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Rubriche | Lettera 35 - Cronache da un'economia umana

domenica 29 Aprile 2018

Primo maggio: i numeri del lavoro

Alcune cifre per capire, conoscere e interrogarsi sullo stato di salute e le dinamiche del mondo del lavoro italiano.

Gianluca Salmaso

Non si può riassumere tutto con dati e statistiche, chi si occupa di economia spesso tende a dimenticarlo.L’aritmetica normalizza, semplifica mettendo un più o un meno davanti ad un numero o semplicemente standardizzando, riducendo tutto a percentuale.

Una dittatura dei numeri, verrebbe da dire, ma anche una grande aiuto alla comprensione: un’economia senza numeri è come un sarto senza metro, o un progettista senza squadra e righello. Strumenti semplici, insomma, per tracciare una linea sul mercato del lavoro e stimolare alcune riflessioni alla vigilia del primo maggio. 

Ma cominciamo dal principio…

58% i laureati italiani che hanno trovato un lavoro entro tre anni dal conseguimento del titolo secondo Eurostat. Un dato in lieve miglioramento, +0,3% su base annua, ma che ci pone comunque in coda agli altri paesi europei, davanti solo alla Grecia. In Germania, la percentuale è del 92,7%.

197 mila persone in più rispetto all’anno precedente hanno trovato un lavoro precario nel 2017, secondo i dati Unimpresa. Un autentico boom che, pur riducendo la platea dei disoccupati, non offre ai lavoratori la stabilità necessaria per guardare al futuro con ottimismo.

6,55 milioni di persone subiscono in Italia l’incertezza del precariato o di un basso salario. Si tratta soprattutto di lavoratori part time, una formula di contratto che assomma circa 4,3 milioni di occupati.

260 mila ragazzi e ragazze, bambini fra i 7 e i 15 anni, soffrono quello che Save the Children definisce un “lavoro ingiusto”. Impegnati soprattutto nel settore della ristorazione, non mancano gli apprendisti artigiani.

2,8 milioni di disoccupati in Italia a fine 2016, a settembre 2017 risultavano in calo di quasi 87 mila unità. Diminuiscono soprattutto i cosiddetti “ex occupati” − chi ritrova un lavoro − mentre crescono di 29 mila unità coloro i quali sono alla ricerca di un primo impiego.

746 vittime sul lavoro nel 2017. Aumenta l’età media delle vittime, con oltre il 35% con un’età compresa fra i 50 e i 64 anni, mentre il settore dell’edilizia annovera da solo 109 incidenti mortali.

Il 77,1% delle aziende edili è risultato non in regola al momento dei controlli sulla sicurezza. Oltre 22 mila le aziende ispezionate, nel 29% dei casi le irregolarità hanno riguardato la prevenzione delle cadute, la prima causa di morte nei cantieri.

71,8% è il tasso di occupazione dell’area metropolitana di Bologna, la migliore d’Italia. Bene anche l’occupazione femminile − 66,7% in aumento − mentre è in calo del 2,2% l’occupazione nella fascia d’età 15 – 24.

1500 i candidati che il “robot” Vera è capace di intervistare in un giorno. Una trovata molto popolare in Russia − si parla di 200 imprese già coinvolte − quella che Ikea ha deciso di adottare per la preselezione del personale: telefonicamente o in video-chat, ci sarà un software a contattare e intervistare gli aspiranti commessi. Bastano 8 minuti perché il programma si faccia un’idea del candidato, sarà poi un selezionatore “umano” a decidere in merito all’assunzione.

30 mila i giovani che in Italia tornano ad investire in agricoltura nel biennio 2016 – 2017. Un ritorno frutto anche del finanziamento europeo Psr, Piano per lo sviluppo rurale, a cui hanno fatto richiesta soprattutto giovani provenienti da sud e isole. 

19 euro l’ora, è la retribuzione stabilita dal primo contratto collettivo fra i lavoratori danesi ed una popolare app. Mentre in Italia ci si divide sulle battaglie sindacali dei riders, i fattorini che consegnano a domicilio pizze e pasti pronti, in Danimarca viene siglato un contratto che prevede una paga oraria superiore alla media nazionale. 

20.940 euro è il reddito medio in Italia, per oltre l’ottanta percento derivante da lavoro dipendente o pensione. Solo lo 0,1% del totale dichiara redditi superiori ai 300 mila euro annui, mentre il 45% non supera i 15 mila. Lombardia e provincia di Bolzano hanno i redditi più alti, entrambe prossime ai 25 mila euro; mentre spetta alla Calabria chiudere la classifica, con salari medi inferiori ai 15 mila euro annui.

Questa breve carrellata di dati, alcuni importanti altri solamente curiosi, non basta a tracciare un quadro esaustivo del mercato del lavoro ma dice già molto: dei suoi problemi e delle sue prospettive.Mentre questo articolo viene chiuso, 400 lavoratori di Italiaonline − una delle principali internet company italiane − sono sul punto di perdere il posto di lavoro mentre migliaia di giovani ripongono speranze e ambizioni in una nuova avventura professionale, spesso legata alle nuove frontiere del digitale. È l’eterna ruota dell’economia, che non possiamo spiegare ma su cui non cessiamo di interrogarci.

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