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Mappe IconMappe | Mappe 21 - Città e comunità sostenibili - marzo 2024

martedì 26 Marzo 2024

Auto contro mezzi pubblici: città e periferie a due velocità

Ci sono almeno due “Italie” diverse sul piano dei trasporti: una viaggia in auto, un’altra con i mezzi pubblici.

Gianluca Salmaso

E la seconda non va poi molto lontano. Ci sono due Paesi diversi anche da un punto di vista geografico, urbanistico: le città, i capoluoghi di pianura che investono sulla mobilità integrata e dall’altro capo i piccoli centri delle aree interne, ai margini delle città e della pianura, dove sembra che l’automobile sia insostituibile.

Padova cammina sul filo«La mobilità pubblica è un sistema complesso che deve mettere in relazione le varie modalità di trasporto, valorizzando i punti di forza di ognuna di esse, per arrivare ad avere un servizio efficiente, flessibile e davvero alternativo all’uso esclusivo del mezzo privato – spiega Andrea Ragona, assessore all’Urbanistica e alla mobilità del Comune di Padova – Stiamo realizzando una rete tranviaria che permetterà di raggiungere da ciascun capolinea ogni altro capolinea del sistema, sia con corse dirette, sia con il cambio in Piazzale Stazione che sarà il punto di intersezione della rete. I parcheggi scambiatori alle estremità delle linee svolgono un ruolo fondamentale, perché permettono di lasciare comodamente l’auto, a un costo molto limitato, quello della Guizza attualmente costa solo 1 euro dalle 8 alle 20. A questo aggiungiamo le piste ciclabili, le bici e i monopattini a noleggio e abbiamo una rete di mobilità pubblica realmente alternativa all’auto». Alternativa dentro la città, con gli autobus che andranno a servire quelle zone dove non si estenderanno i binari e integrata grazie ai parcheggi scambiatori che permetteranno sempre di più, a quanti arrivano da fuori, di lasciare la macchina all’esterno del perimetro urbano e proseguire poi con i mezzi. «Si tratta di un intero sistema che cambia il modo di spostarsi in città e nella cintura urbana – chiarisce poi Vincenzo Gottardo, consigliere provinciale di Padova con la delega al Trasporto pubblico locale – Tutto questo garantirà una migliore circolazione e una mobilità più efficiente e sostenibile. Il capoluogo disporrà così di una rete di linee interconnesse fra loro che permetterà di svolgere un innovativo servizio di trasporto pubblico lungo le principali direttrici della città ed andrà a integrarsi con i servizi extraurbani, attraverso mirati interscambi modali ai diversi capolinea».

Il modello MilanoL’azienda dei trasporti pubblici stima ogni anno di far risparmiare ai milanesi 30 milioni di litri di gasolio per i loro spostamenti, complice anche una flotta di 1.200 nuovi bus elettrici acquistati con il Pnrr e in arrivo in città entro il 2030. Già nel 2015 Milano offriva oltre 16 mila posti nel trasporto pubblico per abitante, seguita da Venezia, all’opposto le città del sud e Cagliari con poco più di 7 mila posti.

Rotture di… trattaChi dalla provincia vuole raggiungere il capoluogo con i mezzi pubblici deve, spesso e volentieri, mettere in conto di disporre di più abbonamenti, oltre alla difficoltà di trovare un mezzo ad attenderlo. Dando un’occhiata agli orari della Società vicentina autotrasporti, per esempio, ci si accorge come da Valstagna verso Bassano non ci siano autobus pomeridiani. Per pianificare un viaggio spesso viene in soccorso Google: Valstagna-Padova in meno di un’ora e mezza in autobus fino a Bassano, poi a Vicenza con un treno regionale e quindi a Padova con un regionale veloce. Per andare a Venezia, poi, non va tanto meglio: dalla Riviera del Brenta in treno fino a Venezia e poi in vaporetto o a piedi attraverso la città. Due abbonamenti e mediamente un’ora di viaggio, a cui sommare il tragitto in macchina da casa alla stazione di partenza.

