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Mappe IconMappe | Mappe 22 - Imprese, innovazioni e infrastrutture - aprile 2024

martedì 16 Aprile 2024

Crederci è… un’impresa. Imprese, innovazione e infrastrutture

Infrastrutture resilienti, ma anche aziende innovative e responsabili sono i tasselli del Goal 9. Molto passa dalle connessioni, siano online, idriche o di viabilità

Giovanni Sgobba
Giovanni Sgobba
redattore

Esiste un paradosso e ci stiamo dentro con entrambi i piedi. Gli scienziati del Copernicus Climate Change, gruppo di ricerca gestito dalla Commissione Europea e dall’Agenzia spaziale europea, hanno stabilito che lo scorso febbraio è stato il mese di febbraio più caldo di sempre, con una temperatura di 1,77 °C in più rispetto alla media dell’epoca preindustriale, e il nono mese consecutivo di temperature massime storiche. Inverni poco piovosi determinato una scarsa risorsa idrica nivale, l’anticamera di mesi a venire siccitosi con zone d’Italia dove il razionamento dell’acqua è già in atto. Dunque il paradosso: scorrendo i dati della dispersione idrica nello Stivale a causa di infrastrutture obsolete (alcune di oltre mezzo secolo) emerge per esempio, dati Istat, che a livello nazionale va disperso il 42 per cento dell’acqua immessa nella rete, con picchi allarmanti. Nel Bellunese, per rimanere in Veneto, si spreca il 70 per cento di acqua. Aumenta la sete, non di certo gli investimenti: secondo il Blue book 2023 della Fondazione Utilitatis, a livello pro capite in Italia si sono spesi 56 euro per abitante per ammodernare gli impianti, ben al di sotto però della media europea che è di 82 euro. È per questo che il Goal 9 si caratterizza di una certa urgenza e che, trasversalmente, abbraccia imprese, innovazione e per l’appunto infrastrutture. Eppure, secondo i risultati del sondaggio Ipsos, il Goal 9 si colloca al 15° posto nella classifica delle priorità dell’opinione pubblica italiana sui 17 Obiettivi dello sviluppo sostenibile. Tre “i”, tre aspetti interconnessi, per restare in tema di ugual vocale. E, a proposito di connessione, da qui passa il superamento del divario digitale e l’accesso a internet per quante più famiglie possibili. Se il target dell’Europa è eliminare le reti di rame nel 2030, passando alla fibra ottica, il Veneto sembra aver intrapreso la strada giusta: dal 2010 al 2022, per esempio, è aumentata la diffusione della banda larga del 34 per cento; ma se il 97 per cento delle famiglie è raggiunto da tale connessione su rete fissa, solo il 26 per cento gode di connessione veloce (la media nazionale è 36,8 per cento). Molto, a stretto giro, dipenderà dal piano Open Fiber: entro il 2026, il territorio sarà innervato di 24 mila chilometri di cavi, per un investimento pari a 965 milioni di euro di investimento per raggiungere 1,7 milioni di unità abitative. Sorride già, invece, il sistema scolastico: nel piano nazionale “Banda ultra larga” nel Veneto ci sono attualmente 2.095 scuole connesse, il 91,7 per cento del totale rispetto al 78,5 della media nazionale. L’innovazione, poi, è strettamente collegata all’ambito ricerca e sviluppo, e anche qui l’Italia risulta molto indietro rispetto all’obiettivo europeo di destinare il 3 per cento del Pil entro il 2030: nel 2021 la quota nel nostro Paese era pari solo all’1,5 per cento, contro una media dell’Ue di 2,3 per cento. Se si dovesse continuare con questo ritmo, il target non sarà mai raggiunto, ma qui le politiche previste dal Pnrr possono incidere positivamente, grazie agli investimenti previsti a favore della ricerca, come l’assegnazione di 15 mila nuove borse di dottorati previste per il 2024 che porterebbe a un incremento di circa il 47 per cento del totale degli iscritti ai corsi di dottorato. Il mondo universitario e accademico, del resto, è sempre più propenso a trasferire il proprio sapere a favore della crescita di competenze e di tecnologie che investono aziende e imprese. E proprio le stesse imprese possono essere protagoniste nel raggiungimento di quella responsabilità richiesta dal Goal 9, ma anche da mercato e società. Lo scorso 9 aprile, per esempio, il Consiglio regionale del Veneto ha dato oggi il via libera, con 39 voti favorevoli e un astenuto, alla legge regionale che disciplina gli interventi a sostegno dei progetti a beneficio comune. Come ricordato da Roberto Bet, primo firmatario dell’iniziativa, la legge consentirà alla Regione del Veneto di promuovere la partecipazione, l’iniziativa e il sostegno dei soggetti privati nella realizzazione di progetti che perseguono uno o più effetti positivi per il territorio regionale, anche in termini sociali, culturali o ambientali, in conformità con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. «Si vuole rafforzare il principio di sussidiarietà che, alla luce di una rinnovata responsabilità sociale d’impresa, indica il coinvolgimento delle imprese nella realizzazione di progetti a beneficio comune sull’intero territorio regionale – evidenzia Roberto Bet – A tali scopi, sono previsti tra l’altro, una dotazione finanziaria di circa 200 mila euro, un registro di società benefit, una piattaforma digitale in cui Regione, Comuni e imprese possono condividere i progetti. La Regione ha conteggiato che le aziende con oltre ottanta dipendenti, presenti sul nostro territorio, destinano mediamente 250 mila euro per progetti benefit, ovvero, oltre 450 milioni di euro che potrebbero essere indirizzati sul nostro territorio in coordinamento con gli enti locali». La legge 204 si rivolge pertanto alle imprese che realizzano investimenti Esg, (Environmental Social and Governance), nell’ottica della responsabilità sociale delle imprese: «Tradotto significa aziende che abbiano come finalità la sostenibilità ambientale, la responsabilità sociale e la qualità della governance aziendale, con un occhio rivolto in particolare alle società benefit che, nell’esercizio di un’attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune».

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