Chiesa | DiocesiCard. Roberto Repole Battesimali o istituiti, i ministeri – lettori, accoliti, catechisti... – sono il futuro della Chiesa. Accanto al ministero del prete
Ministeri istituiti per coordinare le comunità cristiane? Il futuro del protagonismo del laicato nella Chiesa in Italia passa innanzitutto da lettori, accoliti e catechisti. Il 10 gennaio – a Casa Madonnina di Fiesso d’Artico per il “Gennaio alla liturgia – e l’11 gennaio – al centro Ave di Casalserugo – l’arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, card. Roberto Repole, si è confrontato su questo snodo della vita ecclesiale a seguito dei motu proprio Antiquum Ministerium e Spiritus Domini di papa Francesco e, per la Chiesa di Padova, con la lettera post-sinodale Ripartiamo da Cana del vescovo Claudio. «Siamo abituati, per tradizione – ha spiegato il card. Repole alla Difesa – a immaginare che l’unico ministero che esiste nelle nostre comunità cristiane è quello del prete, ministero che ha condensato i tanti servizi che necessitano a una comunità». Oggi non è più così, sia per le risorse a disposizione sia per la forma ecclesiale maturata dopo il Concilio Vaticano II: «Il tempo attuale – ha precisato Repole – ci permette di scoprire che è indispensabile il ministero del prete come ministero di “presidenza” della comunità, che si rende visibile soprattutto nella presidenza dell’eucarestia, ma ci sono poi altri servizi – ministeri appunto – che possono e debbono essere svolti da cristiani. Cristiani che aiutano poi la Chiesa a mettersi al servizio dell’annuncio del Vangelo». Non si tratta di niente di nuovo: figure come lettori, accoliti e catechisti esistono da secoli nelle nostre parrocchie, ma quasi sempre si è trattato di «ministeri di fatto, cioè che le cristiane e i cristiani svolgono normalmente con riferimento al parroco della comunità cristiana a cui appartengono». I ministeri istituiti, invece, sono «ricevono, attraverso un rito, anche una “istituzionalizzazione” da parte del vescovo». Per il cardinale Repole i lettori, gli accoliti e i catechisti “istituiti” ufficialmente sono e saranno «fondamentali nei servizi di coordinamento. Quando parliamo del catechista come ministro istituito, intendiamo una cristiana o un cristiano che ordina un po’ tutta la dimensione catechistica di un gruppo di parrocchie. Quando parliamo di un accolito o di una accolita come ministro o ministra istituita, intendiamo un cristiano o una cristiana che coordinano tutti coloro che svolgono un servizio nella liturgia; i ministri straordinari della comunione che si preoccupano di animare alcune forme di preghiera dove non ci sia più la presenza del prete. E quando parliamo del ministero istituito del lettore, intendiamo un cristiano che coordina il servizio della Parola e i gruppi biblici». L’istituzione formale dei ministeri è dunque prima di tutto un segnale di coordinamento, oltre che una manifestazione del ministero in sé. Non si tratta allora di fare qualcosa al posto del prete: «Si tratta di riconoscere che il prete ha svolto, oltre al suo servizio di presidente della comunità, anche tanti altri servizi che invece hanno la loro radice nel battesimo, non nel sacramento dell’ordine». Illuminare il servizio in un tempo di individualismo «è riconoscere che la nostra vita non va trattenuta nel cuore, ma che siamo vivi nella misura in cui doniamo. Tutti i cristiani, in questo senso sono al servizio perché interpretano la vita così a immagine di Gesù». La ministerialità specifica – battesimale o istituita – ne è una conseguenza. Vale per gli uomini e per le donne in egual misura: «C’è davvero spazio per tutti nella vita e nella missione della Chiesa, senza perdere di vista che il vero servizio, il vero ministero, è quello che la Chiesa svolge annunciando il Vangelo nelle cose di questo mondo».
Andrea Canton