L’altro fronteNel 2005 gli utenti assidui dei mezzi pubblici in Veneto erano il 15,2 per cento a fronte di una media nazionale del 16 per cento. Nel 2022, secondo Istat e Ufficio di statistica della Regione Veneto, erano rispettivamente 10,3 per cento e 11,8 per cento. Nel 2017 viaggiavano in Veneto oltre 464 milioni di passeggeri, nel 2019 – ultimo anno prima della pandemia – più di 485 milioni. Di questi solo 106 milioni in extraurbano e poco più di 46 milioni in treno; quasi quanti erano i 146 milioni che spostava la sola navigazione lagunare veneziana. Numeri comunque in crescita, bisogna dirlo, ma che si scontrano con un’Italia che preferisce ancora, quando può, viaggiare in macchina per conto proprio: «L’Italia ha tante automobili, perché fra i Paesi europei è quello caratterizzato da un gran numero di cittadine deliziose e borghi ameni dispersi su colline impervie e alture ripide, i cui abitanti sempre più vecchi non hanno alternativa all’uso dell’automobile. – scriveva non senza una punta d’ironia Jacopo Gilberto dalle colonne del Foglio del 18 marzo – Senza l’automobile sarebbero del tutto spopolati. È la disponibilità di auto a ridurre i disagi e a rallentare l’emigrazione dalle cosiddette “aree interne”. Poche metropoli, poca pianura e tanti vecchi rendono insostenibili gran parte dei trasporti pubblici, quella “cura del ferro” invocata da chi invece abita in comode città». Se negli ultimi anni ci siamo raccontati spesso che vivere “ai margini” è bello, raramente ci siamo ricordati di dire quanto sia scomodo: «Il trasporto pubblico funziona solamente quando viene usato da molte persone concentrate in aree compatte e quando svolge un servizio frequente – continua Gilberto nel suo articolo – Le linee di autobus e il tram nelle città di pianura, ma anche la metropolitana a Milano o perfino a Napoli, sono competitivi sull’automobile, quando spostano migliaia di persone. La sola metropolitana di Milano sposta in media 1,2 milioni di persone al giorno, tanti quanti ne contiene l’intera provincia di Bari compresi tutti i suoi 41 Comuni».

“Sì viaggiare”, ma quanto ci costa tutto?

Un abbonamento in zona arancio, a Padova, costa 42,90 euro al mese ridotti a 28,60 euro per gli studenti. Con l’abbonamento annuale si risparmiano due mensilità a fronte di un esborso in arancione che va da 247,5 euro per gli studenti a 418 per tutti gli altri. Ma è nella cosiddetta zona azzurra della cintura che le cose cambiano: 10 euro in più per tutti al mese, 37,40 per uno studente con aumenti proporzionali sull’annuale. Tanti o pochi, un confronto per tutti merita forse d’esser fatto: se per le generazioni passate l’alternativa ai mezzi, specie da ragazzi, era il motorino oggi è l’automobilina elettrica. Il più popolare quadriciclo leggero costa 29 euro al mese e non ferma al capolinea.

SPESA PRO CAPITE

Il Goal 11 presta particolare attenzione alla rete-spostamenti sia in termini di inquinamento, ma anche di disponibilità di servizi. In Italia, nel 2022, il 76 per cento sceglie l’utilizzo di mezzi privati per coprire il tratto casa-lavoro. Nel 2015 era il 72,4 per cento. Inoltre nel Nord Italia, il 3,9 per cento delle famiglie fa fatica a raggiungere servizi essenziali come ospedali e scuole. Con circa 866 euro, Milano è la prima città per spesa pro capite per trasporto pubblico locale; segue Venezia con 455 euro. Bene Padova, al quinto posto, con 160 euro; undicesima Verona con 104 euro.

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