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Rubriche | Dal Municipio al Campanile

martedì 19 Novembre 2024

Dal Municipio al Campanile, Castelbaldo

Il sindaco: «Terra di confine e genuina». Il parroco: «Tessere relazioni, da secoli»

Nicoletta Masetto

Il sindaco Riccardo Bernardinello: «La genuinità è il tratto distintivo della nostra gente. Abbiamo mantenuto l’autenticità delle relazioni. No alla fusione nel 2018, ma lavoriamo con il territorio»

Situato agli estremi confini della provincia di Padova, rappresenta una sorta di “ultimo miglio” non solo per le mappe stradali. Castelbaldo è incastonato in una terra di incroci, nel mezzo di tre corsi d’acqua (Adige, Fratta e Canale Termine) e tre province (Padova, Verona e Rovigo). Un luogo più che mai al centro di confluenze e influenze che ne hanno tracciato la conformazione fisica e, insieme, la storia e l’identità. «Lo stare ai margini anche geografici, come se il territorio non avesse un proprio centro attorno al quale ruotare e riconoscersi, ha radici antiche» afferma il sindaco Riccardo Bernardinello, nato e cresciuto a Castelbaldo, al suo secondo mandato. Quarant’anni il prossimo gennaio, è primo cittadino a tempo pieno. Per parlare con lui non è necessario prenotare un appuntamento, basta andare in municipio dove si reca tutte le mattine: «Siamo un paese piccolo in una terra di confine, ma questo non ha intaccato il tratto distintivo della nostra gente: la genuinità. Mi piace partire da qui per raccontare i miei cittadini, persone che hanno mantenuto l’autenticità delle relazioni, il contatto diretto, la schiettezza e la semplicità. È normale che la gente si incontri in piazza o per strada e si fermi a conversare, ed è altrettanto normale che lo faccia col suo sindaco per sottoporgli un problema. Amministrare è ascoltare, essere al servizio». Per secoli con la sua fortezza, Castelbaldo fu crocevia strategico, punto di controllo delle vie d’acqua per i traffici sull’Adige e strada principale del commercio tra il Mediterraneo e il Brennero. «Il “peccato originale” fu quando tutto questo finì: nel 1694 la fortezza venne smantellata. Oggi del castello non rimane traccia: è venuto a mancare un elemento chiave per l’identità di un territorio e della sua gente, ma anche per l’economia e il turismo attorno ai quali si sarebbero potuti costituire nuovi crocevia commerciali e culturali». Il nome Fortezza d’Adige, non a caso, fu quello scelto per il nuovo Comune che sarebbe dovuto nascere nel 2018 dall’unione di Castelbaldo e Masi. Una fusione, oggetto di referendum popolare, bocciata proprio dai cittadini di Castelbaldo con un 80 per cento di “no”. «I cittadini hanno espresso un’opinione che è stata rispettata, ma questo non ha escluso il dialogo e la collaborazione con i Comuni limitrofi. Uno scambio più intenso in questi ultimi tempi con la finalità di lavorare insieme per ottimizzare l’erogazione di alcuni servizi, dal trasporto scolastico al sociale. Se condivisi, permetterebbero di razionalizzare le risorse e contenere le spese in realtà piccole come le nostre che risentono dei tagli alle amministrazioni locali». A Castelbaldo la gente non si tira indietro in fatto di solidarietà: Marisa, dipendente comunale, e come lei molti altri volontari, almeno una volta a settimana si occupa di un’anziana ospite della Rsa di Casale di Scodosia in carico al Comune di Castelbaldo e con un unico figlio che da anni non va più a visitare la madre. La porta al mercato, le fa spesso una ricarica telefonica e provvede alle sue piccole e grandi necessità. Un impegno che le è valso il Premio Gattamelata per il volontariato. Lo stesso sindaco, durante la pandemia, ha donato 2.400 euro alla comunità come «erogazione di una quota della propria indennità annua» con precisa destinazione all’ambito sociale. «Tra i progetti futuri a cui teniamo di più, la ristrutturazione di un edificio in cui ospitare la medicina di gruppo».

