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Mappe IconMappe | Mappe 24 - La povertà e la fame - luglio 2024

martedì 2 Luglio 2024

La comunità solidale: risposte alla povertà alimentare

In Veneto esistono punti di distribuzione attenti a famiglie e individui bisognosi, con cui avviare anche percorsi di consumo

Filippo Maragotto

Quando l’Onu ha definito l’Agenda 2030, ha scelto di mettere ai primi posti la lotta alla povertà e alla fame. Di certo i rappresentanti dei 193 Paesi che nel 2015 hanno sottoscritto gli impegni pensavano a quelle aree del mondo che vivono strutturali difficoltà di accesso al cibo. Eppure il problema di avere a disposizione alimenti adeguati in modo regolare riguarda quotidianamente migliaia di persone anche nella nostra Regione. Le richieste sono costanti e le famiglie che accedono ai diversi punti di distribuzione diffusi nel territorio veneto trovano strutture sempre più organizzate e volontari che hanno saputo rendere il loro servizio sempre più efficace. Attento sia a raggiungere quanti davvero vivono situazioni di bisogno, accompagnandoli anche in percorsi di educazione al consumo, sia a migliorare la capacità di recuperare grandi quantità di cibo che andrebbero perse. Su questo terreno, poi, si nota una crescente sensibilità di imprenditori che cercano di ridurre gli sprechi e che comprendono l’impatto anche ambientale di merci prodotte e non consumate. Perché se da una parte c’è chi fatica ad avere pasti costanti e sani, dall’altra lo spreco di alimenti è ancora diffuso, con risvolti ambientali, oltre che morali. «La domanda di cibo rimane costante, ma in questi mesi stiamo affrontando una grave criticità – ammette Adele Biondani, presidente del Banco alimentare Veneto – Siamo in difficoltà a reperire cibo a causa dei ritardi nelle consegne delle forniture del Fead, il Fondo europeo di aiuti agli indigenti. Forniture che di certo arriveranno a settembre, ma noi abbiamo bisogno di rispondere oggi a chi ha bisogno». Se nel primo trimestre 2023 erano arrivate 1.500 tonnellate di derrate alimentari dall’Unione Europea, nello stesso periodo quest’anno le forniture si sono fermate a 600 tonnellate: «Abbiamo perciò lanciato un appello a tutte le aziende, quelle che già ci aiutano e alle altre che potrebbero iniziare a farlo, per rispondere a bisogni che ci sono adesso e devono trovare rapidamente delle risposte». Oltre ai canali di rifornimento tradizionale, il Banco alimentare sta sperimentando altri, più complessi, canali di approvvigionamento. «Bisogna inventarsi strade nuove – continua Biondani – affinando il lavoro dei volontari che selezionano i prodotti che arrivano da bancali invenduti delle grandi piattaforme logistiche, potenziando il progetto Siticibo per il recupero dei prodotti da mense, preparati e non esposti in occasione di cene aziendali o eventi e continuando la collaborazione con le grandi aziende della distribuzione che stanno confermando la loro vicinanza». A Padova e provincia protagonista dello smistamento delle eccedenze alimentari è Rete Solida, il progetto avviato nel 2012 dalle Acli e che sta diventando punto di riferimento per enti e associazioni: «Il nostro è un ruolo da “grossisti” – spiega il responsabile Massimiliano Monterosso – perché ci interfacciamo con le grandi ditte e coordiniamo la distribuzione a enti come le Cucine economiche popolari, parrocchie, associazioni». Esemplare il rapporto con una multinazionale del commercio della frutta che fa pervenire settimanalmente una tonnellata di banane. «Con quantitativi così ingenti o con frutta e verdura i cui prezzi quest’anno sono alle stelle e sono facilmente deperibili, magari con 25 tonnellate che arrivano tutte insieme, solo facendo rete tra le associazioni riusciamo a distribuire al meglio prodotti ambiti ma delicati, con riduzione degli sprechi e minore impatto ambientale». Nel Padovano, recentemente ha aperto un punto di distribuzione: è in via Piovese 74, in locali messi a disposizione dal comune di Padova a Voltabarozzo e rappresenta anche un modello. L’associazione Alisolidali è entrata a far parte della rete regionale di trenta empori della solidarietà, non solo raccogliendo prodotti da acquisti all’ingrosso, da raccolte alimentari, dal Fead e dal Banco alimentare e distribuendoli a persone indigenti, ma proponendo anche veri e propri percorsi di accompagnamento e formazione. «Abbiamo aperto l’emporio come punto di arrivo di un cammino di famiglie attente ai bisogni delle persone più fragili nel territorio del Quartiere 4, in collaborazione con i comuni di Padova e Ponte San Nicolò – sostiene Guido Barbieri, vicepresidente dell’associazione, fondata dieci anni fa insieme all’attuale presidente Simonetta Merlin, per sostenere famiglie affidatarie e dal 2020 impegnata anche nella distribuzione di “borsespesa” – Siamo partiti distribuendo 90 pacchi spesa, ma grazie all’emporio ora raggiungiamo il doppio delle persone, in complesso 70 famiglie, con un negozio alternativo per una risposta più dignitosa alla povertà alimentare, oltre l’assistenzialismo e in linea con gli obiettivi di Agenda 2030. Ogni “spesa” viene fatta sotto la guida di uno dei nostri venti volontari formati, che aiuta nella scelta e accompagna in un breve percorso di educazione. Ogni famiglia è censita e viene fatta una verifica dell’Isee. Nel nostro emporio, oltre a molti prodotti freschi, abbiamo uno spazio dedicato a prodotti per l’igiene della casa e della persona, per un servizio sempre più accurato».

Quindicimila persone con Rete Solida

Sono circa quindicimila le persone che usufruiscono dei prodotti gestiti da Rete Solida, recuperando beni che sarebbero destinati alla distruzione. Dal 2009, le Acli di Padova, anche grazie al sostegno della fondazione della cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, la collaborazione degli enti locali e il sostengo prezioso di molti enti non profit, riescono a recuperare quasi 500 mila chili di cibo, per un importo tale di circa 2 milioni di euro ed un risparmio di oltre 900 tonnellate di Co2 l’anno. La riduzione degli sprechi e il minore impatto ambientale sono due esigenze che si sposano grazie a un meccanismo virtuoso che ha visto migliorare la collaborazione tra enti che si aiutano nella raccolta per zone e nella distribuzione e a un software che ha annullato il bisogno di logistica.

Empori, questione di dignità

Gli empori della solidarietà, permettendo alle famiglie in difficoltà di fare la spesa attraverso una tessera a punti, in un luogo organizzato come un negozio di vendita al dettaglio e introducendo così un metodo alternativo alla distribuzione del pacco viveri: in questo modo si dà una risposta alla povertà alimentare più idonea e dignitosa, senza cadere in forme di assistenzialismo. La rete è cresciuta nel corso degli anni: basti pensare che nel 2015 ne facevano parte solo sette empori, ora siamo a quota trenta.

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