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Lettera 35 - Cronache da un'economia umana

venerdì 23 Marzo 2018

L’economia ai tempi dei social tra fughe di dati e grandi bugie

La disinformatia è tornata di moda, la sottile arte della persuasione attraverso la diffusione di notizie false e tendenziose ora si fa coi social e funziona anche troppo bene.

Gianluca Salmaso

L’affaire Cambridge analytica di questi giorni, l’azienda che avrebbe sfruttato le informazioni private di milioni di persone per condizionarne le scelte politiche, è forse solo la punta di un iceberg le cui dimensioni ci appariranno più chiare nei prossimi mesi, o anni.

«Gli scandali di Facebook hanno messo in discussione democrazia e elezioni. Ma le autorità americane stanno puntando sempre più i riflettori anche su un altro, grave pericolo sollevato dagli abusi e inadeguati controlli sui colossi del social media, da Twitter a YouTube:

in gioco, con fake news e intrusioni illegali nei dati, è oggi l’integrità di un altro pilastro della società e dell’economia, i mercati finanziari.

Gli investitori sono a rischio di manipolazioni e truffe su strumenti nuovi e più vulnerabili come su titoli tradizionali» scrive Marco Valsania per il Sole 24 Ore.

Ma come si fa a manipolare il mercato?

Nel modo più vecchio esistente su piazza, attraverso la diffusione mirata di notizie faziose quanto interessate che, attraverso l’eco generato dalla loro diffusione sui social media, acquisiscono un ingiustificato credito agli occhi del pubblico. Se la teoria sembra all’apparenza semplice, la tecnologia riesce comunque a metterci lo zampino: nel mondo dei social, l’autorevolezza di una fonte è data dalla popolarità della stessa, in base ad un principio quantitativo elementare quanto discutibile per cui più gente parla di un dato argomento e più questo sarà di fatto interessante per tutti.

È la logica di affidarsi unicamente ad una popolare app per scegliere il ristorante dove cenare in base alle recensioni di sconosciuti quanto presunti avventori, applicata all’economia. Peccato che queste criterio possa essere falsato, come spiega il professor Fabrizio Lillo dell’università di Bologna «Ci siamo accorti della presenza di rilevanti anomalie: in molti tweet, che riguardavano importanti società del Nasdaq o del Nyse, erano citati altri titoli di minore valore. Orbene, l’anomalia che abbiamo più volte notato è che, senza una reale giustificazione, tutto ad un tratto questi tweet venivano re-tweettati moltissime volte e in pochissimo tempo».

«Gli scienziati, sfruttando un sofisticato algoritmo in grado di smascherare gli account fittizi, si sono resi conto che il boom dei re-tweet era opera di robot – chiarisce Vittorio Carlini, dalle colonne del Sole – sembrerà incredibile ma la valanga di rilanci del “cinguettio” era realizzata da algoritmi. Una dinamica che, evidentemente, può in ipotesi concretizzare la manipolazione dell’informazione sui mercati finanziari nei social network».

La realtà supera ancora una volta la fantasiaImmaginate di essere un’azienda che produce caffettiere e dovete convincere la celebre casalinga di Voghera della bontà del vostro prodotto, come fate? Investite in pubblicità, ma nel 2018 la casalinga di Voghera è smaliziata e cercherà riscontri alla bontà del vostro prodotto navigando su internet e sui social network. Peccato che dall’altra parte non trovi utenti reali ma solo dei “bot” creati da voi, macchine intente a condividere ad oltranza un determinato messaggio positivo verso le vostre caffettiere per renderlo popolare e quindi, de facto, affidabile.

Il meccanismo è tutto qui, e se funziona per l’astuta casalinga nulla vieta che possa funzionare anche per gli ineffabili mercati finanziari. Il fenomeno pare aver trovato maggiore successo nel mercato delle cosiddette penny stock – le azioni delle aziende ormai prossime al fallimento il cui basso valore attira gli speculatori – che vengono indebitamente correlate ad altre azioni di compagnie più serie ed affidabili.

Il principio è lo stesso della caffettiera e della casalinga:

il nome dell’azione di basso valore entra nel circolo delle notizie riguardanti l’azione realmente interessante, e i robot rimbalzano la notizia migliaia di volte fino a renderla talmente virale da essere attendibile.

Ora immaginate che negli ultimi anni i mercati finanziari abbiano iniziato a sviluppare a loro volta degli automatismi in grado di leggere le notizie online, in particolar modo i tweet, per cercare di capire in anticipo l’umore del mercato, e il gioco speculativo è fatto: funziona con la borsa, funziona con tutto il resto.

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