Il parroco don Lorenzo Mischiati: «La storica marginalità ha reso le popolazioni unite per un futuro dignitoso. Fare comunità è conoscere le nostre radici: ho portato i giovani alla tomba di Matteotti»

«Non sono il parroco solo di Castelbaldo o solo di Masi o Piacenza d’Adige. Io sono il parroco di Castelbaldo, Masi e Piacenza d’Adige. La nostra è una unità pastorale che, pur nelle differenze di ciascuno, rappresenta una grande comunità che sta camminando insieme». Da ottobre 2017 don Lorenzo Mischiati guida, insieme con il parroco in solido don Giovanni Toniolo, l’Unità pastorale di Castelbaldo, nel vicariato di Montagnana-Merlara. Costituita nel 2015 dalle parrocchie S. Prosdocimo di Castelbaldo, S. Bartolomeo di Masi e S. Antonio Abate di Piacenza d’Adige, si estende in un’area di 50 chilometri quadrati all’estremo confine sud ovest della Diocesi. Una comunità non diversa da molte altre, chiamata a fare i conti con la denatalità, in parrocchie dove si celebrano ormai più funerali che battesimi e matrimoni. Eppure, c’è ancora tanta voglia di fare, di impegnarsi, di partecipare. «Siamo gente per così dire “strana”, e mi ci metto in mezzo pure io visto che la Bassa Padovana è la mia terra, essendo nato a Este. Un’area per secoli segnata dal latifondismo e dalle lotte contadine, dal lavoro che manca e genera migrazioni, speranze, delusioni, rivendicazioni e conflitti, da una storica marginalità e, allo stesso tempo, dalla capacità delle nostre popolazioni di unirsi per superare le avversità e preparare un futuro più dignitoso. Una storia che ha plasmato un territorio e le persone. Nonostante le difficoltà, la nostra gente è rimasta semplice e autentica, non ha perso il gusto buono di tessere relazioni, di rimboccarsi le maniche e spendersi per gli altri, di partecipare». Dopo un’estate feconda grazie a importanti momenti di condivisione come i campi scuola, l’esperienza di volontariato del gruppo Caritas a Roma (una settimana a contatto con i più bisognosi e con storie di vita difficili e di sofferenza), le feste patronali che vedono tra i volontari anche tanti ragazzi e giovani, sono ora nel pieno le numerose attività parrocchiali, dal catechismo ai gruppi preadolescenti e adolescenti, fino ai gruppi anziani che si ritrovano ogni domenica pomeriggio nei Circoli Noi per l’immancabile tombolata. «Tutto sempre a rotazione come accade per le messe e per gli incontri dei gruppi. I ragazzi si ritrovano una settimana in una parrocchia, la successiva in un’altra, la serata in genere si conclude con una pizza in compagnia». Domenica 17 novembre tante sono state le adesioni al Pranzo della condivisione organizzato dalla Caritas nella Giornata mondiale dei poveri. «Un altro momento autentico, semplice e pieno di significato, come la festa del patrono san Prosdocimo e molti altri nelle nostre comunità. Ognuno ha dato qualcosa di sé per stare insieme e il ricavato sosterrà persone in difficoltà. Tutte iniziative che ci ricordano come la vera forza stia nel “fare comunità”, anche semplicemente avendo scelto di esserci». “Fare comunità” per don Lorenzo significa conoscere le proprie radici cristiane, e non solo, per poter guardare avanti: per questo ha accompagnato i giovani in una camminata a Fratta Polesine, nei luoghi dove è vissuto Giacomo Matteotti. E ancora, ha voluto rinnovare antichi riti molto sentiti un tempo dai locali come la benedizione dell’Adige, al molo vicino alla chiesa di San Zeno, Madonna della neve, dove sono stati benedetti «campagna, mare, fiumi, in piena comunione con il Creato» o la rogazione a chiusura del mese mariano, che proprio don Lorenzo ha voluto ripristinare con un pellegrinaggio lungo l’argine da Piacenza d’Adige e Castelbaldo fino a Masi dove si sono svolte la messa e la benedizione delle croci per la campagna.

Il terzo Comune padovano più piccolo

Progettato dagli architetti Leonardo Bocca Leca e Giovanni degli Eremitani, qui nel 1292 venne ultimato il castello quando era podestà di Padova Lambertuccio Frescobaldi, da qui il nome “Castro Baldo”. Oggi conta 1.446 abitanti, ha il più basso reddito pro capite della provincia (11.400 euro) e il più alto indice di vecchiaia, il 210 per cento.

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