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Mappe IconMappe | Mappe 19 – Lavoro dignitoso – gennaio 2024

martedì 23 Gennaio 2024

Lavoratori disabili, oltre gli obblighi

La media occupazionale in Italia è più bassa rispetto a quella europea. Il Veneto, però, è terzo in Italia per assunti: contano alternanza scuola-lavoro e un periodo propedeutico

Redazione
Redazione

L’integrazione lavorativa delle persone con disabilità, perseguita nel punto 8.4 del Goal 8 dell’Agenda 2030, viene affrontata nel nostro Paese già nel 1999, con la legge 68 contenente l’obbligo per i datori di lavoro delle aziende con minimo 15 dipendenti di inserire nell’organico anche lavoratori fragili. Tuttavia, con un tasso di occupazione delle persone disabili al 35,8 per cento, l’Italia è ancora lontana rispetto alla media dell’Unione Europea, superiore al 50 per cento. Secondo l’elaborazione della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro sui dati del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nella sola Lombardia lavorano ben il 21,5 per cento delle persone con disabilità rispetto al totale nazionale; seguono, ma a notevole distanza, Lazio e Veneto con rispettivamente l’11,1 per cento e il 10 per cento del totale degli occupati. Dai dati forniti dalla Regione Veneto a dicembre 2023 e relativi al biennio 2020- 2021 emerge che 33.465 sono i posti di lavoro occupati da persone con disabilità; nelle aziende con oltre 50 dipendenti, risulta che la presenza maggiore dei soggetti con disabilità (10.962) è in forza alle imprese con più di 350 assunti, mentre il rapporto più elevato (circa 4 per cento) tra numero complessivo di lavoratori e addetti fragili interessa le aziende tra 100 e 350 dipendenti. Il 46,3 per cento del personale disabile coinvolto nell’indagine è assorbito dall’industria in senso stretto, seguita dal commercio. Il gap di genere si nota in un minor impiego di donne rispetto agli uomini (situazione che si inverte solamente nelle grandissime aziende) e nella loro maggior presenza invece tra gli addetti con contratti precari o part time (in quest’ultimo caso, 52,4 di lavoratrici rispetto al 24,7 per cento degli uomini). A differenza del totale lavoratori, invece, il guadagno orario lordo è superiore proprio per le donne rispetto agli uomini (16,2 euro contro 11,4 euro); in ogni caso, comunque, il lavoratore disabile guadagna meno rispetto al totale occupati (13 euro contro 20,5 euro). L’inserimento lavorativo – che nel 2022 secondo Veneto Lavoro ha coinvolto 36.200 persone con disabilità con una concentrazione maggiore nella provincia di Padova (21 per cento) – coinvolge progressivamente sia le aziende tenute all’obbligo di riserva sia quelle che spontaneamente ospitano persone disabili. Nelle prime sono impiegati 28.180 lavoratori fragili, in aumento nell’ultimo biennio così come i posti a loro riservati grazie alla crescita dei dipendenti determinanti la base di computo. A questo aumento corrisponde una diminuzione dei posti scoperti riservati, che in queste aziende scende a 13.400 nel 2022 dai 13.580 del 2020. A sostegno anche dell’inclusione lavorativa, infine, è attivo il Programma Gol che allo scorso 31 dicembre, sempre secondo Veneto Lavoro, ha registrato in Regione 151.691 ingressi, la maggior parte proprio nell’anno appena concluso. L’86 per cento dei beneficiari presenta almeno una delle situazioni di vulnerabilità (donne, under 30, over 55, disoccupati di lunga durata con un’anzianità di disoccupazione minima di dodici mesi, disabili) che il progetto richiede essere presente almeno nel 75 per cento dei casi presi in carico. Di questi, in Veneto l’8 per cento sono disabili, mentre la percentuale maggiore è composta dalle donne. Spesso, un ruolo importante nell’avviamento lavorativo è ricoperto da un periodo occupazionale propedeutico ai ritmi lavorativi, dove emergono anche talenti e capacità delle persone fragili. È quello che avviene, per esempio, a Umami Lab, gestito dalla cooperativa sociale Giovani e Amici di Terrassa Padovana, dove le 25 persone inserite, disabili e con altre fragilità, ricevono le commesse da aziende terze per il confezionamento di prodotti o per attività di lavorazione e assemblaggi di minuterie meccaniche: «Noi chiediamo – illustra il direttore Andrea Trevisani – di essere trattati alla pari delle altre ditte, garantendo tempi di consegna certi e qualità del lavoro. Prima, invece, la commessa veniva data come forma pietistica da parte delle ditte per tenere occupata la persona disabile». Negli anni, Giovani e Amici ha rilevato attività commerciali nei paesi confinanti destinate a chiudere: «Abbiamo inserito in un contesto di lavoro reale giovani ragazzi con attività occupazionali alternative ai centri diurni. Si è scelto di offrire ai clienti un’alta qualità nelle nostre attività, che spingesse il consumatore a fare acquisti non per filantropia ma proprio per la bontà del servizio e dei prodotti». Ad Arzergrande, anche la cooperativa sociale Germoglio è attiva nel collocamento lavorativo con il Centro lavoro guidato: «Un nostro obiettivo – afferma il direttore Dennis Ciervo – è quello di rendere più agevole il passaggio dall’età evolutiva all’età adulta, anche grazie alle varie opzioni di alternanza scuola-lavoro che permettono verso la fine del percorso scolastico di segnalare le persone che stanno per affacciarsi al lavoro». Nel corso degli anni, inoltre, per rispondere alle commesse delle aziende, il centro ha allungato gli orari di lavoro con un turno mattutino e uno pomeridiano, offrendo alle 25 persone coinvolte di sperimentare un impiego part time. L’anima sociale si unisce al mondo del business nell’attività di ristorazione collettiva Senape: «Con questa iniziativa – conclude il direttore – abbiamo assunto sette persone in categoria protetta, alcune delle quali proprio nella produzione, conosciute attraverso i Pcto e il Centro lavoro guidato».

Tutoraggio, una pratica da incentivare

«Notiamo a volte – evidenzia Andrea Trevisani della cooperativa sociale Giovani e Amici – una visione generalizzata di alcuni imprenditori per cui la persona disabile non è in grado di lavorare benissimo oppure la macchinosità nell’affidamento delle commesse alle cooperative». Dennis Ciervo della cooperativa Germoglio si sofferma sul tutoraggio: «Bisogna incentivarlo perché altrimenti la persona fragile entra in azienda come un corpo estraneo. Spesso basta solo far conoscere i due mondi per creare condizioni favorevoli al successo del percorso».

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