ChiesaDiocesi
Caritas Padova. Formazione per i volontari dei centri di ascolto vicariali
Una giornata sulla cultura marocchina, la più “presente” agli sportelli
ChiesaUna giornata sulla cultura marocchina, la più “presente” agli sportelli
La cultura marocchina ha fatto da sfondo alla giornata annuale di formazione, che si è tenuta il 6 aprile, proposta dalla Caritas diocesana ai 38 sportelli dei Centri di ascolto vicariale delle povertà e delle risorse presenti in 26 dei 32 vicariati della Diocesi di Padova. «È una giornata proposta ogni anno – chiarisce Daniela Crivellaro, referente dell’area promozione della Caritas – ed è dedicata alla formazione e alla condivisione. Per anni abbiamo affrontato il tema dell’accompagnamento per poi allargare lo sguardo e quest’anno abbiamo fatto un affondo sulla cultura marocchina, perché dai dati degli sportelli questa è la nazionalità presente in tutti i centri di ascolto della Diocesi. Quindi ci sembrava il filo rosso che univa tutti i volontari». Il tema è stato introdotto da un momento iniziale di preghiera condotto da Elide Siviero, collaboratrice del Servizio diocesano per il catecumenato, che ha condiviso la riflessione sul brano evangelico della donna cananea e quindi dell’incontro di Gesù con la straniera. Nella mattinata, poi, si sono svolti tre laboratori a rotazione. «Nel primo – racconta Crivellaro – si è riflettuto su episodi personali e quotidiani di incontro con una cultura diversa che hanno lasciato segno positivo. Poi, aiutati da alcuni stralci di un testo di un autore marocchino immigrato in Francia, abbiamo parlato di emozioni che allontanano e generano il razzismo, la paura, la diffidenza, la difficoltà di accettare il cambiamento. Sono emozioni che anche noi riconosciamo? E cosa della cultura marocchina in questo momento genera questi sentimenti? Infine la condivisione di un momento tipico del Marocco, quello del tè». I volontari dei centri di ascolto, una settantina nella prima parte della giornata e fra gli 80-90 nel pomeriggio, hanno poi condiviso quanto è emerso e una mediatrice culturale di origine marocchina ha spiegato alcuni tratti della sua cultura, parlando del ruolo della donna, della scelta del velo, del rapporto uomo-donna nella famiglie e delle difficoltà che incontrano in Italia. Al pomeriggio, invece, ci sono state le testimonianze di due realtà diverse: da un lato De Leo Fund sul tema del lutto improvviso e traumatico e un progetto denominato “Non sei solo” rivolto agli anziani che restano soli (deleofund. org); dall’altro la cooperativa sociale La Ginestra che ha aperto gli occhi sul tema della giustizia riparativa portando anche esempi di mediazione e come questa modalità può essere utile anche in altre occasioni (cooperativalaginestra.it). Accanto a questo anche la presentazione dello sportello vittime. «I volontari – conclude la referente Caritas – hanno portato a casa qualcosa che serve sì nel loro servizio di volontariato, ma anche nella vita di tutti i giorni. Si sono sentiti toccati e coinvolti in prima persona. Non è stato facile: bisogna sapersi mettere in gioco, ma è stata occasione per farsi delle domande, allargare lo sguardo, chiedersi qual è l’atteggiamento con cui accogliamo gli altri. Da questi momenti capisci che è necessario fare un lavoro costante su se stessi, mettersi in discussione in continuazione. Il vantaggio è che si prova a farlo tutti insieme e condividere è una forza in più».