia che si prova». A indirizzarlo verso la comunità di Bose sono stati, in particolare, don Franco Puatto, un sacerdote ligure che guidava i gruppi giovani nella parrocchia di San Gregorio Barbarigo, e Vittorio Berti, docente di Storia del cristianesimo all’Università di Padova. Tuttavia, la sua è stata una scelta maturata negli anni, all’interno di una famiglia religiosa e della comunità parrocchiale. «Con i passare degli anni il desiderio di vivere la fede in un contesto comunitario si è fatto radicale. Ora sono a Bose da dieci anni e sento di aver trovato la mia strada».
«Quella di fratel Gianmarco – commenta il parroco di Mezzavia don Roberto Bicciato – è stata una scelta importante per tutta la comunità. Un giovane che aveva tutte le possibilità di aprirsi alla vita ha sentito di fare una scelta che non è stata di comodo o di rifugio, ma il frutto di un cammino di fede e di ricerca autentiche. Credo che sia nostro dovere trasmettere il valore di questa scelta e tenere viva questa storia nella comunità». La comunità di Bose è composta da una quarantina di monaci e monache appartenenti a diverse confessioni cristiane.
