Rubriche | Gioco corretto
Calcio Padova, 115 anni scolpiti nei ricordi di ieri e di domani
Non me ne vogliate se del Calcio Padova non ho ricordi o aneddoti direttamente personali e intimi.
Non me ne vogliate se del Calcio Padova non ho ricordi o aneddoti direttamente personali e intimi.
Anzi, queste righe possono essere un invito, a voi lettori, per riavvolgere le lancette del tempo, tuffarvi in qualche bel momento in cui gradinate, pallone e passione vi hanno inciso la memoria (e magari, perché no, potete raccontarcelo inviando una lettera al nostro indirizzo email). Non ho ricordi direttamente personali, dicevo, ma la leggenda del Padova degli anni Novanta, dell’Appiani, di Alexi Lalas, Michel Kreek e Goran Vlaovic, beh quella sì che mi è stata tramandata, rivissuta con qualche video o spulciando le classifiche della Serie A. E poi, negli anni passati, grazie al progetto Sguardi d’Arcella sul sito della Difesa, mi ero affezionato ad Aurelio “Lello” Scagnellato, arcellano di adozione e che proprio nel cimitero del quartiere a nord di Padova riposa. Mi ero affezionato perché pur avendo rappresentato 57 anni di Calcio Padova, prima da calciatore (con fierezza e orgoglio ha indossato lo scudo crociato sul petto per 356 volte, record assoluto nella storia del club biancoscudato), poi ancora come responsabile del settore giovanile e direttore sportivo, la foto sulla sua lapide – laddove pensavo di trovare qualche rimando alla sua vita sportiva – raffigura Lello mentre abbraccia sua moglie Bruna, entrambi sorridenti, in mezzo al verde. Lello si è legato al club per oltre mezzo secolo, all’interno di una storia che continua a scorrere e che proprio in questi giorni arriva a spegnere 115 candeline. L’Associazione Calcio Padova viene, infatti, fondata il 29 gennaio 1910, 23 giorni dopo scende in campo per la sua prima partita, contro l’Hellas Verona, un pareggio a reti bianche. Il primo presidente, il barone Giorgio Treves de’ Bonfili, dirà: «I colori saranno quelli della città di Padova: il bianco e il rosso» e questa scritta è impressa sulla maglia (in edizione limita di 115 esemplari) che Macron ha realizzato come omaggio celebrativo. E poi c’è una storia, si spera tutta ancora da scrivere: quella di mister Matteo Andreoletti, dei suoi calciatori e di quelli che saranno i ricordi del domani dei tifosi di oggi.