Chiesa | DiocesiTirocinio nel Servizio sanitario L’esperienza, promossa lo scorso anno e rivolta agli studenti dell’International Course of Medicine and Surgey, diventa curricolare
Dopo l’esperienza del tirocinio nel Servizio sanitario delle Cep, svolto lo scorso anno dagli studenti dell’InternationalCourse of Medicine and Surgey dell’Università di Padova, quest’anno l’iniziativa viene riproposta e diventa curricolare.La proposta, giunta dalla professoressa Patrizia Pontisso, ricalca il progetto 2022, con due studenti a settimana per un totale di dodici persone. «Il nostro corso si propone di approcciare un mondo sempre più globale – aveva spiegato la professoressa Pontisso al convegno sul diritto alla salute dei senza dimora, organizzato dalle Cucine – Gli obiettivi principali sono acquisire le basi della professione medica in un contesto internazionale». Nel Servizio sanitario delle Cucine gli studenti hanno trovato una “palestra” ideale. «Innanzitutto una grande empatia – osserva la studentessa Lucrezia Cuter – Le dinamiche sono diverse dal contesto ospedaliero. Qui abbiamo più tempo per i pazienti,per imparare a conoscerli, capire i loro sintomi, superare il divario linguistico. Inoltre, qui i medici qui sono volontari, quindi hanno una disponibilità diversa nei nostri confronti». Perfettamente d’accordo la compagna: «L’ospedale non dà la stessa opportunità di dedicare del tempo al paziente. Qui abbiamo a disposizione le condizioni per capire quello che il paziente ci può dire, senza distrazioni. Il valore del rapporto medico-paziente è diverso». Questi studenti, proiettati, più degli altri, verso un contesto internazionale, rappresentano il futuro della loro professione. «Sono degli entusiasti e io ci tengo a mantenere il loro entusiasmo – commenta il professore di Medicina Interna e Medicina d’urgenza Andrea Semplicini – Quello che sta succedendo, con il 60 per cento di posti in specialità che rimangono deserti, in medicina d’urgenza e anestesia, deve farci capire che c’è un problema. Ognuno nel suo piccolo dovrebbe tirarsi su le maniche e cercare di risolverlo. E lamentandoci non aiutiamo questi ragazzi a fare la loro parte».
