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Foza. Dal papa per benedire la croce del monte Pubel il 6 giugno
Foza Parrocchia a Roma il 6 giugno. Con lo sguardo all’Assunta
ChiesaFoza Parrocchia a Roma il 6 giugno. Con lo sguardo all’Assunta
Partiranno il 6 giugno in un centinaio da Foza, direzione Vaticano, dove incontreranno il papa in udienza il giorno successivo. È l’esperienza che vivranno i fedeli della parrocchia in occasione della benedizione della grande croce di legno che verrà issata la domenica successiva, 11 giugno, sul monte Pubel. Qui, dove prima della Grande Guerra sorgeva un oratorio, è già collocata una croce che domina, con i suoi sette metri d’altezza, tutta la valle del Brenta. «Nel tempo però si è rovinata, per questo con i parrocchiani si è valutato di posizionarne una di nuova – racconta don Federico Zago, parroco dell’unità pastorale di Gallio, Foza, Sasso e Stoccareddo – Abbiamo pensato che sarebbe stato bello farla benedire dal papa, per questo ho scritto alla Prefettura della Casa pontificia manifestando tale volontà. Lacroce che verrà portata a Roma non è quella che sarà innalzata sul monte, ma una di dimensioni più piccole che verrà poi innestata sulla grande». L’evento è strettamente collegato a un voto fatto alla Madonna, che ne richiama uno di più antico. Nel 1836, infatti, gli abitanti di Foza furono risparmiati dal colera, per questo in segno di riconoscenza verso la Madonna decisero di festeggiarla portando in processione, con cadenza quinquennale, l’antica statua che la ritrae. «Anche noi dunque avevamo fatto voto nei mesi del Covid di portarla in processione il primo 15 agosto successivo al termine della pandemia – prosegue il parroco – data in cui, ogni cinque anni, si tiene anche la festa dell’emigrante con la partecipazione di migliaia di persone che da varie parti d’Italia e del mondo tornano a Foza. Quest’anno è atteso anche il vescovo Claudio». Il viaggio a Roma, la benedizione della croce e la processione dell’Assunta (il prossimo 15 agosto) coinvolgono molte famiglie di Foza, facendole sentire unite, parte di una Chiesa più grande. «Il legame con i luoghi dell’Altopiano, con la terra natia, è molto forte nella gente di qui – conclude don Zago – Un legame d’amore e semplicità, mai ostentato, che ho avuto modo di apprezzare fortemente da quando sono parroco in questi territori».