Chiesa | DiocesiAl Crocifisso è stato avviato un doposcuola che «non dà supporto solo ai bambini – spiega padre Mauro Pizzighini – ma anche ai loro genitori»
Nella parrocchia del Crocifisso, a Padova, ogni giovedì pomeriggio il patronato si riempie di quaderni, penne e sorrisi. È l’ora del doposcuola, un’iniziativa nata dall’intuizione di padre Mauro Pizzighini, il parroco e dall’ascolto delle famiglie del quartiere. «Ci siamo accorti che molti bambini avevano difficoltà nell’apprendimento e che i genitori, soprattutto quelli stranieri, faticavano a seguire i figli nei compiti – spiega – Abbiamo chiesto alle maestre della vicina scuola “Quattro Martiri” di segnalarci i casi più urgenti e così è iniziata questa avventura». L’iniziativa ha preso forma grazie alla disponibilità di una decina di volontari. «Sono persone semplici della nostra comunità: ci sono mamme, nonne e anche qualche giovane. Alcuni hanno competenze specifiche, altri mettono a disposizione la loro generosità. Ciò che accomuna tutti è la gratuità e la voglia di donarsi». Ogni giovedì, dalle 16 alle 18, questi volontari si prendono cura dei bambini aiutandoli con i compiti, ma non solo. «I ragazzi non hanno solo bisogno di un aiuto scolastico – continua padre Pizzighini – Hanno bisogno di sentirsi accolti, di trovare un ambiente in cui siano valorizzati per quello che sono. Vogliamo che scoprano le loro potenzialità, anche attraverso le relazioni fraterne e la semplicità dei gesti quotidiani». Michela Salviati, una delle volontarie, racconta quanto questo impegno l’abbia arricchita. «Da qualche anno faccio parte del gruppo e adesso non ne potrei più fare a meno. È vero, le difficoltà sono molte: a volte ho la sensazione di non concludere niente, il tempo sembra sempre troppo poco. Ma poi basta vedere la soddisfazione di un bambino che riesce a risolvere un’operazione che gli sembrava difficilissima o ricevere un suo abbraccio. Ti accorgi che quello che fai ha un valore immenso. Alla fine, ciò che si riceve supera di gran lunga ciò che si dà». Oltre a seguire i ragazzi, il doposcuola si impegna anche con i genitori. «Qualche volontario organizza corsi di italiano per mamme e papà, soprattutto stranieri – spiega il parroco – È un modo per aiutare le famiglie a integrarsi meglio e per superare quella solitudine culturale in cui spesso si trovano. La comunità parrocchiale, anche se non tutta coinvolta direttamente, sostiene moralmente i volontari. Il doposcuola è un’espressione concreta della nostra carità pastorale». Questo progetto non è un’iniziativa isolata, ma fa parte di un programma più ampio, “Io speriamo che me la cavo”, promosso dalla Caritas diocesana e finanziato dall’8 per mille della Cei. «È un progetto nato per contrastare la povertà educativa – spiega Elisabetta Vergani, referente Caritas – Mira a creare comunità educative dove bambini, genitori, volontari e insegnanti lavorano insieme. Abbiamo avviato percorsi di formazione per i volontari dei doposcuola e stiamo individuando famiglie in situazioni di difficoltà per offrir loro un supporto più strutturato». La collaborazione con la Caritas ha dato un respiro più ampio al doposcuola del Crocifisso. «Grazie al loro sostegno, abbiamo potuto organizzare momenti di formazione e verifiche periodiche per i volontari – aggiunge padre Pizzighini – Ci hanno aiutato a dare un senso più profondo al nostro servizio, che non è solo un aiuto scolastico, ma un vero gesto di fraternità». L’impatto del doposcuola si vede nei risultati concreti: «I frutti non sono solo nei voti migliori – riflette il parroco – ma nell’integrazione dei bambini e delle loro famiglie. Abbiamo organizzato momenti di festa e attività culturali. Tutto questo aiuta a creare legami più forti». Il doposcuola del Crocifisso è la dimostrazione che anche piccoli gesti possono fare una grande differenza. «È un modo per vivere il Vangelo nella quotidianità. E per ricordare a tutti noi che la vera ricchezza è nel donarsi agli altri».
Andrea Canton
