Si intitola “Rughe. Storia di un nonno” l’ultimo libro di David Grossman. L’autore israeliano torna a scrivere per bambini e ragazzi, con una storia che piacerà anche ai nonni. Una bella occasione per riflettere sul significato del tempo che passa e per leggere qualcosa insieme, ricomponendo così quel dialogo tra generazioni che la pandemia ha messo a dura prova.
Se si potessero abbattere gli steccati tra i generi, o affiancare a quello della letteratura per ragazzi una letteratura per nonni, l’ultimo libro di David Grossman starebbe certamente bene in entrambe le librerie. “Rughe. Storia di un nonno” (Mondadori), è una tenera riflessione sul tempo che passa, sui segni che passando lascia su di noi e sul rapporto tra generazioni. Lo spunto nasce da una situazione quotidiana molto comune: le domande di un bambino al nonno che va a prenderlo all’asilo. Perché si formano le rughe? E la spiegazione ha la semplicità e l’onestà indispensabili quando si parla ad un bambino: ci sono rughe dovute all’età, altre segni di eventi tristi, o felici.
Grossman, uno dei più intensi e interessanti autori israeliani, riprende così la scrittura per l’infanzia, sempre con lo stile poetico e incantato del suo “L’abbraccio”, dove però il dialogo nasce tra un bambino e la sua mamma. La giornalista Susanna Nirenstein, in un’intervista per Robinson (il supplemento culturale di Repubblica) gli chiede come mai «un autore così alto», che ha raccontato il dolore per la perdita del figlio Uri e l’orrore della Shoah a cui il nonno era scampato, abbia prodotto tanti racconti per bambini. E Grossman spiega che quando finisce un romanzo ha bisogno di «scrivere altre cose», cambiando quindi genere o tema, forse alla ricerca di quella leggerezza di cui parla anche Calvino, non a caso anche lui autore di fiabe, non considerandola certo sinonimo di inconsistenza.
E del resto tutti abbiamo bisogno di leggerezza, ma soprattutto i bambini e i ragazzi. In un’intervista rilasciata nel 2018 all’agenzia Sir, Daniele Rocchi chiede a Grossman: «Lei è autore di molti libri per ragazzi e per bambini. Nonostante il conflitto, le nuove generazioni sono ancora il futuro del popolo israeliano e palestinese?». E lui risponde:
Grossman ha perso suo figlio, Uri, ventenne, durante la guerra contro il Libano, nel 2006. Due giorni prima aveva sottoscritto un appello per il cessate il fuoco, con altri intellettuali come Amos Oz e Abraham Yehoshua. L’autore ha dedicato anche alcuni libri inchiesta alla questione palestinese, come “Il vento giallo”, “Un popolo invisibile”, “Con gli occhi del nemico” e “La guerra che non si può vincere”. Ma i libri per cui è più amato sono i suoi romanzi. Quello che gli ha dato la fama, “Vedi alla voce: amore” si apre proprio con l’arrivo di un nonno, che suscita un’ondata di inquietanti interrogativi nel piccolo Momik.
In “Rughe” i grandi dolori e i drammi della vita non sono nascosti, ma si vedono solo in lontananza, come dovrebbe succedere a tutti i bambini. Un bel modo per aiutarli a scoprire qualcosa di più dei loro nonni, con una lettura che piacerà anche a ha chi i segni del tempo li porta con una punta di orgoglio. Come faceva Anna Magnani, che in proposito disse: «Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele».
